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Ciclismo

Alberto Bettiol, l’uomo del destino di un’Italia che torna a vedere la luce

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Sogno di vincere il Giro delle Fiandre“, raccontò Alberto Bettiol qualche settimana fa ad OA Sport alla vigilia della Milano-Sanremo. Una frase che, oggi, assume contorni profetici…Di sicuro il sogno si è materializzato in una splendida ed inebriante realtà: è tutto vero, abbiamo trovato finalmente un campione in grado di farci sognare tra i muri ed il pavé del Belgio.

Un trionfo, quello di Alberto Bettiol, dal sapore speciale. Diciamolo con sincerità: il ciclismo nazionale sembrava pressoché morto e sepolto alla vigilia delle Grandi Classiche del Nord. Tra record negativi di partecipazione e pochissimi corridori in grado di giocarsi un piazzamento di prestigio, le previsioni apparivano funeree.

Durante la corsa, in effetti, alzava ben presto bandiera bianca Gianni Moscon (ma attenzione a lui in vista del Giro d’Italia), mentre si spegnevano sul più bello Sonny Colbrelli e Matteo Trentin, come troppe volte capitato loro in passato. Sembrava profilarsi l’ennesima giornata incolore per il Bel Paese, quando una luce accecante ha squarciato un orizzonte cupo ed inquietante. Alberto Bettiol aveva disputato tre volte il Giro delle Fiandre, con risultati tutt’altro che memorabili: un 24° posto nel 2017 e due ritiri.

Oggi la storia è cambiata. L’uomo del destino iniziava a crederci a 30 km dal traguardo, quando si rendeva conto di affrontare i muri con una freschezza inaspettata. La EF Education First assecondava colui che, sulla strada, era diventato il capitano in corsa. Grazie al lavoro di un “gregario” di lusso come il belga Sep Vanmarcke, l’azzurro imboccava il Vecchio Kwaremont nelle primissime posizioni: in quel momento iniziava la leggenda. Con una rasoiata inarrestabile, l’italiano staccava tutti ed andava via da solo. Sulle ali dell’entusiasmo si alzava sui pedali, scollinando con un vantaggio di 13″. Un gap cresciuto ulteriormente sul Paterberg, dove Bettiol non si scomponeva nonostante la fatica. Restavano da percorrere poco più di 12 km di pianura: interminabili. Ed è qui che l’azzurro mostrava la tempra da campione vero. Un corridore completo ed abile anche nelle cronometro individuali: ricordate il recente secondo posto nella prova contro il tempo di San Benedetto del Tronto alla Tirreno-Adriatico? Grazie ad una posizione aerodinamica impeccabile il classe 1993 non solo manteneva il distacco acquisito, ma addirittura lo incrementava sfruttando lo scarso accordo tra gli inseguitori.

Un numero fenomenale, maturato al termine di una prova di forza che denota una classe cristallina. Il ciclismo sa raccontare storie meravigliose, a volte ancor di più perché inaspettate. Questo ragazzo non aveva mai vinto prima di oggi, sebbene ancora molto giovane. Ci è riuscito in una Classica Monumento che, ne siamo certi, darà una svolta alla carriera. Perché Bettiol ha davvero tutto per sfondare: vola sui muri, sa domare il pavé, è abile nelle corse contro il tempo ed inoltre non è di certo fermo allo sprint in caso di arrivi a ranghi ridotti. Quanto serviva un corridore del genere al vituperato ciclismo italiano. Era la luce che si attendeva da tempo. Ma la storia del nostro popolo, d’altronde, insegna: proprio quando siamo spalle al muro ed apparentemente sconfitti, ecco l’impresa che cambia il destino. Perché l’essenza del ciclismo, sin dai tempi eroici, possiede un’anima italiana. Una tradizione di trionfi è stata finalmente rinverdita. Da oggi, accanto a nomi indelebili come quello di Fiorenzo Magni, Dino Zandegù, Moreno Argentin, Gianni Bugno, Michele Bartoli, Gianluca Bortolami, Andrea Tafi ed Alessandro Ballan, metteremo anche quello di Alberto Bettiol. Con l’augurio di aver assistito al principio di una nuova alba tricolore.

federico.militello@oasport.it

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