Ciclismo
“E’ finita si dice alla fine…”. Vincenzo Nibali, l’unico uomo che può provare a ribaltare il Giro d’Italia
“E’ finita si dice alla fine“, affermava Rocky Balboa nell’ultimo film della saga. Vincenzo Nibali attualmente occupa la terza posizione nella classifica generale del Giro d’Italia 2019, staccato di 1’47” dalla Maglia Rosa Richard Carapaz e di 47″ dallo sloveno Primoz Roglic. Un podio non può di certo bastare per lo Squalo, che per sua stessa ammissione si ispira allo spagnolo Alberto Contador: “Lui è un esempio per me, correva sempre per vincere e mai pensando ai piazzamenti“. C’è da giurarci: il capitano della Bahrein-Merida ci proverà. A costo di saltare, magari di arrivare quarto o quinto, ma cercherà in tutti i modi di far saltare il banco. Sarà dura, durissima: per farlo, dovrà guadagnare nelle ultime tappe di montagna 1’30” sia su Carapaz sia su Roglic. Motivo? Nella cronometro di Verona, a nostro parere, potrà difendersi da Roglic (perdendo meno di 30″) ed al tempo stesso guadagnare su Carapaz (circa 17″-18″).
Come si comprende, si prospetta un’impresa ardua. Nel ciclismo attuale, da ormai diverse stagioni, è in atto un sostenuto livellamento verso l’alto: fare una vera differenza in salita è diventato difficile, soprattutto se si attende l’ascesa conclusiva di una tappa. Se Roglic appare in flessione dal punto di vista della forma ed è credibile pensare che possa lasciare ulteriori secondi per strada da qui a sabato prossimo, il vero problema è rappresentato da Carapaz. Sino ad ora l’ecuadoregno si è rivelato il miglior scalatore del Giro alla pari del compagno di squadra Mikel Landa, che a questo punto potrebbe calarsi nel ruolo di gregario di extra-lusso. Servirà qualcosa di speciale per pensare di staccare la Maglia Rosa proprio sul suo terreno prediletto.
Per Roglic la strada verso il primato si è fatta terribilmente complicata: sin da ora recuperare 47″ su Carapaz non sarebbe semplice in appena 17 km di cronometro. Inoltre, dopo quanto visto nelle ultime tre frazioni, sembra credibile che lo sloveno perda ulteriormente dal sud-americano quando le pendenze diventeranno estreme come sul Mortirolo.
Carapaz ha dunque già vinto? Di sicuro è diventato il favorito numero uno. Ma se c’è un corridore in grado di ribaltare un verdetto apparentemente già scritto, questi è Vincenzo Nibali. A 34 anni e mezzo il siciliano dovrà superarsi per compiere l’ennesima impresa della carriera. Un Giro faticoso e logorante sta per entrare nella terza settimana dove, salvo giovedì 30 maggio, la battaglia si scatenerà ogni giorno. Stanno per arrivare i “giorni dello Squalo”, dove storicamente riesce a fare la differenza. Ricordate il Giro d’Italia 2016? Sembrava spacciato con 5 minuti di ritardo dall’olandese Steven Kruijswijk, poi ribaltò tutto e vinse. Il vincitore del Tour de France 2014 è un ciclista di fondo, che si esalta proprio quando le energie degli avversari iniziano a scarseggiare. Questa volta sarà però ancora più difficile, perché Carapaz in salita fa paura e forse ha addirittura qualcosa in più del corridore italiano quando le pendenze oltrepassano la doppia cifra.
C’è però una differenza da tenere in grande considerazione: Nibali è un fuoriclasse, Carapaz e Roglic no (o, comunque, non ancora). Possiede blasone, carisma ed esperienza. La sua imprevedibilità può innervosire e mandare in tilt. La caduta di Roglic di oggi in discesa non è casuale, come non lo era stata quella di Kruijswijk nel 2016: quando lo Squalo attacca, crea il panico e, inesorabilmente, porta a commettere degli errori. Anche gli elementi potrebbero venire incontro al campione del Bel Paese: se davvero martedì dovesse piovere, allora la discesa del Mortirolo potrebbe paradossalmente rivelarsi ancora più selettiva della salita. Da Nibali puoi aspettarti di tutto, in qualsiasi momento. Magari anche un attacco da lontano nell’ultimo tappone dolomitico di Croce d’Aune, dove potrebbe muoversi sin dal temibile Passo Manghen (magari sfruttando la strabiliante condizione di forma di Damiano Caruso, sin qui il miglior gregario della Corsa Rosa).
Ribadiamo che la missione si prospetta complessa, perché Carapaz in montagna non sembra facilmente attaccabile ed inoltre può contare sulla squadra migliore in assoluto, la Movistar. Inoltre anche lo stesso Roglic, per quanto meno adatto alle frazioni alpine, non andrà sottovalutato perché ha già dimostrato di sapersi gestire e limitare i danni. Eppure c’è ancora tanta, tantissima strada da percorrere: Vincenzo Nibali, ultimo esponente di un ciclismo all’antica che esalta istinto ed inventiva, può ancora farcela. Perché “è finita si dice alla fine”…
federico.militello@oasport.it
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Foto: Lapresse
Luca46
26 Maggio 2019 at 22:24
Penso non ci sia niente da eccepire. Sul Mortirolo non si potrà mentire. Tutti dovranno attaccare anche Carapaz che potrebbe avere un match point e occhio a mine impazzite come Yates che potrebbero essere gli elementi destabilizzanti. Forza Squalo !!!!!!!!!