Ciclismo

Gli infortuni nel ciclismo. Dolori al collo, mal di schiena, e… Nibali?

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Tra il 20% e il 40% dei ciclisti lamentano dolori cervicali e dorsali e tra il 30% e il 60% ha dolori lombari con un dato che non si discosta di molto rispetto alla popolazione in generale: ma perché uno sportivo dovrebbe avere questi problemi?

La adeguata preparazione di un Atleta di qualsiasi livello non può prescindere dalla disponibilità di un TEAM MULTIDISCIPLINARE, ma costi e difficoltà di reperire professionalità adatte rendono alquanto difficile se non proibitivo il compito, con la conseguenza di RIDOTTA PERFORMANCE e PROBLEMATICHE FISICHE soprattutto tenendo conto del fatto che si mantiene una posizione innaturale per molto tempo. Queste problematiche con il tempo condurre a vere e proprie PATOLOGIE (ernie discali, fratture, contratture…).

Ecco che avere a disposizione un Dispositivo Medico come il DYNAMIC MOVEMENTS KIT® (rif. E. Salteri, M. Rossato: ” Far Infrared Emitting medical devices for Treatment of diseases and/or disorders of the postural system” Poster presentation / European Journal of Integrative medicine 4S (2012) pg 139) di cui parleremo permette di agire almeno su FUNZIONALITA’ VISIVA BINOCULARE e MOBILITA’ DEL SISTEMA BACINO COLONNA senza l’intervento di terapeuti o per facilitare il lavoro del Team e senza che costituisca doping tecnologico in quanto si ripropone di mantenere per quanto possibile il ciclista (ma non solo quello!) nella propria fisiologia .

Figura n.1: risultati del test effettuato da una Azienda del settore su ciclisti professionisti

Questo articolo è diretto sia agli Addetti ai lavori che agli Atleti, nella speranza di poter dare qualche risposta e offrire la mia proposta sia in tema di prevenzione che di trattamento.

Nella prevenzione del ‘mal di schiena’ in generale l’attenzione è tutta diretta sulla posizione in sella in un rapporto ‘geometrico’ tra mezzo meccanico e atleta, mentre il trattamento insegue il sintomo, come spesso purtroppo solitamente accade, senza che ci si interroghi sui meccanismi che regolano il funzionamento della nostra MACCHINA-CORPO, affrontando in tal modo i fattori predisponenti e le CAUSE. Persino il prezioso intervento del Chiropratico e/o dell’Osteopata, tanto valido sull’acuto, in realtà non può risolvere definitivamente il problema che tenderà a ripresentarsi e non può essere presente in… bicicletta durante gara e allenamento.

Quando si parla di POSTURA (rif.  Linee Guida Nazionali sulla Classificazione, inquadramento e Misurazione della Postura e delle relative Disfunzioni (Ministero della Salute Segretario generale Ufficio 2, 29 dicembre 2017)) spesso le idee sono confuse in quanto viene spesso scambiata con il termine POSIZIONE: in realtà la prima esprime una condizione non modificabile volontariamente, che deriva dall’interazione tra la QUALITA’ delle informazioni che il nostro computer centrale riceve sia dall’esterno attraverso OCCHI (rif. Eye and neck proprioceptive messages contribute to the spatial coding of retinal input in visually oriented activities. Roll,-R; Velay,-J-L; Roll,-J-P Exp-Brain-Res. 1991; 85(2): 423-31. e Amblard B., Cremieux J.: Rôle de l’information visuelle du mouvement dans le maintien de l’équilibre postural chez l’homme – Agressologie, 17,25-36, 1976), PIEDI (rif. Villeneuve P. e coll. Piede, equilibrio e postura Marrapese Editore 1988; 26. 118 e Roll,-R; Kavounoudias,-A; Roll,-J-P Cutaneous afferents from human plantar sole contribute to body posture awareness. Neuroreport. 2002 Oct 28; 13(15): 1957-61.), PELLE (rif, Roll,-R; Kavounoudias,-A; Roll,-J-P Cutaneous afferents from human plantar sole contribute to body posture awareness. Neuroreport. 2002 Oct 28; 13(15): 1957-61), BOCCA (rif. S.E. Salteri .Ottobre 2010, Ischia CIES Italia con il Patrocinio dell’Università Federico II di Napoli, Cattedra Ortodonzia. Atti del Congresso Italo-tedesco di Posturologia. Evidence Based on Posturology. Relatore: ‘ Ruolo dell’Apparato Stomatognatico nel contesto del Sistema Tonico Posturale: proposta di nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche’ ECM e MEYER J. Participation des afférences trigéminales dans la régulation tonique posturale orthostatique. Intérêt de l’examen systématique du système manducateur chez les sportifs de haut niveau. Paris. Thèse de 3e cycle pour le Doctorat en Sciences odontologique. 1977) ORECCHIO INTERNO (rif. Kandel E., Schwartz J., Jessell T. Principi di neuroscienze Ed Ambrosiana III edizione 2003; 514-560 1319, 1343), che dall’interno soprattutto attraverso il SISTEMA FASCIO-MISCOLO-TENDINO-SCHELETRICO (rif. Scherrington C. S. Postural activity of muscle and nerve. Brain. 1915. 38: 191-234. e ROLL J.P., VEDEL J.P. Kinaesthetic role of muscle afferents in man, studied by tendon vibration and microneurography. Exp. Brain Res., ,47, 177-190, 1982). Nel caso della POSIZIONE invece ci si riferisce a un qualcosa che volontariamente decidiamo di assumere.

