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Ciclismo
Davide Bramati: “Il segreto della Deceuninck-Quick Step? Una mentalità vincente. Mi piacerebbe avere Gianni Moscon”
Davide Bramati può essere definito come il direttore sportivo orgoglio del ciclismo italiano all’estero. Dal 2006 è alla guida della corazzata belga dell’attuale Deceuninck-Quick Step, il “branco” dominatore della scorsa stagione , che è tornato a far paura anche in questa prima parte del 2019. Bramati è l’uragano dell’ammiraglia di questa formazione assetata di vittoria, dall’incredibile lucidità tattica, dal palmarès infinito; e che ha al suo interno delle autentiche perle del ciclismo internazionale. Il ds di Vaprio d’Adda ci parla della mentalità della squadra fiamminga, del “fenomeno Julian Alaphilippe“, di Bob Jungels e l’obiettivo Giro, senza dimenticare il campione italiano Elia Viviani e le gioie che sta regalando alla Deceuninck. Infine di un azzurro che vedrebbe molto bene assieme a loro.
Qual è la vera forza della Deceuninck-Quick Step?
“La nostra forza? Vogliamo perdere le corse sulla linea del traguardo, non prima. Penso che, anche per quello che si è visto alla Gand-Wevelgem, la mentalità della Deceuninck è vincente. In questi anni siamo riusciti a trasmetterla anche ai giovani che abbiamo inserito nel team. Siamo insieme da ormai tanti anni e anche questo è un valore aggiunto. Noi ci proviamo sempre, anche quando sappiamo che non abbiamo tante chances. E vogliamo andare avanti in questo modo”.
Come si gestisce la pressione di essere la squadra da battere da ormai tanto tempo e su cui tutti vogliono fare la corsa?
“È da tanti anni che vinciamo. Ma per esempio in questo momento ci sono altre squadre forti come l’Astana, oppure la Mitchelton-Scott, e anche loro stanno vincendo davvero tanto. Noi facciamo il nostro lavoro, i ragazzi che arrivano in questo gruppo sono consapevoli del fatto che c’è chi deve fare la corsa e chi deve lavorare. Ma al contempo sanno che ci sono dei casi in cui i grandi corridori devono fare il loro dovere per gli altri, e quindi alla fine si crea spazio per tutti durante l’anno. Le corse sono tante e cerchiamo di gestirle al meglio. La pressione c’è sempre e comunque, però anche questo è lo sport. Quando un ciclista diventa professionista deve prendersi delle responsabilità.”
Aver tante punte per una Classica può essere un rischio controproducente? Anche se voi finora avete sbagliato ben poco. Come si gestisce una squadra con così tanti capitani in cui ognuno può far risultato?
“Come ho detto in precedenza, anche se abbiamo tanti campioni, riusciamo a tramettere una certa mentalità dove durante la stagione c’è spazio per tutti. Sono convinto che avere più scelte ed essere capaci di metterle assieme, per poi fare un lavoro di squadra, alla fine questa unione fa la forza”.
Julian Alaphilippe è un po’ la perla della vostra squadra, con una lucidità e una mentalità incredibile. Che ragazzo è? Cosa si aspetta da lui in futuro?
“Tutti quanti abbiamo visto cos’ha fatto finora, e per ultime le prestazioni in Italia. Julian ha trovato la sua dimensione. Anche fuori dalla corsa è un ragazzo molto motivato, contento; anche questa è la sua forza. Dopo la corsa è sempre tranquillo, sa di aver fatto il massimo anche se le cose sono andate male. Questo è il suo momento. Ci sono ancora le Classiche delle Ardenne e speriamo che continui a mantenere la sua condizione attuale. Quest’anno ha conquistato la prima Classica Monumento del suo palmares, senza dimenticare la Freccia Vallone che ha vinto lo scorso anno, un secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, al Lombardia e un terzo posto alla Milano-Sanremo del 2017. Adesso come adesso è meglio che si concentri sulle corse di un giorno dove sono convinto che potrà ancora vincerne tante. In fin dei conti ha solamente 26 anni ed è presto per puntare ad una classifica generale di un grande Giro”.
Bob Jungels è un corridore che riesce a dividersi pienamente tra Classiche e corse a tappe. Deve continuare così o prima o poi dovrà focalizzarsi su un unico obiettivo?
“Quest’anno Bob è partito molto bene, ha già vinto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne e anche alla E3 BinckBank Classic ha contribuito notevolmente alla vittoria di Stybar. Per questa stagione abbiamo deciso di fargli provare le Classiche del pavé dove da giovane aveva già vinto. Dopodiché avrà un periodo di riposo e andremo in altura a preparare il Giro d’Italia, senza dimenticare quanto di buono ha fatto finora. Adesso è più tranquillo, ha trovato la sua dimensione e speriamo che sia l’anno giusto per fare il salto di qualità nelle tre settimane del Giro”.
È soddisfatto di Elia Viviani? Si aspettava qualcosa di più da lui nelle Classiche?
“Siamo molto soddisfatti di Elia. Ha già vinto e tutti sanno ciò che ha fatto lo scorso anno. Non sarà facile ripetersi e vincere 18 corse come ha fatto lui. Sono contentissimo per il campionato italiano del 2018; e attualmente, pensando alla Gand-Wevelgem, è stata una volata un po’ diversa. È rimasto chiuso e non ha potuto sprintare come voleva. Purtroppo è sfumata la vittoria ma ci sono ancora tanti obiettivi. C’è tempo per rimediare quello che non è riuscito a fare domenica”.
C’è qualche corridore della Deceuninck-Quick Step da cui si aspetta una vera esplosione in questa stagione?
“Aspettavamo Zdenek Stybar perchè era da qualche tempo che gli mancava un grande successo. Quest’anno è partito molto bene vincendo la E3 BinckBank Classic. Adesso arrivano due grandi appuntamenti come il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, e speriamo che sia l’anno giusto per vincere una Classica Monumento”.
Qual è il prossimo obiettivo che non potete farvi scappare?
“Siamo una squadra belga, abbiamo già vinto tanto, però ci piacerebbe vincere il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, se non la Liegi-Bastogne-Liegi”.
In chiusura, c’è qualche italiano veramente interessante che le piacerebbe avere in squadra?
“Di giovani italiani ce ne sono tanti. Stanno crescendo molto bene. Non vorrei dire chissà quale nome tra gli Under 23 senza dimenticare qualcuno. Ci sono tantissime squadre che stanno lavorando alla grande; sta arrivando la nuova generazione e sono convinto che in futuro avremo degli ottimi corridori. Sicuramente nel nostro team vedrei bene Gianni Moscon, visto che nelle gare di un giorno si è fatto già vedere. Quest’anno è partito un po’ sfortunato per via di alcune cadute, ma sono certo che sentiremo ancora parlare di lui. A parer mio è l’italiano che negli ultimi anni ha dimostrato di poter essere il più competitivo nelle gare di un giorno”.
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Foto: Lapresse