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MotoGP
MotoGP, Motomondiale 2019: Ducati e un vantaggio tecnico smarrito. Così Marquez fa la differenza
La stagione 2019 del Motomondiale si è aperta in Qatar con la convincente vittoria di Andrea Dovizioso e della sua Ducati, frutto di una guida pulita ed efficace da parte del forlivese ma anche del preciso e minuzioso lavoro dei tecnici del marchio italiano durante l’inverno. La brillantezza tecnica del mezzo era dovuta infatti, tra le altre cose, a una pinna montata sul forcellone volta a incanalare il flusso dell’aria sulla gomma posteriore per contrastarne il surriscaldamento e migliorare la deportanza generale, soluzione provata fin dai test pre-stagionali e approvata dopo attenta richiesta dalla Federazione. Ritrovatisi a inseguire dopo il primo appuntamento, i rivali di Ducati (che erano stati precedentemente avvertiti della novità) hanno presentato immediato reclamo al termine del GP, non ricevendo però, come preventivabile, alcun seguito a tale protesta in termini di sanzioni.
Nonostante la vicenda si sia chiusa senza provvedimenti lo strascico della situazione si è palesato sin dal GP successivo in Argentina; Marc Marquez è tornato immediatamente a dettare la propria legge, risultando quasi ingiocabile sul passo su ogni tracciato a cavallo di una Honda che sembra sia stata costruita appositamente per lui, visto l’abissale divario di prestazione che intercorre tra il sette volte campione del mondo e tutti gli altri che la guidano; sebbene non possa essere messo minimamente in dubbio lo strapotere tecnico personale del campionissimo di Cervera è infatti difficilmente ipotizzabile che piloti del calibro di Cal Crutchlow e Jorge Lorenzo in particolare possano accusare un così alto ritardo in ogni condizione, non solo nei confronti di Marc ma anche dei rivali delle altre scuderie. Honda ha deciso, giustamente, di puntare tutto sul proprio gioiello che sta ampiamente ripagando la casa giapponese con dei continui capolavori in pista.
La situazione si è così immediatamente ribaltata per Dovizioso e la Ducati, complici anche gli atavici problemi in percorrenza di curva sorti in modo particolare dal GP di Austin che si sono rivelati un vero tallone d’Achille nelle ultime corse e hanno impedito al consolidato sodalizio tutto italiano di restare più vicino alle performance di Marquez. In Francia abbiamo assistito a un parziale recupero di prestazione rispetto ai due atti precedenti, per certi versi anche non del tutto preventivato stando alle dichiarazioni dello stesso team, che ha portato il forlivese e il compagno Danilo Petrucci (con l’aggiunta di Jack Miller del Team Pramac) a essere i più immediati inseguitori dello spagnolo, ma mai in grado d’impensierire davvero il vincitore.
Se Marquez è lasciato libero di esprimersi al massimo delle sue capacità, con una moto che sente di poter adattare perfettamente a ogni sua piccola richiesta, diventa impossibile pensare di poterlo sfidare a viso aperto. Il Team di Borgo Panigale sembra attualmente avanti a Yamaha e Suzuki soprattutto per quanto concerne la duttilità e l’adattamento alle varie configurazioni dei diversi tracciati, punto storicamente debole della M1 di Valentino Rossi e Maverick Viñales nelle ultime stagioni, e deve cercare di risolvere al più presto i limiti attuali del progetto per rimettere pressione sulle spalle del pluricampione del Team Repsol e ravvivare una stagione altrimenti destinata alla noia. Rispetto all’anno scorso lo spagnolo ha infatti curiosamente gli stessi punti (con identici piazzamenti, in ordine differente), mentre Dovizioso ne ha conseguiti ben quarantuno in più, sintomo ulteriore che, sebbene la sfida possa apparire molto ardua, le possibilità per invertire la rotta e portare un attacco ci sono ancora tutte.
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Foto: LaPresse