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Ciclismo

Percorso Giro d’Italia 2019: le 21 tappe ai raggi X. La guida completa, gli scenari tattici e l’analisi di Federico Militello

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Sabato 10 maggio scatterà l’edizione n.102 del Giro d’Italia. 21 tappe da disputare, 3578,8 km da percorrere lungo lo Stivale. Saranno nove le frazioni che presenteranno un chilometraggio superiore ai 200 km. Giocheranno un ruolo determinante le prove contro il tempo: previste ben tre cronometro individuali, per un totale 59,8 km. Cinque, invece, i tapponi di altissima montagna, tutti concentrati nella seconda parte della Corsa Rosa.
Sarà un percorso molto differente rispetto alle ultime edizioni, quando sin dalle prime frazioni venivano collocati uno o due arrivi in salita importanti (come lo era stato ad esempio l’Etna nel 2018). Gli scalatori puri dovranno attendere addirittura la tredicesima frazione per entrare in scena. A prima vista sembrerebbe un tracciato ideale per i cronomen o, più in generale, per passisti-scalatori. Attenzione tuttavia ad una terza settimana dove un susseguirsi incessante di montagne potrà scavare solchi imponenti tra gli uomini di classifica.

PERCORSO GIRO D’ITALIA 2019: LE 21 TAPPE AI RAGGI X

Prima tappa, Bologna-Bologna (Sabato 11 maggio, 8 km, cronometro individuale): ***. Si parte con una fondamentale prova contro il tempo. I primi 5,9 km sono completamente pianeggianti, per specialisti: si potranno spingere i “rapportoni” a velocità supersonica. La salita finale del San Luca, tuttavia, farà male a tanti. Il celebre e tradizionale arrivo del Giro dell’Emilia è uno strappo di 2,1 km con pendenza media del 9.7% ed una punta massima iniziale del 13,6%. I favoriti non potranno permettersi di presentarsi al Giro in una condizione non ottimale: rischiano di accusare sin da subito un distacco tra i 30 ed i 40 secondi dai migliori. Sulla carta sarà una frazione perfetta per Tom Dumoulin e Primoz Roglic. Vincenzo Nibali, che nelle prove contro il tempo è tutt’altro che fermo, dovrà difendersi dagli specialisti puri, anche se il San Luca dovrebbe aiutarlo a contenere i danni: un distacco tra i 15 ed i 20 secondi potrebbe considerarsi ideale per lo Squalo.

Seconda tappa, Bologna-Fucecchio (Domenica 12 maggio, 205 km): **. Si superano per la prima volta i 200 km. Prima occasione per i velocisti, che dovranno “sudarsi” lo sprint. Di pianura ce n’è veramente poca ed in Toscana iniziano i classici “mangia e bevi”. Le salite di Montepiano, Montespertoli, Montalbano (la più impegnativa con i suoi 5,8 km al 6,8% di pendenza media) e San Baronto sono poste ad una distanza importante dal traguardo (l’ultima ai -27 km). Difficile, difficilissimo che possa muoversi qualche uomo di classifica in una tappa del genere: spendere tantissime energie per provare a guadagnare una manciata di secondi (nella migliore delle ipotesi…) sarebbe un suicidio tattico. Più facile che parta una fuga che non dovrà venire sottovalutata dal gruppo. La sensazione è che i velocisti, Elia Viviani in primis, non si lasceranno scappare l’occasione.

Terza tappa, Vinci-Orbetello (Lunedì 13 maggio, 220 km): **. Altra frazione molto lunga, che consentirà ai corridori di accumulare benzina nelle gambe, soprattutto a coloro che saranno arrivati alla Corsa Rosa in condizioni di forma non ideali. Fino ai 131 km si sale costantemente e dolcemente lungo le splendide colline della Toscana. L’unico GPM di giornata, il quarta categoria di Poggio l’Apparita, è posto ai -38 km dal traguardo. Salvo sorprese, sarà volata.

