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MotoGP, analisi prove libere GP Argentina 2019: Marquez pronto a dominare, Ducati vicina, Yamaha in cerca di conferme

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L’anno scorso il Gran Premio di Argentina di MotoGP mise in mostra Marc Marquez che sembrava l’elogio di Giano Bifronte. Dominatore assoluto tra prove libere e qualifica, con distacchi notevoli su tutti i rivali, quindi disastroso in gara, sin dallo spegnimento della sua Honda in griglia, fino ai vari contatti provocati nella corsa, con l’eliminazione di Valentino Rossi che gli costò una (sacrosanta) squalifica.

Fast forward. Rieccoci nel 2019. La prima parte della storia non è minimamente cambiata, dato che il campione del mondo in carica sta proseguendo da dove aveva lasciato, prima del giro di ricognizione del GP del 2018: facendo il vuoto rispetto a tutto il gruppo, come dimostrato con il miglior crono della FP1 e della FP2, prima del time attack conclusivo, al quale non ha preso parte, continuando sulle sue gomme già usurate. Un segnale di sicurezza davvero notevole. La speranza del catalano è, ovviamente, che il prosieguo del suo weekend sia senza problemi, dato che i 25 punti della gara di domenica li potrebbe perdere solamente lui, combinando disastri come nella scorsa edizione.

Il ritmo della sua Honda appare imprendibile per tutti e la facilità con la quale centra giri veloci su giri veloci (aggiunta all’eccellente potenza del nuovo motore), è veramente disarmante per i suoi avversari. Se a Losail il Cabroncito aveva corso su un circuito nel quale non trovava il limite con grande semplicità, a Termas de Rio Hondo la sua guida viene esaltata ed è lui il grande favorito per pole position e gara. Per confermare la bontà della sua moto (più che l’acciaccato Jorge Lorenzo) si può prendere ad esempio Cal Crutchlow che, con la moto del team LCR, è vicino ai tempi di Marquez per ribadire la bontà del mezzo. Non va dimenticato che un anno fa fu proprio il britannico ad approfittare dei guai del campione del mondo, per cui attenzione a questo possibile duello in salsa nipponica.

Chi potrà, quindi, opporsi a “Sua Maestà” Marquez in terra argentina? Come ogni occasione non si può che citare la Ducati. Andrea Dovizioso è, e sarà sempre, il rivale numero uno dello spagnolo e, anche se non si trova su una pista che esalta le qualità della sua guida, né della GP19, proverà fino all’ultimo a bissare il successo dell’esordio di Losail. Il suo venerdì non lo ha visto forzare in maniera esagerata, con il percorso di crescita che prosegue passo dopo passo fino al miglior tempo in 1:39.181 a dimostrazione della bontà della moto bolognese. Il romagnolo non ha una tradizione clamorosa su questo tracciato ma sa anche che, se vorrà davvero puntare al titolo, dovrà conquistare il massimo dei punti ovunque, quello che ha sempre fatto il numero 93 e che lo ha portato a cinque titoli in MotoGP in sei anni. In quel di Borgo Panigale, e nel team Ducati Pramac, vedremo come si svilupperà il fine settimana di Danilo Petrucci (dopo una FP1 conclusa nella ghiaia) e dell’australiano Jack Miller che, dopo la pole position della scorsa stagione, ha sempre dimostrato un buon feeling con questa pista. Se poi, come pare, dovesse arrivare la pioggia… Discorso differente per il nostro Francesco “Pecco” Bagnaia che deve ancora conoscere bene la pista e proseguire a fare esperienza nella classe regina, ma con un finale di FP2 che lo ha riproposto nelle posizioni che contano.

In casa Yamaha, poi, i lavori sono sempre in corso e clamorosamente imprevedibili. In Qatar, per esempio, il Giano Bifronte fu Maverick Vinales. Dalla pole position ad una gara anonima, con Valentino Rossi che, invece, scattato dalla 14esima casella della griglia, ha saputo centrare un buon quinto posto. Dopo quanto visto oggi, ovvero una M1 ben poco scintillante, come proseguirà il lavoro della Yamaha? Arriverà un cambio di rotta e passo, oppure proseguirà nelle solite difficoltà a livello di elettronica ed uscita di curva? Per quanto visto in queste due prime sessioni il materiale c’è, ma dovranno essere indovinate tutte le mosse, sia a livello di gomme (si è lavorato soprattutto su hard e media all’anteriore) sia di set-up. I due piloti hanno dimostrato di non essere troppo distanti dai migliori, anzi, ma i tempi andranno confermati e ribaditi anche domani e, soprattutto, nel GP. Un “ma” che, come abbiamo visto in questi anni, ha spesso fatto la differenza per la scuderia di Iwata. Vinales terzo e Rossi sesto, comunque, sono un punto di partenza importante. Oltre a questi dati per il team di Iwata si segnalano anche le prestazioni del team SIC Petronas con Franco Morbidelli e Fabio Quartararo sempre vicine al team ufficiale.

Giornata con luci e ombre per una Suzuki che, invece, sbarcava a Termas de Rio Hondo con la chiara intenzione di proseguire sulla scia delle ottime ultime prestazioni e confermarsi in zona podio. Sia Alex Rins, sia Joan Mir, invece, non hanno brillato in maniera particolare nella prima sessione, migliorando però nella seconda. A questo punto dovranno risalire e consolidarsi tra FP3 e FP4. C’è grande curiosità, infine, per vedere se gli sprazzi di Aprilia (questa volta anche con Andrea Iannone e non solamente con lo spagnolo Aleix Espargarò) saranno confermati, e se anche in casa Red Bull KTM il peggio sarà ormai messo alle spalle, con un Johann Zarco che scalpita e vuole tornare a battagliare con i primi della classe come faceva negli anni scorsi con grande regolarità.

La MotoGP tornerà in pista domani alle ore 14.50 italiane per la FP3, quindi alle ore 18.25 con la FP4 che anticiperà le qualifiche che prenderanno il via con la Q1 delle ore 19.05 prima della Q2 delle ore 19.30 che andrà a comporre la griglia di partenza del Gran Premio di Argentina 2019. 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: LaPresse

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