Calcio femminile, Mattia Martini su Italia-Brasile: “La nostra squadra regalerà sorprese. I pregiudizi? Lo sport non dipende dal sesso”

ESCLUSIVA OA SPORT – Agliana e Madrid, due realtà molto distanti sotto ogni profilo ma legate da un giovane manager, appassionato di calcio femminile e grande esperto del “Pallone in rosa”. Stiamo parlando di Mattia Martini, classe ’95, che ha dedicato la propria storia alla causa del movimento delle donne dello sport più amato dagli italiani. Lasciato il calcio giocato all’età di 16 anni per via di un infortunio, Mattia ha iniziato a lavorare come addetto stampa della Real Aglianese. Le sue qualità lo hanno portato sempre più in alto, ricoprendo incarichi importanti per la Fiorentina Women’s FC, in qualità di manager di calciomercato, per poi accettare le sfide di Verona e Brescia. E poi l’avventura a Madrid, dove Martini con l’Atletico Madrid Femenino ha contribuito nelle vesti di manager e consulente (calciomercato) al titolo di campione della Liga, realizzando un primato non da poco: essere il primo dirigente italiano del calcio femminile ad aver vinto titoli nazionali in due Paesi diversi.

Ecco che la sua conoscenza e competenza è merce rara, che val la pena sfruttare per parlare dell’incontro di questa sera che vedrà impegnate l’Italia di Milena Bertolini contro il Brasile nei Mondiali 2019 in corso di svolgimento in Francia. Le nostre portacolori hanno già staccato il biglietto per gli ottavi di finale e vogliono chiudere i giochi della prima fase in vetta al raggruppamento C. Una sfida dal sapore particolare per Mattia, visto che tra le fila azzurre c’è Elena Linari e tra quelle verdeoro Ludmilla Da Silva che lui conosce benissimo vista l’esperienza con l’Atletico: “Sarà una gara dove prevarrà chi riuscirà a mantenere l’equilibrio: noi siamo molto brave a fare ciò, siamo tatticamente disciplinate. Contro l’Australia tale caratteristica penso che si sia notata e che si sia rivelata quel qualcosa che ci ha permesso di portare a casa i tre punti”, le considerazioni del manager nostrano, intervistato da OA Sport, che ha aggiunto ulteriori particolari relativamente allo stupore che sta suscitando in Italia la rappresentativa di Bertolini: “Sinceramente, non mi ha stupito niente, perché ho sempre sottolineato quanto il nostro calcio avrebbe potuto regalare sorprese e diventare nel giro di pochi anni uno tra i primi del mondo. Le azzurre hanno portato avanti un gioco ordinato e sempre gestito con raziocinio, concedendo poco ed arrivando senza problemi alla conclusione“.

Una Nazionale che sta sgretolando, step by step, alcuni dei pregiudizi riguardanti l’effettiva competitività italiana al cospetto di compagini più esperte. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, visto e considerato il pensiero secondo cui la pratica calcistica sia adatta solo agli uomini: “Lo sport è sport: indipendentemente dall’essere uomo o dall’essere donna, indipendentemente dal sesso. La prima volta questa frase la affermai nel gennaio del 2016 e continuo sempre ad esserne convinto ed a sostenere tale tesi“, la risposta di Martini, che ha detto la sua anche sulla questione legata al professionismo. Non è un mistero che le nostre giocatrici non godano ancora di questo status, in primis per via di un seguito non adeguato: “Il professionismo dovrà essere il passo ultimo di un processo ormai inevitabile, un passo da compiere nel più breve tempo possibile. Uno step che tutelerebbe sia le giocatrici, che sono coloro più importanti, e sia i club, i quali devono trovare sicurezza negli investimenti. Parlando del piano culturale, in Italia vi è una classificazione di genere nello sport, ma non solo, che inevitabilmente scade in stereotipi e pregiudizi. Da combattere e battere, da sradicare. Però, oltre la volontà di noi tutti addetti ai lavori od appassionati, ci vorrebbero prese di posizioni da parte del “Ministero dello Sport” (che attualmente non vede ministri con tale delega), “Della Cultura” e “Delle Pari Opportunità“, la chiosa del manager.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: Mattia Martini