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Scherma, Irene Vecchi: “Ci siamo anche noi. Tokyo 2020? Ho un obiettivo in testa…”

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L’impressione è che siano sempre poco considerate rispetto ad atlete/atleti di altre armi, forse perché la sciabola femminile è relativamente giovane (primo mondiale nel 1999), forse perché manca ancora quel trionfo olimpico che porta gloria e notorietà, forse… per motivi sconosciuti. Eppure, sono forti. Almeno come squadra, in attesa di trovare continuità anche individualmente. La “capitana” ideale delle sciabolatrici azzurre che oggi inaugurano il cammino olimpico della scherma è senza dubbio Irene Vecchi, livornese con sangue siciliano per parte materna, classe ’89, due bronzi iridati individuali (2013 e 2017), due ori europei e uno mondiale a squadre. Alla sua carriera, fatta anche di tre vittorie e 16 podi in Coppa del Mondo, manca solo la ciliegina sulla torta, leggi il grande titolo individuale, alla sua portata pur in un momento storico particolare, di cambio generazionale in atto in quest’ arma, con nuovi talenti che si affacciano all’orizzonte e quelli ‘classici’ tutt’altro che disposti a mollare. Tanta concorrenza, insomma, tanto divertimento in più, almeno per noi che guardiamo. Si lavora duramente per sfatare il tabù olimpico, in silenzio, senza troppi proclami, come da costume delle sciabolatrici azzurre, che quest’anno non sono mai scese dalle prime tre posizioni nelle gare a squadre di Coppa. E se poi… fossero proprio loro a compiere l’impresa più alta in quel di Tokyo 2020?

Irene, come sta adesso che inizia la fase di qualificazione verso i Giochi giapponesi?

«Mi sento bene, lavoro e sudo parecchio su questi 14 metri che tanto mi piacciono. Fatico, ma a essere sincera mi diverto anche moltissimo. Ho l’opportunità di potermi guadagnare un’altra Olimpiade, la terza, e state certi che ce la metterò tutta, anche di più se possibileHo un obiettivo in testa, forse ambizioso, ma ben saldo, e ho tutte le intenzioni di raggiungerlo».

Ci racconta il podio di Salt Lake City?

«Nello Utah ho messo in pedana una scherma che mi piace, mi sono divertita e ho portato a casa un terzo posto, a dimostrazione che su quel podio ci posso stare. Il lavoro paga, mi affido a quello. Magari ci vorrà tempo, ma lo sport mi ha insegnato che quella è l’unica via»

Come vede il momento attuale della sciabola femminile?

«Il panorama si è davvero ampliato, il livello medio si è drasticamente alzato e oramai le atlete forti sono tante. Qualche anno fa era un dominio pressoché russo/ucraino, ma negli ultimi anni non è più così. Cinesi, francesi coreane giapponesi… per non parlare delle solite atlete plurititolate americane; Insomma le top ci sono sempre, ma adesso vediamo più persone contendersi le tre medaglie ambite. E forse è un bene».

Siete una grande squadra, cosa vi manca per il salto di qualità a livello individuale?

«Anche quando le cose non brillano, e oggettivamente le ultime tre gare fatte non hanno dimostrato gran che, bisogna continuare a lavorare a testa bassa, con la determinazione e la consapevolezza che per sbloccarsi ci vuole poco: una stoccata, un assalto, una gara. So che arriveranno! E sì, ci siamo anche noi! Gli ultimi anni abbiamo dato prova di meritarci le medaglie che contano; siamo una squadra compatta che ha cominciato a prendere forma prima di Rio 2016. Lì il quarto posto ci ha lasciato, oltre a tanto amaro in bocca, la consapevolezza che unite ce la possiamo fare! La concorrenza come detto è tanta, ma noi sogniamo qualcosa di importante. Siamo cresciute tanto come squadra e i risultati costanti fin dall’inizio dell’anno ne sono la prova. Quattro terzi posti di fila, insomma ci avviciniamo al periodo di qualificazione con una base salda. Siamo pronte ad affrontare questo cammino verso Tokyo 2020».

Impossibile non chiederle della questione Errigo

«Ho tirato fianco-fianco ad Arianna la scorsa gara. L’ho vissuta, ma non voglio proprio entrare in queste discussioni mediatiche che sono sorte».

Cos’è per lei la sciabola? Soddisfatta della sua carriera?

«Soddisfatta della mi carriera?. Mai! Vorrei sempre qualcosa in più, non sono una che si crogiola tanto sui risultati. Anzi (potrebbe anche essere un difetto a volte, lo so). Guardo avanti… non ho ancora nessuna intenzione di smettere, quindi se mi farete la stessa domanda il giorno che appenderò la sciabola al chiodo saprò rispondere in maniera più dettagliata. La sciabola è la mia passione: mi ha regalato tanto, emozioni uniche, indimenticabili, che porterò nel cuore per sempre. Nei giorni bui è anche parecchio doloroso mettersi in guardia, perché alla fine lotti pure con te stesso per superare quei limiti/errori che incontri nel tuo cammino. Ma alla fine il bello è anche questo. Quando ho cominciato da bambina mai avrei pensato a tanto, quindi non posso che ringraziarla, la mia vecchia amica sciabola che ancora oggi è un’amica fidata e mi porta in giro per il mondo».

Com’è tirare da… sposata?

«Lo scorso 4 agosto ho detto quel fatidico “SI” davanti al mio ‘gigante’. E’ stato un giorno fantastico, ma che, nella vita di tutti i giorni, non ha cambiato assolutamente niente. Confesso però che la Fede al dito mi piace; come se il qualche modo consolidasse ancora di più quello che c’è tra di noi. Marco ha provato a chiedermi di non portarla in palestra, per comodità. Ma sono stata ferma nella mia decisione: “Se non la metti tutti i giorni non ti sposo!”. Quindi per paura di perderla ne ha presa una di una taglia più piccola. Incuterò poi tutto questo timore?».

 

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Foto: Bizzi / Federscherma

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