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Tennis femminile, il declino (irreversibile?) dell’Italia. Serie C all’orizzonte in Fed Cup e la sola Camila Giorgi nella top100

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2006-2015. Il momento di grandissima gloria del tennis femminile italiano è questo: quattro Fed Cup, due Slam in singolare (Francesca Schiavone, Flavia Pennetta), sette in doppio (Mara Santangelo e Flavia Pennetta uno a testa, cinque insieme Sara Errani e Roberta Vinci), un numero quasi infinito di tornei vinti, successi importanti, quattro partecipazioni ai WTA Championships (una di Schiavone, due di Errani e una di Pennetta).

Di quell’epoca è rimasto ben poco: in tre si sono ritirate e la quarta, Sara Errani, sta cercando di risalire dopo la squalifica in due parti tra 2017 e inizio 2019. Ad oggi è oltre la duecentesima posizione, ma potremmo rivederla piuttosto in alto a fine anno, dal momento che nella seconda metà del 2019, per forza di cose, non ha nulla da difendere. Il risultato è che ad oggi, nelle prime cento del ranking WTA, di italiana c’è la sola Camila Giorgi, comunque proveniente da un buonissimo 2018, ma ancora in cerca di un risultato importante in questa stagione. Dietro si è verificato un vero e proprio buco generazionale, con tante giocatrici che sembravano pronte a sbocciare e che, invece, non l’hanno mai fatto. Ci hanno provato a turno in tante a raccogliere l’eredità di un’epoca lunga quasi trent’anni, partita da Raffaella Reggi e Sandra Cecchini, ma i risultati sono stati scarsi, anche se in alcune situazioni uno zampino importante ce l’ha messo il destino.

E’ il caso di Martina Trevisan, che dopo un ottimo periodo da juniores si è ritrovata in mezzo a tanti problemi personali, per i quali si è allontanata dal tennis professionistico per quattro anni e poi ha ricominciato, arrivando comunque fino a un rispettabilissimo numero 144, assolutamente migliorabile visto l’attuale 160° posto. Anche Deborah Chiesa pareva sulla via dell’esplosione, lo scorso anno, soprattutto dopo l’impresa di Fed Cup contro Lara Arruabarrena, ma si è spenta nella seconda parte del 2018, e ad oggi è quasi fuori dalle prime 300. Anche Jasmine Paolini non è riuscita, per il momento, a sfondare, e lo stesso discorso vale per Jessica Pieri. Discorsi a parte vanno invece fatti per Martina Di Giuseppe e Giulia Gatto Monticone. L’una, a 28 anni, sta vivendo il più felice periodo della carriera, dopo anni di tornei ITF e anche con un po’ di sfortuna alle spalle, ed è oggi numero 3 d’Italia e 189 del ranking. Momento simile per l’altra, che di anni ne ha 31 e ha sempre cercato di proporre una programmazione non per conservare il proprio posto, ma per migliorarlo.

Dietro, c’è da sperare che qualcuna emerga. I nomi ci sono: Elisabetta Cocciaretto, Federica Bilardo, Federica Rossi, per dirne qualcuno: certo, bisogna fare meno affidamento sui risultati da junior e puntare su quel che saranno, e sono, in grado di fare nel circuito professionistico, dove le buone cose fatte in gioventù contano poco o nulla.

In mezzo a questo scenario, c’è una sfida in Fed Cup che potrebbe relegare il nostro tennis femminile in una posizione che, forse, non è veritiera: il sorteggio, però, ha “regalato” la Russia, per di più in trasferta. Difficile pensare di evitare la discesa nei gruppi zonali, considerando in particolare il fatto che i termini Giorgi e affidabilità in azzurro più di una volta non sono andati d’accordo e che, in questo momento, Errani sta seguendo un suo percorso di risalita, non necessariamente collegato soltanto ai successi. Il margine per risalire si spera ci sia, anche perché già è capitato di trovarsi, più di vent’anni fa (in un’altra breve era di transizione), in quel genere di situazione. In breve, rivedere le donne competitive si può, ma servirà del tempo e del lavoro fatto bene.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Jimmie48 Photography / Shutterstock

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