Ovviamente la LA POSTURA DETERMINA LA QUALITA’ DI QUALSIASI POSIZIONE ASSUNTA più o meno a lungo e quindi una disfunzione posturale aggrava notevolmente le conseguenze di qualsiasi posizione soprattutto se scorretta o non fisiologica e mantenuta per molto tempo (quella in bicicletta per esempio): da qui l’importanza della ‘messa a punto’ della MACCHINA-CORPO DELL’ATLETA.

I miei studi hanno dimostrato un concetto assolutamente ‘rivoluzionario’ e secondo me prezioso vista, come vedremo, l’altissima probabilità che si realizzi: sono giunto a concludere e a poter dimostrare che tutte le volte che la QUALITA’ delle informazioni che arrivano al nostro cervello attraverso i principali sensori (SISTEMI RECETTORIALI) e cioè OCCHI, PIANTA DEI PIEDI, BOCCA e PELLE non è secondo fisiologia si ha, oltre alle disfunzioni e alla sintomatologia correlata, un BLOCCO TORSIONALE DEL BACINO e DELLA COLONNA SUL PIANO FRONTALE. Non so perché ma è così! PURTROPPO!

Queste informazioni possono essere non fisiologiche, cioè che si discostano qualitativamente dall’informazione di partenza ( le onde elettromagnetiche nel range del visibile a partenza dal mondo che ci circonda per quanto riguarda gli occhi, il terreno sul quale ci appoggiamo, il rapporto reciproco delle nostre arcate dentali attraverso contatto dento-dentale, il tatto attraverso la nostra pelle per esempio) per:

  • un problema legato al recettore (DISTURBO DELLA BINOCULARITA’, MALOCCLUSIONE, PIEDI VALGHI/VARI/DOPPIA COMPONENTE(PIATTI/CAVI,…
  • una non adeguata ‘MEDIAZIONE’ quale quella per esempio che viene operata da lenti correttive non adeguate o rese tali dall’ipoconvergenza oculare, da certe caratteristiche delle nostre scarpe, da uno splintaggio per stabilizzare un trattamento ortodontico, da un bite magari fatto passare per ‘posturale’ o da un piercing o una cicatrice che… non dovrebbero esserci.

Mi rendo conto possa sembrare strano ma sono casi che affronto quotidianamente nel corso di visite posturologiche (Posturologia Vettoriale Interdisciplinare) (rif. Salteri S.E. Posturologia vettoriale Interdisciplinare Cavinato International Ed. , 2016). In questo articolo metterò in guardia nei confronti del principale… killer (inconsapevole)… nascosto”: LA SCARPA SPORTIVA!!!!

Dopo oltre 25 anni di esperienza sia con sportivi che con gente comune, durante i quali non ho mai smesso di mettere in discussione metodi utilizzati e risultati ottenuti, ho imparato che l’errore più grave e a mio avviso determinante la maggior parte delle problematiche fisiche e di performance sofferte da molti pazienti e quasi tutti gli atleti, indipendentemente dal tipo di sport praticato (persino negli scacchi bisogna star seduti a lungo!), consiste nel dare per scontato che tutto il sistema articolare (in primis colonna e bacino) funzioni sempre perfettamente, senza blocchi o limitazioni funzionali.

Figura n.2: Blocco della Colonna sul Piano frontale con le VERTEBRE CERNIERA DISFUNZIONALI che con il tempo diventano PATOLOGICHE(da registrazione reale mediante Spinal Mouse e ricostruzione virtuale)

Nell’esempio la colonna lombare è praticamente bloccata sulle flessioni laterali, il blocco torsionale del bacino si fa sentire anche nelle flessioni laterali quando il fianco invece di abbassarsi si alza omolateralmente al movimento: in bicicletta produrrà uno sbandamento laterale durante la pedalata. Questa inaspettata quanto evidente conclusione è emersa da subito osservando degli accertamenti strumentali nei quali tutti i Pazienti con lombalgia mostravano, alla prima visita o in caso di fallimento del trattamento, una mobilità della colonna estremamente ridotta, essenzialmente sul piano frontale, praticamente mai indagato persino durante le visite fisiatriche.

Da Esperto in Chiropratica, ricercandolo, ho constatato l’associazione di questa disfunzione con un blocco torsionale bel bacino che produce persino una variazione asimmetrica dell’asse del tallone. Questa ultima problematica condizionerà anche la distribuzione della spinta sul pedale e quindi anche la potenza espressa dalla pedalata stessa.