Quarta tappa, Orbetello-Frascati (Martedì 14 maggio, 235 km): **. Terza tappa di fila sopra i 200 chilometri. Non sono previsti GPM, ma tra Toscana e Lazio si sale e scende continuamente in un “mangia e bevi” che si farà sentire nelle gambe dei corridori. Attenzione però all’arrivo di Frascati: negli ultimi 2,5 km la strada sale costantemente al 4%, con punte al 7%. Si muoverà Simon Yates? Non va escluso…La sensazione è che un arrivo del genere possa premiare maggiormente velocisti resistenti come Giacomo Nizzolo, Sacha Modolo o il francese Arnaud Demare. Da non escludere ovviamente neppure Elia Viviani e Fernando Gaviria, anche se non si tratterà di un finale ideale per il veneto ed il colombiano. Possibile anche un colpo di mano in solitaria da parte di un finisseur che quel giorno godrà di uno stato di forma tale da poter anticipare il gruppo.

Quinta tappa, Frascati-Terracina (Mercoledì 15 maggio, 140 km): *. Primi 30 km di continui saliscendi sulle strade del Lazio, poi tanta pianura fino al GPM di quarta categoria di Sezze, posto ai -53 km dall’arrivo. Da lì in poi la strada è completamente piatta, persino in leggera discesa. Il finale si svolgerà in un circuito di 9.2 km. Gli ultimi 1500 metri non presenteranno una sola curva: volata inevitabile.

Sesta tappa, Cassino-San Giovanni Rotondo (Giovedì 16 maggio, 238 km): ***. E’ la seconda tappa più lunga del Giro d’Italia 2019. Nei primi 145 km, tra Campania e Molise, i corridori non troveranno un metro di pianura. Arrivati in Puglia, si pedalerà velocissimi (strada in leggera discesa) verso l’unico GPM di giornata, il seconda categoria di Coppa Casarinelle, 15 km con pendenza media del 4,4% e massima del 9%: si tratterà dunque di una salita decisamente pedalabile, seppur molto lunga. Su tale ascesa qualche uomo di classifica potrebbe tentare una sortita, perché dai -15 km all’arrivo il percorso offrirà continui saliscendi, con l’ultimo strappo che terminerà ai -6000 metri, prima di una discesa che condurrà agli ultimi 1200 metri in leggerissima salita (tra il 2 ed il 3%). Sulle strade del paese di Padre Pio occorrerà stare in campana: occhio alle sorprese…E’ un finale da uomini da classiche, ma è lecito attendersi qualche colpo di mano anche da parte di quei big da classifica che pagheranno dazio nelle cronometro.

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Settima tappa, Vasto-L’Aquila (Venerdì 17 maggio, 185 km): **. La classica frazione da “fuga bidone”. Anche oggi un susseguirsi di “mangia e bevi”, con un solo GPM di seconda categoria da affrontare ai -37 km dal traguardo, le Svolte di Popoli. L’altopiano abruzzese poi porterà a L’Aquila, doveroso omaggio della Corsa Rosa alla città colpita dal tremendo terremoto del 2009. Il finale sarà insidiosissimo: ai -9 km lo strappo di via della Polveriera con punte del 9%, poi una discesa che terminerà solo ai -2 km. Ultimi 1500 metri in salita, con pendenza media del 7% e massima dell’11%. Se il gruppo deciderà di mantenere bloccata la corsa, allora il grande favorito per il successo sarà il britannico Simon Yates.

Ottava tappa, Tortoreto Lido-Pesaro (Sabato 18 maggio, 239 km): **. Sarà questa la tappa più lunga del Giro d’Italia 2019. Una sorta di piccolo “Giro delle Fiandre” che potrebbe frantumare il gruppo nel finale. I primi 160 km sono completamente pianeggianti, dopodiché si entra nel vivo. In successione il plotone incontrerà Monte della Mattera, Monteluro e Gabicce Monte, strappi brevi ma con pendenze impegnative. Gli ultimi 7 km si prestano a dei colpi di mano grazie ad una discesa molto tecnica. Frazione da fughe o da finisseur, ma potrebbero giocarsela anche velocisti resistenti.

