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Ciclismo
Giro d’Italia 2019: Damiano Caruso nella forma della vita. Andava fermato prima? La scelta tattica della Bahrain Merida
Se la sedicesima tappa del Giro d’Italia 2019 è stata (anche) la giornata di Vincenzo Nibali, un riconoscimento di assoluto valore deve essere necessariamente tributato a Damiano Caruso. Il fuoriclasse messinese si è sicuramente preso la scena con lo spettacolare attacco sul Mortirolo, non riuscendo a staccare un combattivo Richard Carapaz ma guadagnando terreno e scavalcando in classifica generale Primoz Roglic, ma il corridore ragusano ha fornito un contributo determinante dimostrandosi il più in forma tra gli uomini a disposizione della Bahrain Merida e sfoderando un’altra prestazione superlativa dopo quanto fatto vedere già nella seconda settimana. Considerato lo straordinario momento di forma, ha suscitato qualche perplessità la scelta della formazione di non fermare il siciliano già sulla salita. La decisione è sicuramente discutibile, ma analizzando lo sviluppo della tappa si è rivelata decisamente funzionale.
La Bahrain Merida ha messo come di consueto due uomini nella fuga di giornata, con l’evidente funzione di appoggio nei confronti del capitano. Dopo lo scatto nella prima parte del Mortirolo, Nibali ha infatti ricevuto un prezioso aiuto dal fratello Antonio non riuscendo però ad allungare in maniera decisiva rispetto a Carapaz e Landa e venendo quindi ripreso. Se l’ammiraglia avesse fermato nello stesso momento anche Damiano Caruso, il corridore ragusano avrebbe potuto dare nuova linfa all’attacco del conterraneo, ma il rischio sarebbe stato quello di esaurire le energie e perdere contatto prima dello scollinamento. Durante la corsa si è avuta la netta impressione che un simile scenario fosse quello previsto dal piano originario: poco dopo l’allungo di Nibali, infatti, il compagno di squadra ha perso contatto dalla coppia di testa.
La decisione di modificare il piano tattico durante la corsa si è però rivelata vincente: Caruso ha potuto proseguire con ritmo regolare la salita e affrontare con attenzione la pericolosa discesa (resa ancora più insidiosa dall’asfalto bagnato), per poi rialzarsi all’inizio del lungo tratto finale in falsopiano. Raggiunto dal gruppetto con Carapaz, Landa e con il proprio capitano, il siciliano si è subito portato in testa rilanciando l’andatura con lunghe tirate e convincendo anche gli altri corridori ad insistere nell’azione impedendo a Roglic di rientrare. Se Nibali si fosse trovato solo avrebbe dovuto spendersi in prima persona consumando energie preziose e trovare l’accordo con la coppia della Movistar avrebbe potuto rivelarsi più complicato. Senza alcun dubbio, considerata la condizione stellare messa in mostra anche oggi, Caruso sarà una pedina fondamentale anche nelle prossime giornate dove la Bahrain Merida dovrà inventarsi qualcosa per provare a sfilare la Maglia Rosa dalle spalle di Carapaz.
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roberto.pozzi@oasport.it
Foto: LaPresse