Figura n. 3 : Blocco Torsionale del bacino

  1. Quindi abbiamo detto che “qualsiasi alterazione qualitativa delle informazioni (dirette o mediate per esempio da scarpe, occhiali, bite,…) che giungono al nostro SNC anche da una sola di queste fonti, produce alterazioni nell’assetto statico/dinamico della ‘macchina-corpo con sbilanciamenti sul piano sagittale e/o frontale, contratture, alterata distribuzione dei carichi ma soprattutto BLOCCO/LIMITAZIONE DELLA DINAMICA DI MOVIMENTO DELLA COLONNA SUL PIANO FRONTALE E TORSIONALE DEL BACINO
  2. Questa è una condizione ASSOLUTAMENTE REVERSIBILE ma che se sostenuta a lungo produce vere e proprie PATOLOGIE riducendo nel contempo la performance sia sportiva che nella vita quotidiana di qualsiasi Persona, indipendentemente dall’età e dalle ambizioni.
  3. Parimenti qualunque sia la causa della disfunzione posturale che deriva da una alterazione qualitativa di queste informazioni, il corpo cercherà di assumere la postura che garantirà di ricevere il minore disagio e la minore perdita di funzionalità. Si avvia un sistema causa-effetto che può andare avanti finché il corpo è in grado di“compensare” non essendo in grado di autocorreggersi: in seguito i compensi si organizzeranno e il sistema di stabilizzerà nello squilibrio. In tutte le fasi del processo vi sarà una ALTERAZIONE DELLO SCHEMA MMOTORIO DI BASE con RIDOTTA PERFORMANCE AGONISTICA.

Questi BLOCCHI FUNZIONALI DEL SISTEMA BACINO-COLONNA (rif. S.E.Salteri ‘Posturologia Vettoriale Interdisciplinare’, 2016 Cavinato International Editore) potrebbero spiegare persino il motivo per cui il noto campione del ciclismo ha riportato la frattura proprio della decima vertebra dorsale e non di altre: vedremo infatti che non a caso i tratti del passaggio dorso-lombare e dorsale sono proprio quelli che maggiormente vengono colpiti in patologie degenerative del rachide, quale per esempio l’osteoporosi, dove nella genesi del crollo/frattura l’azione del trauma è rivestito dalla scarsa qualità del metabolismo dell’osso legata a sesso e invecchiamento. In entrambi i casi, dal punto di vista della dinamica della colonna, paradossalmente si trovano blocchi negli stessi tratti della colonna!

Figura n. 4: Nibali infortunato

DINAMICA DELLA MACCHINA-CORPO
Nella ‘STRATEGIA PER LA VITTORIA’ nel CICLISMO gli elementi in ballo dovrebbero essere essenzialmente tre:
A. Le condizioni di GARA che l’atleta deve essere in grado di poter affrontare al meglio: caratteristiche del terreno, varianti climatiche, disposizione e comportamento del pubblico spesso indisciplinato
B. IL MEZZO MECCANICO, che deve adattarsi alle caratteristiche dinamiche e strutturali dell’atleta con variabili legate al tipo di gara
C. La MACCHINA-CORPO dell’atleta che deve subire una ‘messa a punto’ particolarmente accurata quanto complessa. Questa deve comprendere l’ELEMENTO PSICOLOGICO, la MOBILITA’ STRUTTURALE, la FUNZIONALITA’ DEL MOTORE MUSCOLARE con tutte le componenti correlate, una CORRETTA ALIMENTAZIONE, la SALUTE COMPLESSIVA (sistema immunitario, metabolismo, respirazione) e… solo infine l’ALLENAMENTO al GESTO ATLETICO che deve costituire la sintesi di tutto. Senza una messa a punto adeguata qualsiasi allenamento non porterà mai ad una PERFORMANCE MASSIMALE ed anzi predisporrà l’atleta a rischi per la propria incolumità soprattutto in casi di imprevisti, così come è successo, a mio avviso, a Nibali. L’aggravante presente nel ciclismo come in altri sport (motociclismo, automobilismo, hockey ghiaccio…) è rappresentata dalla POSIZIONE FORZATA INNATURALE con i vincoli determinati da pedali, sellino e manubrio (catena cinetica chiusa).

Figura n. 5 : Blocchi della Colonna sia sul piano frontale che sagittale

Noi siamo nati per camminare in posizione eretta, con particolari movimenti reciproci dei nostri arti e il capo dovrebbe avere un determinato allineamento soprattutto sagittale: in queste condizioni avremo, tra l’altro, una ottimale distribuzione dei carichi sulle strutture della colonna. Il particolare SCHEMA MOTORIO, c.d. a CATENA CINETICA CHIUSA, rende molto complessi eventuali meccanismi di compenso a limitazioni articolari e/o muscolari.

Figura n. 6: evoluzione umana… e ciclismo

A proposito della nostra ‘messa a punto’ merita un cenno particolarmente importante la FUNZIONE VISIVA BINOCULARE, fondamentale quanto assolutamente ignorata. La corteccia cerebrale degli atleti di alto livello è un po’ più spessa in alcune aree del cervello (SOLCO TEMPORALE SUPERIORE) e questa variazione anatomica è legata al livello di allenamento. Questo aumento di spessore interessa un’area coinvolta nell’elaborazione degli stimoli socialmente rilevanti e nella percezione del movimento degli esseri viventi. Gli atleti si distinguono dalle persone normali per la capacità di seguire gli elementi che si muovono velocemente e di imparare rapidamente come farlo in scene dinamiche molto complesse (rif. “Nature Scientific Communication” . Jocelyn Faubert, del Visual Psychophysics and Perception Laboratory dell’Università di Montreal, in Canada).