Nona tappa, Riccione-San Marino (Domenica 19 maggio, 34,8 km, cronometro individuale): *****. Unico sconfinamento all’estero di questa edizione: si arriva nell’antica Repubblica del Titano. E’ un appuntamento chiave, forse decisivo per i contendenti alla Maglia Rosa. Se fino ad oggi i distacchi in classifica saranno stati molto contenuti, dopo questa prova contro il tempo i valori in campo saranno ben delineati, con gap molto elevati per alcuni. Diciamolo subito: non sarà una cronometro per specialisti puri ed anche gli scalatori potranno difendersi, almeno nella seconda parte. I primi 22 km, invero, saranno pianeggianti, con la strada che salirà leggermente. A questo punto i corridori dovranno dare l’assalto ad una salita conclusiva di ben 12,6 km: qui, di fatto, inizierà una vera e propria cronoscalata. La pendenza media del 4,5% non deve ingannare: i primi 5 km sono costantemente tra il 6,4 ed il 7%, con punte dell’11%. Poi la strada spiana, prima di una breve discesa ai -4 km dall’arrivo. Ultimi 2000 metri nuovamente impegnativi al 6,4%. Gli uomini da battere, neanche a dirlo, saranno Dumoulin e Roglic: il loro Giro si deciderà qui, perché entrambi puntano ad acquisire un margine importante da poter poi gestire sulle Alpi. Dovranno difendersi Simon Yates e Miguel Angel Lopez. E Vincenzo Nibali? L’obiettivo dello Squalo sarà perdere il meno possibile da Dumoulin e Roglic, possibilmente contenendo il distacco entro il minuto: decisiva sarà la condizione del siciliano sulla salita che porterà a San Marino.

Decima tappa, Ravenna-Modena (Martedì 21 maggio, 145 km): *. Si riparte dopo il giorno di riposo. Percorso piatto come un biliardo in Emilia-Romagna. Dopo alcuni giorni da spettatori, torneranno nuovamente in scena Elia Viviani, Fernando Gaviria e gli altri velocisti.

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Undicesima tappa, Carpi-Novi Ligure (Mercoledì 22 maggio, 221 km): *. L’unica insidia sarà il chilometraggio elevato. Nessun GPM in programma, esattamente come il giorno precedente. Ma il Giro d’Italia si vince anche in tappe come questa. Cadute, fratture del gruppo, forature: guai ad abbassare la guardia…Di sicuro, salvo sorprese, sarà ancora volata.

Dodicesima tappa, Cuneo-Pinerolo (Giovedì 23 maggio, 158 km): ***. Dimentichiamoci della tappa più famosa della storia del Giro d’Italia, quando Fausto Coppi, 70 anni fa, rifilò quasi 12 minuti a Gino Bartali. Colle della Maddalena, Col de Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere: nessuna di queste vette comparirà nell’edizione di quest’anno. Si tratterà di una frazione di media montagna. I corridori scaleranno finalmente (e forse con troppo ritardo…) il primo GPM di prima categoria di questa Corsa Rosa, il Montoso: 8,8 km al 9,5% di pendenza media e massima del 14%. Dal secondo all’ottavo chilometro il tratto più duro, con una pendenza media del 10,6%. Dalla vetta mancheranno 32 km, di cui 11 di discesa e 21 di pianura: troppi per tentare un attacco? Attenzione, la durezza della salita creerà una inevitabile selezione e quasi tutti i capitani resteranno senza gregari. Potrebbe formarsi un gruppetto che, con la giusta collaborazione, potrebbe accumulare molto vantaggio. Fondamentale sarà riuscire ad inserire più compagni di squadra possibili nell’eventuale fuga della prima ora, di modo da averli a disposizione in un finale che potrebbe rivelarsi o scoppiettante o monotono.

