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Giro d’Italia 2019, Moreno Moser: “Ritirarmi dal ciclismo è l’unica scelta sensata. Era diventata una lotta disperata, bisogna accettarsi”

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Al Giro d’Italia 2019 dovese essere al via anche Moreno Moser, che era stato preso in questa stagione dalla Nippo Vini Fantini Faizanè proprio per guidare il team nella Corsa Rosa. Invece il 28enne nativo di Trento, vista la mancanza di risultati in questa stagione, aveva rinunciato a partecipare. Poi lunedì è arrivato l’annuncio del ritiro definitivo dal ciclismo professionistico. Un corridore che in carriera ha vinto corse del calibro della Strade Bianche, del Giro di Polonia, del GP di Francoforte e del Trofeo Laigueglia, ma che ultimamente non riusciva più a trovare il giusto colpo di pedale.

In un’intervista rilasciata alla Stampa, Moreno Moser ha cercato di spiegare meglio questa sua decisione: “Ritirarmi dal ciclismo è l’unica scelta sensata che posso fare. Ormai mi trascinavo sulla bici, senza riuscire a esprimere più di 200 watt di potenza nella pedalata. Inutile continuare a prendere in giro me stesso e gli altri”.

Difficile trovare poi le motivazioni di questo drastico calo nelle su prestazioni: “Le ho provate tutte. Anni fa ho avuto il citomegalovirus, ora sono almeno tre anni che fisicamente non viene fuori nessun problema clinico, eppure fatico come una bestia senza raccogliere nulla. Intorno me vedo tanti che si improvvisano psicologi, mala testa va dietro alle gambe e se queste non girano… Io mi sento libero, non ho bisogno di psicologi. Semplicemente devo accettare di essere cambiato, magari peggiorato, non importa se non capisco perché. Nemmeno altri corridori, come Aru o Kittel, sanno bene il motivo delle loro crisi. Ognuno ha la propria storia, ognuno è diverso e unico. Anche loro dovranno accettarsi”.

Una notizia che ha fatto ancora più scalpore perché Moreno è nipote del mitico Francesco Moser: “Un’eredità bella e pesante insieme. Il nostro è uno sport durissimo, a volte ingrato, e spesso sono proprio i genitori-campioni a dissuadere i propri figli dal ripercorrere le loro orme in bicicletta. Il mio caso però è un po’ diverso, perché mio padre non è mai stato famoso né ricco, e per me la fatica è sana, una sofferenza bella. Nella mia carriera ho sempre sguazzato nell’acido lattico, come fosse una purificazione”.

Arriva un momento in cui bisogna però dire basta, anche se la passione per il ciclismo resterà per sempre: Così però è troppo, era diventata una lotta disperata e ingrata che mi toglie l’anima. E continuando rischierei solo di rovinare anche quanto di bello ho fatto in passato. Non mi sento perso. Resterò nel ciclismo, ma con un altro progetto. E continuerò ad andare in bici, perché è la mia vita”.

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alessandro.farina@oasport.it

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Foto: LaPresse

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