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Roland Garros 2019: Matteo Berrettini torna per difendere il terzo turno dello scorso anno

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L’anno scorso, di questi tempi, Matteo Berrettini era appena entrato nei primi cento giocatori del mondo, dopo una scalata travolgente che nel 2017 gli aveva fatto guadagnare 300 posizioni in un anno. Al Roland Garros si era comportato bene, sventando le minacce del tedesco Oscar Otte e quella, mai da sottovalutare, del lettone Ernests Gulbis, per poi cedere di fronte a Dominic Thiem, non senza togliere un set all’austriaco, poi finalista contro Rafael Nadal.

Quest’anno il romano torna da testa di serie numero 30 e con tutte le carte in regola per difendere quel terzo turno conquistato un anno fa. Sotto la sapiente guida di Vincenzo Santopadre è cresciuto ancora, e nel frattempo ha portato a casa due tornei ATP, a Gstaad lo scorso anno e a Budapest quest’anno, con la parentesi del particolare Challenger di Phoenix (che vale quasi quanto un ATP 250 per delle regole speciali che permettono la partecipazione di top 50 usciti presto da Indian Wells). Ha potuto festeggiare più di una vittoria su giocatori importanti: il russo Karen Khachanov sul cemento di Sofia (dov’è arrivato in semifinale) e soprattutto il tedesco Alexander Zverev, battuto nel suo Foro Italico di Roma in una rivincita del secondo turno di un anno fa. Per lui è stata proprio questa la prima vittoria contro un tennista classificato tra i primi dieci nel ranking mondiale.

Sebbene la serie positiva delle ultime settimane abbia messo Berrettini sotto parecchi riflettori, al momento la prospettiva potenzialmente migliore che gli si può accreditare al Roland Garros è quella del terzo turno. Dal momento che la sua testa di serie lo obbliga a incrociarsi, dopo le prime due partite, con uno dei primi otto del seeding, le situazioni che possono verificarsi spaziano da colpi di fortuna a forti giocatori come lo stesso Thiem, Zverev o Juan Martin Del Potro, fino al caso meno augurato: Djokovic, Nadal o Federer (va fatto notare, peraltro, che ancora non ha affrontato nessuno dei tre da quando è stabilmente sul circuito).

La speranza è di vedere il nostro giocatore continuare a mostrare quei progressi che l’hanno portato fino alle soglie dei primi trenta del mondo. Va detto, però, che anche non dovesse andare bene lo Slam parigino, non si tratterebbe di lavoro da buttare, per tante ragioni. La prima è che Berrettini sa giocare bene anche sul duro, e anzi ha un servizio con il quale può far male proprio sulle superfici veloci. La seconda è che non può di certo essere un risultato negativo a Parigi a svilire l’intero lavoro con Santopadre, che è improntato non alla ricerca del risultato immediato, ma della crescita costante, un obiettivo perseguito ancora adesso e che ha portato soltanto risultati positivi. Per questo, vietato spaventarsi. Matteo è in buone mani.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Claudio Bosco / LivePhotoSport.it

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