Tredicesima tappa, Pinerolo-Ceresole Reale (Lago Serrù) (Venerdì 24 maggio, 196 km): *****. Finalmente le vere montagne, quelle che appassionano e fanno sognare la gente da oltre un secolo. Da oggi non si potrà più bluffare ed il primo arrivo in salita, peraltro oltre i 2000 metri, farà malissimo a tanti. Dopo 54 km il Colle del Lys, GPM di prima categoria (14,9 km al 6,4% di pendenza media e massima del 12%) contribuirà ad accumulare il primo acido lattico nelle gambe. Dopo una lunghissima discesa, ecco il Pian del Lupo, salita inedita e molto impegnativa: 9.4 km all’8,7% di pendenza media. Il tratto tra i 2 ed i 5 km ha una pendenza media asfissiante dell’11,2%…Chi perderà contatto su questa ascesa, giungerà al traguardo con decine di minuti di ritardo. Perché il bello dovrà ancora arrivare…Dopo una discesa di 17 km, si salirà per ben 44 km verso Ceresole Reale! La salita ufficialmente inizierà presso l’abitato di Noasca: 20,3 km al 5,9% di pendenza media. Facile? Proprio no…Si tratta infatti di un’ascesa irregolare, con tratti impegnativi che si alternano ad altri in falsopiano o addirittura in leggera discesa. Gli ultimi sei km prima dell’arrivo saranno al 9% e lì sarà scontro frontale e totale tra i favoriti.

Quattordicesima tappa, Saint-Vincent-Courmayeur (Monte Bianco) (sabato 25 maggio, 131 km): *****. Tappa breve e con una quantità impressionante di salite: oggi davvero potrebbero fioccare i minuti…Ben 5 GPM in programma, di cui due di prima categoria. Si comincia subito con il Verrayes, 6,7 km all’8% di pendenza media: tanto per iniziare ad accumulare fatica nelle gambe. Si arriva poi all’ascesa temibile di Verrogne, ben 13,8 km al 7,1% di pendenza media, ma con un tratto dai 3 ai 9 km all’8,2% medio. Qui le squadre dei principali scalatori potrebbero mantenere un ritmo altissimo per sfiancare la resistenza degli avversari e poi provare a staccarli sulle ascese successive. Dopo una discesa di 14 km, ecco subito il Truc d’Arbe, 8,2 km al 7%. A 36 km dall’arrivo la Corsa Rosa vivrà poi una dei momenti forse decisivi: inizierà infatti la tremenda scalata al Monte San Carlo, una delle salite più dure in assoluto di tutto il Giro d’Italia, seconda probabilmente al solo Mortirolo…I numeri parlano da soli: 10,5 km, 9,8% di pendenza media e massima del 15%. Un’ascesa asfissiante, che non dà tregua. Attenzione, una differenza ancora maggiore si potrebbe fare nella successiva discesa di 16 km che porterà alle pendici del Monte Bianco. La salita finale è abbastanza semplice, 8 km al 3,2%, tuttavia la fatica accumulata farà sì che anche qui i distacchi possano lievitare. Per come è disegnata, questa frazione garantirà uno spettacolo imperdibile.

Quindicesima tappa, Ivrea-Como (domenica 26 maggio, 232 km): ****. Dopo le salite dei giorni precedenti, la tappa odierna potrebbe davvero far saltare in aria qualcuno: le crisi sono dietro l’angolo al termine della seconda settimana del Giro d’Italia. Dopo 160 km pianeggianti, il gruppo affronterà le strade che, in autunno, sono teatro del Giro di Lombardia. Presenti Madonna del Ghisallo (8,6 km al 5,6%, ma i primi 3,5 km sono al 9,2%), Colma di Sormano (assente invece il Muro di Sormano) e, soprattutto, la salita di Civiglio (4,2 km al 9,7% e punta del 14%), la cui vetta sarà posta a poco meno di 9 km dall’arrivo, tutti in discesa. Una vera e propria Classica posta nel bel mezzo di un Grande Giro. Potrà creare distacchi importanti, forse anche inaspettati. Vincenzo Nibali vanta due vittorie ed un secondo posto al Giro di Lombardia: sono strade che conosce a memoria. Lo Squalo potrà senz’altro inventarsi qualcosa, così come il britannico Simon Yates, altro corridore che eccelle su percorsi di questo genere.

