Formula 1

F1, Ferrari in confusione, occorre mettere ordine e ritrovare una strada tecnica da seguire

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La F1 è pronta per riaccendere i motori in vista del GP del Canada, un circuito dati alla mano molto favorevole alle caratteristiche della Ferrari, che però mai avrebbe pensato di arrivare a questo appuntamento in una situazione così drammatica. L’avvio di stagione 2019 è stato a dir poco umiliante per tutto il team e la situazione non sembra destinata a migliorare, e nonostante si possa ipotizzare un rendimento migliore della SF-90 a Montreal è probabile che la differenza con Mercedes possa restare evidente anche nel prossimo GP, non essendo previsti grossi miglioramenti sulle vetture della Rossa; stando alle parole del suo Team Principal non ci sarà nessuna “risposta magica” che possa cancellare il divario prestazionale con Mercedes, ma è chiaro che la conformazione del tracciato completamente all’opposto rispetto a quella di Monaco dovrebbe aiutare le prestazioni del Cavallino.

La situazione interna non è delle migliori, il pasticcio (per chiamarlo con un eufemismo) di Monte Carlo non è il primo del post Sergio Marchionne, anche senza il tanto vituperato Maurizio Arrivabene gli errori strategici continuano a infierire sui già presenti problemi tecnici della vettura ed è assolutamente necessario cercare di ritrovare la direzione giusta al più presto. Charles Leclerc si è comportato in maniera esemplare dopo gli avvenimenti del Principato ma non è riuscito – e probabilmente non ne aveva alcuna intenzione – a nascondere l’enorme rammarico di aver bucato completamente il GP di casa per via di un errore a tutti gli effetti dilettantistico. Fa specie pensare che nessuno, neanche lo stesso Leclerc, abbia avuto “il coraggio di non rischiare”, di comprendere che a Monte Carlo un treno di gomme nuove in meno non vale assolutamente il rischio di partire dal fondo, eppure nessuno ha saputo prendere quella decisione, l’uomo si è affidato completamente al computer senza riuscire a compiere un semplice ragionamento aggiuntivo che solo un cervello umano può fare. E questo è forse il dato più inquietante.

Per la verità la nuova gestione di Mattia Binotto è riuscita, rispetto all’anno scorso, a infondere maggiore serenità nel box e ad eliminare le molte tensioni che si erano create, pare però anche aver aggravato la confusione enfatizzando il buco dirigenziale creatosi con la morte di Marchionne. Il Team Principal ci ha sempre messo la faccia nei delicati momenti di questo Mondiale, cercando di non nascondersi e di inneggiare al duro lavoro, ma allo stesso tempo appare forse incapace (o non abbastanza esperto) per gestire questa situazione spinosa e provvedere con soluzioni celeri; se Binotto è sul banco degli imputati lo sono forse ancora di più figure come quelle di John Elkann e Louis Camilleri che non appaiono in grado di fornire quel supporto dall’alto di cui la Ferrari avrebbe enorme bisogno in tempi come questi.

Già negli anni passati, sotto il controllo di Arrivabene, era parso evidente che soprattutto il reparto strateghi della Ferrari avesse grosse lacune rispetto alla concorrenza, che mancasse l’uomo in grado di prendere la decisione giusta al momento giusto anche contro dati e monitor, che dia sicurezza e la sensazione di avere la situazione in pugno anche nelle situazioni più al limite. E invece l’impressione che ne esce è purtroppo spesso quella contraria.

Allo stesso modo non va però cestinato tutto, i tecnici modenesi stanno già lavorando al progetto 2020 e la stagione è solo ad un terzo del suo cammino, c’è tempo per risollevare la testa e ripartire con serenità verso un obiettivo che, sfumato il Mondiale, può e deve essere quello di vincere qualche gara. E chissà che non possa accadere (se non prima) a settembre, a Monza, davanti alla marea rossa.

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Twitter: MickBrug

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Foto: Cristiano Barni / Shutterstock.com

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