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Ciclismo, Andrea Tafi: “Bettiol ha fatto qualcosa di eccezionale, ma i problemi del nostro ciclismo non sono risolti”

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Il magnifico trionfo di Alberto Bettiol al Giro delle Fiandre ha ridato ossigeno al ciclismo italiano, che nelle ultime stagioni ha fatto grande fatica a portare sul gradino più alto del podio i propri portacolori nelle Classiche Monumento, con il solo Vincenzo Nibali protagonista. Il risultato di Bettiol per molti potrebbe rappresentare un momento di svolta, ma Andrea Tafi non la pensa così.

Il 52enne toscano, che ha segnato la storia di questo sport negli anni 90’, ha rilasciato un’intervista a La Stampa, in cui ha commentato l’impresa di Bettiol e dato un giudizio più ampio sullo stato di salute del movimento azzurro: È un bel segnale, certo, ma non credo possa già significare che i problemi del nostro ciclismo sono risolti. Conosco bene Alberto e ci siamo anche allenati insieme, quindi la sua vittoria non mi ha stupito anche se ha fatto davvero qualcosa di eccezionale. Peccato che domenica prossima non corra anche la Roubaix. Avrebbe potuto tentare l’accoppiata”.

Tafi è stato l’ultimo corridore italiano a vincere la Parigi-Roubaix nel 1999 e le motivazioni di questo lunghissimo digiuno sono tante: “Prima di tutto da noi sempre meno società si dedicano ai vivai, anche perché mancano gli sponsor. E con meno giovani corridori in attività è ovvio che diminuiscano le corse a loro riservate. La nostra Federazione deve intervenire. Quando correvo io, in gruppo eravamo 70 corridori italiani, domenica scorsa al Fiandre ce n’erano appena 14, minimo storico. È un circolo vizioso: senza squadre italiane di vertice i nostri dilettanti hanno meno chance di passare professionisti, inoltre mancano anche gli stimoli per i più giovani. Forse il ciclismo in Italia è un po’ lo specchio della crisi che attraversa tutto il Paese”.

Altri due grossi problemi strutturali vengono poi sottolineati da Tafi: È pazzesco poi che in Italia non ci sia neanche un velodromo coperto agibile, visto che quello di Montichiari, l’unico, è chiuso per manutenzione. Inoltre molti genitori non si fidano a mandare i propri ragazzi a fare ciclismo perché le nostre strade sono sempre più pericolose. Invece in Belgio e Olanda è pieno di piste ciclabili e gli automobilisti hanno grande rispetto per i ciclisti, professionisti o amatori che siano”.

Il messaggio del toscano è quindi chiaro: i risultati singoli non bastano e bisogna agire a livello federale per far rinascere il ciclismo italiano e lui stesso si rende disponibile per far parte di un progetto di rinnovamento: “Chissà, magari Oss e Ganna ci stupiranno alla Roubaix, o si rivedrà un grande Moscon. Ma prima o poi bisognerà fare qualcosa a livello federale. Se mi vogliono sono disponibile. Amo la bici, ma a Roma andrei anche a piedi”.

 

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alessandro.farina@oasport.it

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1 Commento

1 Commento

  1. raffaele

    9 Aprile 2019 at 12:40

    Matera, capitale europea della cultura 2019 aveva un pezzetto di strada pomposamente chiamato -Pista ciclabile- È stato eliminato per far parcheggiare meglio le autovetture. Lo sport NON viene ritenuto cultura ed anche il ciclismo paga lo scotto.

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