Sedicesima tappa, Lovere-Ponte di Legno (martedì 28 maggio, 226 km): ******. Abbiamo volutamente messo sei stellette di difficoltà. E’ la Tappa Regina, attesa sin dalla presentazione di questo Giro d’Italia. Su un tracciato del genere si possono scrivere pagine epiche della storia del ciclismo. Dopo l’ultimo giorno di riposo, i corridori saranno attesi ad un tappone infernale. Due salite che non hanno bisogno di presentazioni: Gavia e Mortirolo…Dopo un avvio “soft” con Passo della Presolana (4 km al 7,1%) e Croce di Salven (9,1 km molto pedalabili al 3,9%), al chilometro 93,3 inizierà il Passo Gavia, Cima Coppi di questa Corsa Rosa con i suoi 2618 metri di altitudine. La scalata avverrà dal versante classico: 16,5 km interminabili, 8% di pendenza media e punta massima del 16%. In cima farà freddo, l’aria sarà rarefatta: tantissimi pagheranno dazio. Chi si staccherà sul Gavia, oggi taglierà il traguardo con decine di minuti di distacco…La Cima Coppi è posta a 95 km dal traguardo. Una lunghissima discesa di 54 km porterà poi alle pendici del Mortirolo, una delle tre salite più dure e tremende in Europa insieme a Zoncolan ed Angliru. Qui si deciderà il Giro d’Italia: 11,9 km al 10,9% di pendenza media e massima del 18%! E’ una salita bestiale, che non consente di respirare neppure per un metro: non spiana praticamente mai. La battaglia tra gli uomini di classifica sarà furibonda e si potranno creare distacchi imponenti. Dalla cima mancheranno 28 km all’arrivo. I primi 13 saranno di discesa (tecnica…), poi ultimi 15 km in leggera salita fra il 3 ed il 4% verso Ponte di Legno. Chi si troverà indietro in classifica, oggi potrà ribaltare tutto. Ricordate cosa fece Chris Froome sul Colle delle Finestre nel 2018? Questa volta il Gavia potrebbe rappresentare il trampolino di lancio ideale verso la leggenda. Il nostro consiglio: cancellate tutti gli impegni per martedì 28 maggio. Questa tappa non potrete proprio perdervela….

GAVIA A RISCHIO: POSSIBILE DOPPIA SCALATA AL MORTIROLO

Diciassettesima tappa, Commezzadura-Anterselva (Mercoledì 29 maggio, 181 km): ***. Frazione di media montagna, ideale per una fuga da lontano. Passo della Mendola, Elvas e Terento non fanno paura. Insidiosa la salita finale verso Anterselva, patria del biathlon italiano che nella passata stagione ha dominato in lungo ed in largo. 5,5 km al 6,9% di pendenza media, ma i primi 4 km sono all’8,2%, con massima del 12%. Chi ha ancora forze dopo il tappone del giorno precedente potrebbe muoversi, magari uomini di non primissima fascia. Di sicuro i distacchi saranno contenuti.

Diciottesima tappa, Valdaora-Olang (Giovedì 30 maggio, 222 km): *. Si rifiata in vista di un trittico finale tremendo. Per i velocisti superstiti sarà l’ultima occasione a disposizione. Un solo GPM di quarta categoria posto lontano dal traguardo, il Pieve di Alpago, poi quasi tutta discesa e pianura. Il lungo chilometraggio, tuttavia, potrebbe favorire una fuga da lontano: non sarà semplice per il gruppo tenere bloccata la corsa con le poche forze rimaste nelle gambe.

