Calcio
Calcio femminile, Mondiali 2019: l’Italia piange contro l’Olanda ma ha vinto la sua partita più importante
Lacrime e delusione. E’ sempre così quando si perde una partita, figuriamoci quando sei ad un Mondiale. Purtroppo, l’avventura dell’Italia di calcio femminile nella rassegna iridata termina qui. Le azzurre sono state sconfitte 2-0 dall’Olanda. Le reti di Miedema e di van der Gragt nella ripresa hanno regalato la semifinale e la qualificazione olimpiaca alle tulipane. Certo, un ko è sempre un ko ma stavolta, concedetecelo, un’eccezione la vogliamo fare.
Nel Paese più “risultista” che ci sia, buono solo a commentare gli eventi tramite almanacco, le nostre ragazze la loro partita l’hanno vinta perché sono riuscite a coinvolgere i tifosi, a far conoscere il movimento ed a dimostrare che il “Pallone” non ha un solo sesso. Spiace per chi oggi esulta, spiace per chi oggi non abbia apprezzato le gesta delle calciatrici. Del resto, partire sempre dal presupposto di uno sport solo maschile è l’errore. Vero è che qualcosina è cambiato e ciò lo si deve a queste calciatrici che in due anni sono state capaci di qualificarsi e di entrare nel novero delle migliori otto squadre di una competizione di questo livello.
Il “Grazie lo stesso”, quindi, non è di circostanza perché le emozioni non sono numeri, le emozioni non le puoi catalogare in ori, argenti e bronzi, le emozioni le puoi solo vivere e queste giocatrici ce ne hanno trasmesse in quantità industriale. I pianti sono pienamente giustificati ma oggi si è perso perché le rivali olandesi sono state più forti e hanno colto le loro occasioni, al contrario delle azzurre che nel primo tempo non hanno concretizzato in due circostanze. Il calcio è questo e come tale il responso del campo va accettato, tuttavia il meccanismo che questa manifestazione ha messo in moto nel nostro Paese va assolutamente valorizzato.
La creatività di Giugliano, le corse a perdifiato di Bergamaschi e di Guagni, la vena realizzativa di Girelli e di Giacinti sono le perle di una spedizione che però non devono trasformarsi in una cattedrale nel deserto. E’ necessario imparare da queste atlete e continuare a lavorare alacremente, per approssimarsi al professionismo, garantire una tutela delle giocatrici e nel contempo fare in modo che nelle sedi preposte alla formazione il detto di un secolo fa di Guido Ara (“Il calcio non è uno sport per signorine“) venga finalmente aggiornato.
Grazie azzurre!
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: LaPresse