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Tennis, il momento magico del movimento maschile italiano: Berrettini vince a Budapest dopo il trionfo di Fognini a Montecarlo. Segnali importanti
Per qualcuno può essere esagerato parlare di momento magico ma forse non è proprio così. Sì perché le due vittorie nelle ultime due settimane di due tennisti italiani nei tornei del circuito ATP non è cosa di tutti i giorni e va annotata e sottolineata.
Dopo il trionfo nel Masters 1000 di Montecarlo di Fabio Fognini, sul rosso del Principato, è stato la volta di Matteo Berrettini tingere d’azzurro la terra rossa di Budapest, dando seguito ai trionfi italiani, citando il successo di Marco Cecchinato che proprio dalla capitale magiara diede il via al suo 2018 straordinario suggellato dalla semifinale al Roland Garros. Il red carpet, quindi, si conferma ancora una volta amico del Bel Paese e sono stati due giocatori tanto diversi a ricordarci questa affinità speciale.
Nel torneo lussuoso e sfarzoso, dal valore particolare, Fognini ha ritrovato il suo tennis e ha ritrovato se stesso. Troppo brutto per essere vero il Fabio visto a Marrakech. E allora nell’avventura monegasca il ligure, supportato da sua moglie Flavia Pennetta e dal suo staff, si è reso protagonista di un percorso pazzesco, eliminando in serie giocatori del calibro del tedesco Alexander Zverev (n.3 del mondo) e dello spagnolo Rafael Nadal (n.2 del mondo), pronto già a porre il suo dodicesimo sigillo. Ma il geniale Fognini non era d’accordo e nella settimana più bella della sua carriera ha fatto vedere di non essere secondo a nessuno, ottenendo il best ranking in carriera (n.12 ATP).
Ma il tennis nostrano non è solo “Fogna”. Vi è anche un classe ’96 che si fa strada. Berrettini, impegnato nella “Parigi dell’Est”, non aveva grandi aspettative. I risultati, un po’ come il giocatore di Arma di Taggia, non erano stati entusiasmanti e quindi serviva una svolta. Nell’ATP 250 ungherese Matteo ha fatto esplodere tutta la sua forza e vigoria in campo: servizi devastanti e dritti profondissimi. Il suo gioco, in apparenza, sembra essere più adatto al cemento ma il romano sa muoversi molto bene e fa vedere anche dei miglioramenti sul lato del rovescio, notoriamente il suo punto debole. Secondo alcuni, il suo stile ricorda Andy Roddick, secondo altri Omar Camporese, ma lui è semplicemente Berrettini con i suoi pregi e i suoi difetti, entrato a far parte del club dei migliori 40 giocatori del mondo (n.37) per la prima volta in carriera, bissando la vittoria del 2018 a Gstaad (Svizzera). Di pagine ne dovrà scrivere ancora ma l’azzurro, con umiltà e continuità, altre soddisfazioni potrà togliersele in un gioco che sempre di più premia la preparazione fisica e mentale, visto l’incessante susseguirsi di tornei.
L’Italia, al maschile, può guardare con ottimismo a quel che sarà perché le frecce nella propria faretra non sono poche. Si spera che la maggior parte centrino il bersaglio grosso.
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Foto: Claudio Bosco / LivePhotoSport