Diciannovesima tappa, Treviso-San Martino di Castrozza (Venerdì 31 maggio, 151 km): ***. Inizia il trittico di frazioni che deciderà il Giro d’Italia, anche se la prima va considerata di media montagna. Un percorso costellato da continui saliscendi, con i non irresistibili GPM di Passo di San Boldo e Lamon, rispettivamente di terza e quarta categoria. L’arrivo in salita prevede un’ascesa pedalabile di 13,6 km al 5,6% di pendenza media ed una massima del 10%. Sulla carta, non è un GPM in grado di scavare grossi solchi in classifica: si spingeranno lunghi rapporti e le velocità saranno intorno ai 30-35 km/h. Difficilissimo, dunque, scattare o fare grandi differenze. Una salita di questo tipo sembra fatta apposta per passisti-scalatori come Dumoulin e Roglic.

Ventesima tappa, Feltre-Croce D’Aune-Monte Avena (Sabato 1° giugno, 194 km): *****. L’ultimo tappone alpino, l’estrema occasione per gli scalatori. Ben 5 GPM da affrontare sulle Dolomiti, 2 di prima e 3 di seconda categoria. Sarà una frazione da veri fondisti, dove emergerà chi avrà conservato ancora un minimo di benzina nel serbatoio. Non c’è pianura, i corridori saliranno e scenderanno continuamente, affrontando le cinque asperità in successione. Si parte con il Cima Campo, 18,7 km pedalabili al 5,9%. Si giunge poi al mitico Passo Manghen, una delle salite storiche della Corsa Rosa: 18,9 km, 7,6% di pendenza media e massima del 15%. Gli ultimi 6 km faranno malissimo e manderanno in frantumi il gruppo con una pendenza media del 10%…Attenzione, molti dei big (se non quasi tutti, dipenderà da come verrà affrontata la salita) potrebbero ritrovarsi isolati quando all’arrivo, dalla cima, mancheranno ancora ben 116 km…Questo la dice lunga su quanto imprevedibile possa rivelarsi questo tappone…Dopo una lunga discesa ed un tratto in falsopiano, inizierà il Passo Rolle, ascesa molto lunga (20,6 km), ma non irresistibile con una pendenza media del 4,7%. Dopo una discesa di quasi 40 km, ecco il gran finale. Prima il Croce d’Aune (11 km, i primi molto facili, gli ultimi 4 all’8,3% di pendenza media), poi l’arrivo in salita sul Monte Avena, giudice inappellabile della Corsa Rosa: 6,9 km al 7,3% di pendenza media e punta dell’11%. Al penultimo giorno di corsa, anche pendenze apparentemente non esagerate potranno generare una selezione importante. Che tappa attendersi, dunque? Se l’obiettivo sarà quello di ribaltare la classifica, allora occorrerà fare sul serio sin dal Passo Manghen. Qualora invece i favoriti dovessero attendere il finale, allora non sarà facile guadagnare più di 20-30 secondi.

Ventunesima tappa, Verona-Verona (Domenica 2 giugno, 17 km. Cronometro individuale): ****. A nostro parere, la degna conclusione di una corsa a tappe come il Giro d’Italia. Molto meglio di una passerella conclusiva dove si attende solo l’esito della volata…Una prova contro il tempo che, qualora i giochi fossero ancora aperti, produrrà un pathos per cuori forti. Dopo i primi 5 km completamente pianeggianti, inizierà la salita delle Torricelle, 4,5 km al 4,6% di pendenza media. Nulla di trascendentale, ma utile tuttavia per quegli scalatori che dovranno limitare i danni nei confronti degli specialisti. Dal GPM di quarta categoria inizierà una discesa di 3300 metri, poi ultimi chilometri velocissimi ed in pianura fino all’Arena di Verona che incoronerà il nuovo Cesare della Corsa Rosa. Nella frazione conclusiva di una Grande Giro è naturale che i valori si appiattiscano e non è detto che i grandi interpreti delle prove contro il tempo riescano ad infliggere distacchi importanti. Ad ogni modo, se si vorrà stare tranquilli nei confronti di un campione come Dumoulin, sarà necessario presentarsi alla cronometro con un minuto di vantaggio.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Matteo Fes/Shutterstock.com

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