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Giro d’Italia 2019, il bilancio dei corridori italiani: Ciccone il nome nuovo, rivelazione Masnada. Azzurri spesso in evidenza

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Il Giro d’Italia 2019 si chiude con un bilancio positivo per i corridori italiani. In questa  edizione della Corsa Rosa sono arrivati cinque successi di tappa per l’Italia e inoltre un italiano è tornato a vestire la maglia rosa dopo tre anni di digiuno. Gli atleti del Bel Paese hanno saputo quindi mettersi in evidenza sulle strade di casa e i riscontri più positivi sono arrivati dai giovani, dando dei segnali importanti per il futuro del nostro movimento.

Giulio Ciccone e Fausto Masnada sono stati assoluti protagonisti in salita, riuscendo a fare il definitivo salto di qualità in una grande corsa. Il 24enne della Trek-Segafredo ha conquistato il tappone del Mortirolo e ha ritrovato così finalmente l’acuto, dopo che nel 2016 aveva stupito vincendo una tappa al Giro da neoprofessionista. Nei tapponi di montagna l’abruzzese è andato sempre all’attacco, prendendosi meritatamente la maglia azzurra di miglior scalatore. In futuro ha già detto che proverà a testarsi per la classifica generale e per quello che ha fatto vedere sulle grandi salite di questo Giro, avrà buone possibilità di lasciare il segno. Masnada, che ha invece 25 anni, dal canto suo arriva all’apice del percorso di crescita e dopo aver centrato due successi al Tour of the Alps, si e imposto anche in questo Giro, vincendo la tappa di San Giovanni Rotondo e buttandosi poi in tutte le fughe nelle tappe di montagna, dimostrando grande grinta e determinazione, che gli hanno permesso di ottenere infatti il premio come corridore più combattivo. Il portacolori dell’Androni Giocattoli-Sidermec è indubbiamente la rivelazione di questa edizione e sono già numerose le squadre WorldTour pronte e puntare su di lui per la prossima stagione.

Altro 25enne che ha ottenuto la prima grande vittoria della carriera è stato Damiano Cima, che ha saputo concretizzare in modo straordinario la fuga a Santa Maria di Sala. Il corridore della Nippo Vini Fantini Faizanè ha doti da velocista e nella 18ma tappa, al termine di una lunghissima fuga, è riuscito a sfruttarle al meglio per resistere al rientro del gruppo e battere un corridore come Pascal Ackermann allo sprint. Restando in tema di ruote veloci, non è invece riuscito a centrare il successo il campione italiano Elia Viviani. La pattuglia dei velocisti azzurri è stata complessivamente al di sotto delle aspettative, con il veronese che non è riuscito a reagire mentalmente dopo il declassamento della tappa di Orbetello, mentre i vari Matteo Moschetti, Giacomo Nizzolo, Jakub Mareczko e Davide Cimolai, si sono tutti piazzati più volte, ma senza trovare mai il vero acuto.

In evidenza poi Valerio Conti, che ha vestito per sei giorni la maglia rosa, onorandola al meglio. Il corridore della UAE-Team Emirates è riuscito con una grande azione tattica a prendere il simbolo del primato nella sesta tappa, chiusa al secondo posto e l’ha difesa con grande determinazione fino all’undicesima, cedendola poi al compagno di squadra Jan Polanc nella frazione di Pinerolo, in cui Cesare Benedetti ha vissuto il giorno più bello della sua carriera. Una vita da gregario, sempre al servizio dei compagni, con infinite trenate in testa al gruppo e a 31 anni è riuscito a centrare la prima vittoria da professionista, imponendosi nella fuga. Così come ha fatto Dario Cataldo, anche lui preziosissimo uomo squadra per l’Astana, che ha avuto la libertà di giocarsi le sue carte a Como e ha sfruttato al meglio l’occasione, battendo in volata Mattia Cattaneo, altro corridore che ha corso molto bene in questo Giro.

Menzione a parte per Vincenzo Nibali che ancora una volta è stato l’unico italiano nella top 10 della classifica generale, dando grande spettacolo in salita. Lo Squalo ha visto sfumare il sogno del terzo trionfo in carriera, chiudendo con un secondo posto che lascia un po’ l’amaro in bocca, visto che con una gestione diversa della tappa di Courmayeur, sarebbe probabilmente salito sul gradino più alto del podio. Il 34enne siciliano resta comunque la punta di diamante del movimento azzurro e i tifosi si sono esaltati nuovamente grazie ai suoi meravigliosi attacchi, che hanno animato i tapponi di montagna. Giusto citare anche Damiano Caruso, che ha svolto un lavoro eccezionale per supportare al meglio il proprio capitano, scortando Nibali nei momenti chiave della corsa.

In ottica classifica si deve accontentare del 14° posto invece Davide Formolo, che ha comunque fatto delle buone prestazioni in salita, andando vicino alla vittoria all’Aquila e ad Anterselva. Successo sfiorato anche da Andrea Vendrame, che a 24 anni ha dimostrato di avere delle grandi potenzialità visto che nella tappa di San Martino di Castrozza ha chiuso al secondo posto su un arrivo in salita, nonostante due problemi meccanici nel finale. Il corridore della Androni Giocattoli – Sidermec aveva già vinto in questa stagione la Tro-Bro Léon ed è un altro dei giovani italiani che potranno lasciare il segno nei prossimi anni.

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alessandro.farina@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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