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Foto: Pier Colombo
Come annunciato nei giorni scorsi, questa mattina una delegazione formata dal Commissario Tecnico Davide Cassani e dai corridori azzurri Alberto Bettiol, Sonny Colbrelli, Matteo Trentin ed Elia Viviani ha effettuato un’attenta ricognizione sul tracciato che ospiterà la prova su strada del Mondiale 2019 di ciclismo. La prossima rassegna iridata andrà in scena a fine settembre sulle strade dello Yorkshire, in Inghilterra, e la spedizione italiana punta ad un ruolo da protagonista dopo aver faticato nelle ultime stagioni e aver lanciato chiari segnali di ripresa nelle ultime settimane. Il selezionatore azzurro ha espresso la propria sorpresa nel constatare la maggiore durezza del finale rispetto alle aspettative: “Abbiamo realizzato una ricognizione in particolare sulla parte finale del percorso ed in onestà pensavo fosse più tenero. Il circuito presenta due strappi di cui uno abbastanza impegnativo ed un arrivo leggermente in salita. Non è per velocisti puri ma per uomini che sanno anche recuperare“.
Sonny Colbrelli ha ribadito la stessa impressione, delineando anche uno scenario ipotetico per l’arrivo: “Circuito tosto: non è per velocisti puri ma per passisti. Prima di entrare nel circuito ci sono tre salite a cui segue una fase centrale dove si può respirare un poco. Pensare ad un ipotetico arrivo? Potrebbe esserci un arrivo di 10/15 corridori. Vista la presenza di molti punti chiave, sarà proprio il percorso a fare selezione“. Sulla stessa linea d’onda anche le parole di Matteo Trentin: “È un circuito veramente duro perché nervoso con saliscendi continui. C’è una salita decisiva che può fare la differenza. È un percorso da classiche del Nord con molte variabili: la prima parte con strade ampie poi diventa nervoso ed è necessario saper recuperare bene. Mi piace. Molto. Sia nel chilometraggio sia nella morfologia. Sarà un Mondiale molto interessante“.
Sulla durezza del tracciato si è soffermato poi Alberto Bettiol, reduce dallo strepitoso successo al Giro delle Fiandre: “Quando entri nel circuito mancano ancora 98 km all’arrivo ed hai già nelle gambe le tre salite e la strada percorsa con l’asfalto ruvido tenendo in considerazione l’incognita del meteo. Poi ci si immette nel circuito che è impegnativo. Sì, è un Mondiale duro. Un percorso che richiama le classiche del Nord dove è necessario saper dosare le energie, essere sempre concentrati, tentare il più possibile di stare davanti per non fare fatica nei ranghi inferiori. Duro anche per il chilometraggio: occorre fondo. Più duro di quello di Bergen 2017. Il percorso Mondiale 2019 è davvero esigente“. La conclusione è stata affidata ad Elia Viviani: “Il circuito è nervoso. Strappi. saliscendi, non un attimo di respiro. E a 7 km dal traguardo c’è l’ultima salita. Se si sommano i chilometri realizzati per immettersi nel circuito e quelli del circuito, sì, certo è un Mondiale che nel complesso è duro e nervoso. Dopo la Milano-Sanremo è la corsa più lunga. C’è da considerare anche questo: il chilometraggio ed in più l’incognita del tempo. Richiama molto le classiche“.
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roberto.pozzi@oasport.it