In molti sport come il ciclismo l’atleta agisce in condizioni dinamiche, cioè mentre è in movimento, con la necessità di mantenere l’equilibrio e con continue interruzioni nella scena visiva. Ovviamente, sport dinamici richiedono quelle abilità visive che vengono integrate con altre modalità sensoriali e motorie. Il livello di prevedibilità e stabilità dell’ambiente, nel quale viene eseguito lo sport, condiziona l’abilità motoria richiesta (Schmidte Wrisberg, 2006) e quindi le abilità visive più rilevanti.

Uno scambio nel tennis, difendere durante un contropiede nel calcio sono due esempi in cui è richiesta un’abilità aperta (open skill), perché le possibili “mosse” dell’avversario sono imprevedibili, ma anche lo scatto dell’avversario nel ciclismo, l’andatura in colonna e la presenza di ostacoli imprevisti sul terreno costituiscono variabili che potrebbero, se non affrontate tempestivamente, compromettere sia la gara che l’integrità dell’atleta. Abilità aperte richiedono maggiori capacità di adattamenti improvvisi, quindi abilità visive dinamiche con una rapida elaborazione dell’informazione (rif. ZERI F., La perfomance visiva nell’attività sportiva, dalla rivista P.O.Professional Optometry,Agosto 2008).

Figura n.7: test di convergenza prossimale (A). A destra (B) il deficit di convergenza

L’IPOCONVERGENZA OCULARE PROSSIMALE, prevenuta e trattata dal DYNAMIC MOVEMENTS KIT®, praticamente quasi sconosciuta in Italia al di là di Chi si occupa di POSTURA e ORTOTTICA, evidenzia un deficit della funzione visiva binoculare, che a sua volta influenza le capacità cognitive; la capacità di concentrazione nelle fasi finali della gara soprattutto quando stress e stanchezza si fanno sentire e la capacità di localizzare ostacoli e distanze reciproche tra gli atleti. La presenza di un cattivo coordinamento tra i due occhi limita persino tutti i movimenti del collo (Salteri, Vannella), influenza la posizione del capo con tendenza alla inclinazione e/o rotazione, con il collo già messo a dura prova dal casco tra l’altro in posizione sbilanciata in avanti e persino l’assetto del cingolo scapolare che viene messo in torsione con sbilanciamento tra le spalle (B.Bricot).

I SEGNI DI UNA IPOCONVERGENZA VISIVA PROSSIMALE SONO:

  • BASCULA DI SPALLE (una spalla più alta dell’altra)
  • POSIZIONI ANOMALE DEL CAPO (inclinato e/o ruotato)
  • LIMITAZIONE IN TUTTI I MOVIMENTI DEL COLLO (Salteri, Vannella)

La CORRETTA PERFORMANCE VISIVA aiuta l’atleta :

  • nell’impostazione della curva,
  • una corretta valutazione della distanza tra le altre auto e i cordoli,
  • un maggior rilassamento dei muscoli del collo sottoposti allo stress delle accelerazioni angolari
  • dovuta concentrazione
  • migliora i tempi di reazione
  • migliora il campo visivo e la capacità di tenere il controllo sui comandi e sulla pista contemporaneamente
  • riduce il rischio di incidenti.

Figura:n, 8 uno studio effettuato in collaborazione con A.Vannella utilizzando il Sysmotion dimostra un nesso tra ipoconvergenza e riduzione di tutti i movimenti del collo nonché un miglioramenti di tutti questi mediante l’applicazione del DYNAMIC MOVEMENTS KIT accanto all’occhio ipoconvergente.

Il passaggio dell’Uomo dalla quadrupedia alla bipodalità ha guidato l’organizzazione neurologica ma soprattutto la struttura portante del corpo adattandola alla particolare condizione nella quale la nostra ‘macchina.corpo’ deve perennemente lottare contro la forza di gravità. Si può tranquillamente affermare che nell’evoluzione della specie LA FUNZIONE HA CONDIZIONATO LA FORMA, quindi ciascuna parte del nostro corpo è fatta come è fatta ed è messa dove è messa in quanto siamo nati per camminare… in avanti, in posizione eretta, con sguardo all’orizzonte, in un particolare allineamento sagittale leggermente sbilanciato in avanti precisamente di 3,4° (Loram & Lakie) con oscillazioni continue di 112 Htz e un continuo minimo richiamo all’indietro vista una tendenziale caduta in avanti quale preparazione al movimento.

