Formula 1

F1, Mondiale 2019: Hamilton e un titolo già ipotecato? Ferrari sconfitta su tutti i fronti a Le Castellet

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Tra uno sbadiglio e un altro, è tempo di bilanci dopo il GP di Francia, ottava prova del Mondiale 2019 di F1. La gara di Le Castellet è stato teatro dell’ennesimo successo della Mercedes (siamo a quota otto), che punta con maggior convinzione a quanto seppe fare la McLaren nel 1988 (11 vittorie consecutive). Un andamento tanto esaltante per le Frecce d’Argento quanto annoiante per chi tifoso della Stella a tre punte non è.

Ieri Lewis Hamilton sembrava un astronauta a bordo di uno Shuttle: schiacciante la differenza rispetto al compagno di team ed al resto di tutta la compagnia. Il britannico ieri non ha voluto vincere ma dominare, per far capire a tutti che il campionato è già cosa sua. La sensazione è questa, nonostante le gare da disputare siano ancora tante. Prendere nota che Lewis abbia siglato un crono di soli 24 millesimi più lento rispetto al giro veloce del tedesco della Ferrari Sebastian Vettel, quando LH44 aveva gomme “blisterate” (assai usurate) e l’altro gomme morbide nuove, è una delle più grandi manifestazioni di forza che più si possano ricordare.

Ecco che i 36 punti di vantaggio sul finlandese Valtteri Bottas e i 76 su Seb sono quasi un nulla rispetto a questa evidenza. Verrebbe da dire quasi: “Game, set and match“. Una W10 performante, sfruttata al meglio dal suo leader designato che si avvicina sempre di più a qualcosa che sembrava inavvicinabile. Ci si riferisce ai 91 successi di Michael Schumacher. Lewis è a -12 e, di questo passo, le distanze potrebbero inesorabilmente accorciarsi. Lo stesso, invece, non si può dire della Rossa, sconfitta su tutti i fronti per quanto accaduto nel weekend transalpino.

Dal punto di vista politico, si deve constatare che i tempi di Montezemolo e Marchionne facciano parte dei libri di storia. Sì perché la gestione troppo “soft” della penalità comminata a Vettel in Canada ha questi crismi. Non ci si riferisce alla procedura, perché la modalità è stata perfetta, ma alla comunicazione. Forse alzare un po’ più la voce e far valere le proprie ragioni, anche con manifestazioni chiare della massima autorità ferrarista, non sarebbe stato sgradito. In questo senso, l’ultima valutazione risale al giro veloce di Charles Leclerc a Baku, poi poco o nulla.

In pista, poi, basta aver assistito a qualifiche e gara per rendersi conto che la miglior Mercedes e la miglior Ferrari sono due mondi diversi. Il differenziale in curva è quasi imbarazzante, visto che i km/h di differenza hanno raggiunto la doppia cifra. Pertanto, quanto ha saputo fare Leclerc (terzo) è stato più frutto delle abilità del pilota che di una macchina sempre decisamente problematica sull’avantreno. A ciò vanno aggiunti alcuni problemi di affidabilità, che hanno condizionato la prova di un Sebastian (quinto) con il morale basso anche per la decisione sul suo caso a Montreal. Una situazione, quindi, decisamente complicata, in cui i segnali di ripresa non sono avvertibili.

 

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