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Ferrari, serve il compromesso tra velocità e affidabilità. Leclerc o Vettel? Le gerarchie scricchiolano…

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La gara di ieri di Sakhir ha tolto ogni dubbio su quello che era successo due weekend fa a Melbourne. La Ferrari, nel fine settimana del Gran Premio d’Australia, aveva deciso di limitare la potenza delle proprie Power Unit. Ormai appare lampante. Gli stop all’insegna dell’affidabilità nella seconda settimana dei test pre-stagionali di Barcellona avevano allarmato in maniera notevole la scuderia di Maranello che, per evitare ogni rischio, aveva quindi scelto di ridurre i cavalli del proprio motore. Il risultato, con un arrivo a quasi un minuto da Valtteri Bottas, aveva spiegato perfettamente il gap di prestazioni che, in maniera raffazzonata in Ferrari avevano provato a spiegare con “problemi di set-up”, “comportamento delle gomme non all’altezza” più varie ed eventuali.

Come abbiamo sempre sottolineato in questi giorni, invece, non avevamo mai creduto a questa versione e, purtroppo, il Gran Premio del Bahrein ha confermato il timore di tutti: la SF90, al momento, non garantisce affidabilità a pieno regime. Il guasto di Charles Leclerc, ampiamente lanciato verso una vittoria strameritata, è l’ennesimo campanello d’allarme per la Rossa di questo inizio di stagione ma è risultato anche il più bruciante e drammatico. Passare da un successo che poteva far svoltare tutta l’annata ad un ko simile rischia davvero di minare il già traballante morale del team emiliano.

La Ferrari prepara mestamente armi e bagagli in vista della trasferta cinese, per il millesimo GP della storia della Formula Uno. Siamo solamente al terzo appuntamento dei 21 previsti, ma per la scuderia del Cavallino Rampante il tempo inizia a stringere. Valtteri Bottas rimane in vetta con 44 punti, uno in più di Lewis Hamilton, mentre Charles Leclerc è quarto con 26 davanti a Sebastian Vettel con 22. Nella classifica costruttori la Mercedes ha già quasi doppiato la Ferrari con un 87- 48 eloquente, mentre altri due dati diventano allarmanti. L’ultima vittoria di una vettura di Maranello è datata 21 ottobre con Kimi Raikkonen nel GP degli Stati Uniti, mentre per ritrovarne una di Sebastian Vettel bisogna tornare indietro fino al GP del Belgio del 26 agosto, ben 218 giorni fa.

Purtroppo i numeri sono impietosi e la crisi, sì ormai non si può che chiamare in questo modo, del pilota tedesco si fa sempre più allarmante. Dopo il finale della scorsa stagione con una serie incredibile di errori ed un vero e proprio ko tecnico nei confronti di Lewis Hamilton, in questo avvio di 2019 il quatto volte campione del mondo sta proseguendo su quella scia, se non addirittura peggiorando. Dopo aver chiuso mestamente quarto a Melbourne (senza subire il sorpasso di Charles Leclerc solamente per ordine di scuderia) il weekend di Sakhir è divenuto un vero incubo. Battuto in qualifica dal giovane compagno monegasco, ne subisce anche il sorpasso nel corso della gara (dopo un ottimo start) prima dell’ennesima sconfitta in pista nei confronti di Lewis Hamilton che lo ha attaccato, superato, e Vettel, come gli capita troppo spesso, è finito in testa-coda rovinando tutto.

È quasi doloroso vedere un grande campione come l’ex Red Bull proseguire in questo trend negativo. Non lo merita lui, e nemmeno la Ferrari. La scuderia, quindi, cosa farà? Da Mattia Binotto in giù, dovranno essere prese scelte di capitale importanza. Da un lato proporre la SF90 competitiva e affidabile, evitando rischi come visto ieri, ma risultando pronti per lottare con la Mercedes. Dall’altra gestire i rapporti umani. Sebastian Vettel merita ancora il ruolo di “prima guida”? Charles Leclerc scalpita e, senza la rottura di Sakhir, avrebbe chiuso un weekend con pole position e vittoria. Il caso è spinoso e non di semplice lettura. Arriveranno settimane delicate per la Ferrari. Saranno da gestire nel migliore dei modi, perché Lewis Hamilton e Mercedes, come hanno dimostrato, non aspettano nessuno…

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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