Ciclismo

Giro d’Italia 2019, l’accusa di Marco Frapporti sulla tappa di Frascati: “Il gruppo ha ripreso la fuga perché è stato trainato da auto e moto”

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Un’accusa piuttosto pesante, che rimette luce su una questione che suscita comunque spesso diverse polemiche. Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo tornare a martedì, quando Marco Frapporti è stato protagonista della fuga nella quarta tappa del Giro d’Italia, 235 km da Orbetello e Frascati.

Il 34enne della Androni Giocattoli-Sidermec era andato all’attacco subito dopo il via insieme a Mirco Maestri (Bardiani-CSF) e Damiano Cima (Nippo Vini Fantini Faizanè). I tre erano riusciti ad accumulare un vantaggio superiore ai 10’, con Frapporti che è stato a lungo anche maglia rosa virtuale. Il loro vantaggio è poi crollato e sono stati ripersi a circa 10 km dal traguardo. Secondo Frapporti c’è una spiegazione che va oltre le normali dinamiche di corsa.

In un’intervista rilasciata al Giornale di Brescia e riportata stamane da Tuttobiciweb, Frapporti non usa mezzi termini e accusa di fatto gli organizzatori: Non è possibile continuare così, il gruppo è ritornato sotto grazie agli aiuti. Ad un certo punto della fuga avevamo un vantaggio consistente, fino a 12 minuti. A quel punto non solo ero maglia rosa virtuale, ma quanto meno c’erano grandi possibilità di arrivare al traguardo e poterci giocare la tappa, il mio vero obiettivo da quando sono un corridore. Invece scopro da radiocorsa che nel giro di 5 chilometri il vantaggio scende a soli 5 minuti”.

Ed ecco che si arriva alla parte saliente, in cui Frapporti dice che il gruppo ha beneficato della scia, oltre che delle moto, anche di un’auto: “Ma noi tre davanti andavamo a 50 all’ora, come è possibile che il gruppo abbia recuperato così tanto? Il perché me l’hanno spiegato in albergo i miei compagni di squadra: oltre alla moto Rai davanti al gruppo s’è piazzata davanti una grossa auto che in pratica ha trainato il gruppo. I miei compagni mi hanno detto che si viaggiava a 75 orari in un tratto non in discesa, velocità impossibili in bici se non dietro motori”.

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alessandro.farina@oasport.it

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Foto: LaPresse

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