Strutturalmente, ovviamente semplificando al massimo, noi vediamo tre masse principali, cioè CAPO, TORACE, BACINO (quelle che chiamo i TRE SCRIGNI, in quanto custodiscono gli organi vitali per la sopravvivenza) sostenute da una COLONNA VERTEBRALE che dispone di DUE TRATTI CON GRANDE MOBILITA’, i tratti cervicale e lombare, DUE TRATTI A MOBILITA LIMITATA, con funzione essenzialmente di sostegno e cioè i tratti dorsale e sacro-coccigeo. Il tutto è appoggiato su due grandi leve che si muovono più o meno velocemente in modo alternato sul piano sagittale e che possano flettersi nel movimento o per assumere la posizione seduta.

Il movimento di flessione laterale si articola FISIOLOGICAMENTE a livello del passaggio lombo-sacrale (VERTEBRA CERNIERA FISIOLOGICA) e nel movimento il piano sacrale si abbassa omolateralmente (rif. Kapandji I.A. Physiologie articulaire. Maloine Fascicule 2 1977) alla flessione.

Figura n. 9: i tre scrigni e mobilità fisiologica

Il BACINO in questo contesto assume un RUOLO IMPRESCINDIBILE in quanto deve mediare tra il movimento delle gambe e la colonna con le proprie articolazioni che dovranno essere sempre mobili nei vari schemi di movimento e nella stazione eretta. Il bacino, (IMPORTANTISSIMO NEL CICLISMO) interverrà anche durante la posizione seduta nella quale alla flessione delle gambe deve seguire uno scivolamento delle ali iliache sul sacro che permettono alla colonna di rimanere rimanere eretta e stabile il più possibile nel rispetto della DISTRIBUZIONE FISIOLOGICA DEI CARICHI. Fisiologicamente, quindi, la nostra colonna sul piano frontale deve far perno sul passaggio lombo-sacrale e il piano sacrale deve essere orizzontale per permettere alla colonna di essere dritta.

Figura n. 10: confronto tra misurazione mediante Spinal Mouse e ispezione

Nel blocco delle alterazioni della dinamica del sistema bacino-colonna il piano sacrale si inclina stabilmente e spesso si blocca anche il complesso gioco tra sacro e ali iliache dove c’è una articolazione ‘a banana’ che le permette e di creano uno o più vertebre cerniera appunto nei tratti sovrastanti .

Un concetto noto a Chiropratici ed Osteopati: il bacino non si blocca così com’è ma in atteggiamento TORSIONALE producendo nel contempo una INCLINAZIONE DEL PIANO SACRALE e la creazione di una FALSA GAMBA CORTA con conseguente ATTEGGIAMENTO SCOLIOTICO complessivo.

E’ proprio il blocco del bacino che complicherà la vita al tecnico durante la personalizzazione della bicicletta: mi raccontava un amico che talvolta è dovuto ricorrere alla parziale riduzione della sella per ovviare al problema e a variare la lunghezza di una pedivela rispetto all’altra.

In questi casi la pedalata sarà ondeggiante e parte dello schema motorio sarà sprecata, con tutto quanto ne consegue, per mantenere l’equilibrio e questo anche e soprattutto in presenza di ipoconvergenza oculare quando spesso il capo è inclinato lateralmente portandolo al di fuori dell’asse di allineamento sul mezzo.

E’ estremamente facile, una volta conosciuto, dimostrare il blocco del bacino sia per esempio con il TEST clinico DI GILLET in aggiunta per esempio a misurazioni strumentali quali per esempio quella effettuata mediante lo SPINAL-MOUSE®. Si pensi che ancor oggi la mobilità del bacino è messa in discussione da una parte (arretrata) dell’Ortopedia, della Fisiatria e della Radiologia grazie a un malaugurato studio effettuato su qualche migliaio di… cadaveri nei quali sicuramente il bacino non si muove.
Il blocco del bacino determina anche un carico asimmetrico sul pedale che ostacola una spinta massimale quale avverrebbe se condotta con tutta le pianta e crea una FALSA GAMBA CORTA che rende la vita difficile a Chi si occupa di fare l’assetto del sistema sellino- lunghezza dei pedali.

PROBLEMI DELLA COLONNA CERVICALE

La posizione in flessione anteriore del ciclista favorisce anche l’espressione di altri problemi a livello CERVICALE.

La POSIZIONE DEL CAPO in condizioni fisiologiche, nella stazione eretta, sul piano frontale dipende essenzialmente dalla binocularità, sul piano sagittale dipende dall’interazione tra BINOCULARITA’, DEGLUTIZIONE, OCCLUSIONE DENTALE: in presenza di CERVICALGIA bisogna interrogarci prima di tutto se a questo livello ci sono delle disfunzioni e correggerle, soprattutto in sport quali il CICLISMO dove il capo è già ‘normalmente’ sottoposto a stress continuo in quanto sbilanciato in avanti per una POSIZIONE (volontaria) INNATURALE. Dovete sapere che per ogni centimetro di sbilanciamento in avanti il peso del capo aumenta di 5,4 Kg (Kapandjie)! Pensate cosa accade se già in partenza il capo è già proteso in avanti per una POSTURA (involontaria!) NON FISOLOGICA (occhi, deglutizione, occlusione) tenuta al di là del gesto atletico.

Figura n. 11 : lo spostamento in avanti protratto del capo produce sovraccarico e problematiche cervicali

E’ evidente come tutte le problematiche citate contribuiscano siano la causa della comparsa di SINTOMATOLOGIA e il CONDIZIONAMENTO DELLO SCHEMA CORPOREO NEL GESTO ATLETICO: complessivamente RIDOTTA PERFORMANCE e criticità per la SALUTE DELL’ATLETA.

Solo uno STATUS FISIOLOGICO fornirà gli strumenti per ovviare le conseguenze di una POSIZIONE INNATURALE associata allo STRESS PSICO-FISICO in condizioni di CATENA CINETICA CHIUSA.
Una soluzione complessiva potrà essere ipotizzata solo grazie alla disponibilità di un TEAM MULTIDISCIPLINARE ma costi e la difficoltà di reperire professionalità adatte rendono alquanto difficile se nonm proibitivo il compito, senza parlare del ciclista amatoriale e di chi non ha queste possibilità.

Ecco che avere a disposizione un kit come il DYNAMIC MOVEMENTS KIT® permette di agire su FUNZIONALITA’ VISIVA BINOCULARE e MOBILITA’ DEL SISTEMA BACINO COLONNA senza l’intervento di terapeuti .

LA SCARPA SPORTIVA… UN BEL PROBLEMA!

Tutti i trattati di NEUROFISIOLOGIA descrivono i migliaia di ‘SENSORI’ SENSIBILISSIMI (0,5 g e rilievi fino al centesimo di millimetro) dislocati a più livelli sia sulla pianta che all’interno del piede. Questi rivestono un ruolo importantissimo nell’economia neurofisiologica del nostro corpo (rif. Bourdiol R.J., Capelus F., Ngyen Tan H. Hatoum P.: Pied et statique – Maison, Paris, 1980): è importante per esempio la loro stimolazione indotta dal peso per migliorare la risposta corticale nello schema di movimento (rif.  Mouchnino L, Fontan A, Tandonnet C, Perrier J, Saradjian AH, Blouin J, Simoneau M. Facilitation of cutaneous inputs during the planning phase of gait initiation.J Neurophysiol. 2015 Jul;114(1):301-8. doi: 10.1152/jn.00668.2014. Epub 2015 Apr 29. Erratum in: J Neurophysiol. 2015 Nov;114(5):3029. Saradjian, Anahid [corrected to Saradjian, Anahid H].). Questo per esempio ha ispirato l’idea di sottoporre ad una stimolazione meccanica i recettori plantari degli astronauti per prevenire le conseguenze dell’assenza di gravità (rif. Khusnutdinova D, Netreba A, Kozlovskaya I. Mechanic stimulation of the soles support zones as a countermeasure of the contractile properties decline under microgravity conditions. J Gravit Physiol 2004; 11(2):P141-142., Sayenko IV, Miller T., Ivanov O., Galanov D., Guekht A. The method of mechanic stimulation of the support zones as a way to maintain activity of the tonic muscular system during functional support deprivation. In: Motor Control, edited by Gantchev N and Gantchev GN. Sofia: Academic Publishing House, 2005, p. 200-207., e Layne CS, Forth KE, Baxter MF, Houser JJ. Voluntary neuromuscular activation is enhanced when paired with a mechanical stimulus to human 117 plantar soles. Neurosci Lett 2005; 334(2):75-78.).

Figura n. 12: esempio con scarpe da calcetto. In questo caso è sufficiente togliere l’interno morbido

Figura n. 13: in questo caso evidentemente altre caratteristiche della scarpa bloccano il bacino rendendo necessario il DYNAMIC MOVEMENTS KIT che annulla l’interferenza della scarpa non fisiologica sulla diinamica del sistema bacino-colonna. Evidente anche come il trattamento dell’ipoconvergenza oculare migliori anche tutti i movimenti del collo

E’ ormai acclarato per esempio che rilievi superiori a 2,5 mm inducono riflessi non fisiologici (Riflesso miotatico inverso) che danneggiano gli equilibri ostemuscolari del piede eppure si continuano a fare solette ‘a stampo’ che tra l’altro annullano anche la molla torsionale che permette al piede di accumulare energia per liberarla nella spinta dell’alluce. Ma perché UN INTERNO SAGOMATO e/o TROPPO PICCOLO e/o soprattutto MORBIDO non rispettano la fisiologia? In natura il terreno morbido non esiste e l’informazione in partenza corrispondente al ‘duro’ viene riconosciuta grazie all’evoluzione umana partita circa 7 milioni di anni fa con il Sahelanthropus tchadensis.

Figura n. 14: come si misura la forma della scarpa.

Un esempio paradossale riferito all’informazione visiva rappresentato dall’onda elettromagnetica proveniente dalla realtà circostante: se per assurdo esistessero occhiali in grado di assorbire il range che va dall’infrarosso all’ultravioletto esclusi ci renderebbero ciechi pur permettendo il passaggio di una parte della frequenza ma al di fuori del campo del visibile.

Contemporaneamente alla ricezione delle caratteristiche fisiche del terreno (informazione di partenza) la normale dinamica del passo si articola sul meccanismo di una leva torsionale che si carica a partenza dal tallone>parte laterale della pianta>V>I>spinta dell’alluce (si vede benissimo sulla pedana baropodometrica lunga di cui dispongo): una soletta a stampo annulla questo movimento fisiologico.

La consapevolezza e la diffusione di questi concetti su ampia scala ci preserverebbe almeno dalla quota di problematiche derivante da SCARPE NON FISIOLOGICHE. Come in tutte le cose però bisogna fare i conti con la realtà e con la lentezza che certe nuove scoperte necessitano per venir metabolizzate.

Quindi come spesso accade invece di cambiare il mondo allo schiocco delle dita bisogna pazientare e contemporaneamente dobbiamo fare i conti con la realtà trovando delle soluzioni a problemi apparentemente ‘irrisolvibili’. Fisiologiche o meno CICLISTI, CALCIATORI, SCIATORI, PATTINATORI, ROCCIATORI… infatti hanno e devono avere quella particolare tipologia di calzatura, ma sappiamo che sia per l’interno morbido, che per la presenza di rilievi eccessivi, sia per dimensioni spesso ridotte inducono un BLOCCO DEL SISTEMA BACINO COLONNA con tanto di VERTEBRE CERNIERA DISFUNZIONALI e con tutto quanto ne consegue ed allora cosa fare?

FINO AD OGGI NON C’ERA NESSUNA REALE RISPOSTA A QUESTA DOMANDA mentre ora grazie al Dynamic Movements Kit® possiamo mantenere mobile il sistema bacino-colonna nonostante la scarpa o altra problematica ed intervenire per favorire la binocularità.

IL DYNAMIC MOVEMENTS KIT®: UNA PROPOSTA/RISPOSTA PER TUTTI
La ricerca di nuove soluzioni e la passione per il nostro lavoro che ci porta a soffermarci più sui fallimenti che sui successi ha motivato la mia professione e l’ha portata ad inventare e rendere disponibili dei particolari DISPOSITIVI MEDICI che a mio avviso risparmiano molto lavoro velocizzando i tempi ed ottimizzando i risultati.

Il mio DYNAMIC MOVEMENTS KIT, che come vedremo è composto da due applicativi da mettere sotto i piedi ed uno per la funzione visiva binoculare, parte da molto lontano: nel 1911 si inizia ad ipotizzare di poter condizionare il corpo con stimoli esterni: il medico russo Ilya Fadeevitch Tsion, detto Elie di Cyon, professore di fisiologia all’accademia militare di San Pietroburgo iniziò ad osservare modificazioni indotte da una particolare lente detta prismatica negli animali.

Ma è al prof J.P. Roll e Colleghi che si devono gli studi sugli effetti di stimoli vibratori posizionati in particolari punti dell’Essere Umano (rif. ROLL J.P. , ROLL R. Kinesthetic and motor effects of extraocular muscle vibration in man. In: Eye movements. Amsterdam J.K. O’REGAN & A. LEVY-SCHOEN (Eds. ). 57-58, 1987, Kavounoudias A., Roll J.P., Roll R., Gilhodes J.C., Bouquerel A. (1998) Réponses posturales induites par stimulation vibratoire des afférences cutanées plantaires chez l’homme. In Pied équilibre et rachis, Ph Villeneuve, Frison-Roche, Paris e BIGUER B., DONALDSON I. M., HEIN A., JEANNEROD M. Neck muscles vibration modifies the representation of visual motion and direction in man – Brain, 111: 1405-1424, 1988, Roll,-R; Velay,-J-L; Roll,-J-P Eye and neck proprioceptive messages contribute to the spatial coding of retinal input in visually oriented activities. Exp-Brain-Res. 1991; 85(2): 423-31): praticamente si realizzavano movimenti virtuali (avvertiti ma non reali) e/o effettivi globali o segmentari.

Sono però i miei studi che hanno dimostrato effetti ben più rilevanti, misurabili e dimostrabili sia sul piano clinico che strumentale, utilizzando una PARTICOLARE FREQUENZA ENDOGENA non compresa nello spettro del visibile, il lontano infrarosso, interna al nostro corpo, che, RIFLESSA grazie ad un particolare materiale capace di rifletterla in emissione dal nostro Corpo.

L’uso dell’INFRAROSSO ESOGENO (con una fonte artificiale o meno esterna rispetto al nostro corpo) non è affatto una novità (laser a infrarossi, stanze termali a infrarossi, lampade a infrarossi,…) soprattutto per la capacità di penetrare in profondità (rif. H. P. Schwan and G. M. Piersol   “The absorption of electromagnetic energy in body tissues”, Amer. J. Phys. Med.,  vol. 33,  pp.370 -404 1954, T. S. England  “Dielectric properties of the human body for wavelengths in the 1-10 cm range”, Nature,  vol. 166,  pp.480 -481 1950  e I. Chatterjee , M. J. Hagmann and O. P. Gandhi  “Electromagnetic absorption in a multi-layered slab model of tissue under near-field exposure conditions”,  Bioelectromagnetics,  vol. 1,  pp.379 -388 1980) per l’effetto antalgico e per l’azione sui capillari, ma Nessuno fino ad oggi ne aveva scoperto un’azione addirittura sullo schema corporeo.

Materiale simile al mio viene usato a mio avviso nel modo sbagliato sotto forma di (discutibili) magliette o capi di abbigliamento.
Dalle certificazioni a mia disposizione posso affermare, a differenza di quanto affermato da Questi ultimi che i miei Dispositivi Medici, posizionati in punti particolari (e solo in quelli!) NON riflettono calore (certificato dall’Associazione Italiana di Termografia), NON agiscono su nessun microcircolo, NON hanno azione antalgica diretta, NON sono radioattivi (certificato dall’ARPAV Torino), ma RIFLETTONO ESCLUSIVAMENTE LA COMPONENTE FREQUENZIALE DEL LONTANO INFRAROSSO (Certificato dal CNR Nanotecnologie dell’Università di Pisa).

Il meccanismo d’azione è ancora ben lontano da essere compreso e richiederebbe mezzi ben al di là delle possibilità di un semplice medico di base appassionato di POSTUROLOGIA. D’altra parte il compito del CLINICO è quello della DIAGNOSI e del TRATTAMENTO: spetta al NEUROFISIOLOGO trovare, ove possibile, delle spiegazioni.

Figura n. 15: il DYNAMIC MOVEMENTS KIT

DYNAMIC MOVEMENTS KIT E SPORT
La componente VISIVA del kit:

  • favorisce l’individuazione degli ostacoli e la corretta valutazione delle distanze reciproche
  • favorisce la concentrazione soprattutto nelle fasi finali della corsa quando fatica, stress e sollecitazioni visive (passaggi sole-ombra-sole, sole diretto, vento,…) e magari serramento dentale nella posizione innaturale tenuta che produce di fatto una malocclusione favorirebbero la comparsa di ipoconvergenza e/o affaticamento visivo
  • migliora i movimenti del collo
  • mantiene dritto il capo evitando che l’inclinazione sbilanci l’atleta soprattutto nelle curve in discesa quando la massa rappresentata dal capo contribuisce allo sbilanciamento laterale unitamente agli effetti dello sbandamento da blocco torsionale del sistema bacino-colonna

La piastrina a base siliconica deve essere posizionata all’angolo esterno dell’occhio ipoconvergente. L’esperienza maturata in questi 7 anni con oltre 1000 Pazienti testati e filmati mi porta a consigliare di posizionarlo nel dubbio e in caso di uso preventivo a sinistra durante tutta la gara e gli allenamenti, ma anche e soprattutto al PC e/o quando si studia/legge. Una tesi prodotta alla Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università di Cagliari ha dimostrato che il Dispositivo medico protegge la funzione visiva dalle interferenze di un trattamento ortodontico in età scolare (rif. Laurea In Ortognatodonzia presso l’Università degli studi di Cagliari Anno Accademico 2011-2012. Relatore prof Vincenzo Piras Correlatore prof Massimo Ronchin Laureanda Dott.ssa Nadia Pavin dal titolo “Minimizzazione dello Stress ortodontico sulle altereazioni della Muscolatura Extraoculare in età scolare mediante applicazione di una membrana emittente nel lontano Infrarosso”).

Figura n. 16: gli effetti, spesso immediati, sull’IPOCONVERGENZA e quindi sulla binocularità dell’applicativo

Abbiamo ampiamente argomentato i vantaggi delle componenti podaliche.
SI RACCOMANDA DI PORTARLE 24/24 ORE quando non si non si dispone di professionalità (almeno il test di Gillet) in grado di comprendere se il blocco del sistema bacino-colonna sia presente indipendentemente dall’uso della scarpa sportiva .

Figura 17:Test di Gillet

NON UTILIZZARLE CON DISCONTINUITA’. Si possono togliere es durante il bagno/doccia ma riposizionarli immediatamente. Questo perché qualsiasi schema motorio automatico quale es il desto atletico viene appreso tenendo conto anche dell’articolarità. Esercitare il GESTO ATLETICO alternando l’assenza del blocco con la presenza di esso risulta deleterio in quanto il sistema non comprende come strutturare eventuali compensi. Nell’immagine il risultato dello studio prodotto da una nota Azienda specializzata della messa a punto dell’assetto in sella.

Figura n. 18: lo studio VELOSYSTEM

Di seguito alcuni esempi in condizioni di ‘CATENA CINETICA CHIUSA’ nelle quali si riduce drasticamente la potenzialità di compensare eventuali blocchi articolari a scapito di equilibrio e performance.

Figura n. 19: sport a catena cinetica chiusa

Figura 20 CICLISMO dynamic

Figura 21 motociclismo

dott Sergio Ettore Salteri
medico-chirurgo. Posturologia Vettoriale Interdisciplinare® Esperto in Chiropratica. Master Medicina Tradizionale Cinese. Collegio Internazionale Studi della Statica, Marsiglia.
Siti: www.salteriposturologia.itwww.ripisrl.it  mail: salteriposturologia@gmail.com

 

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Foto: dott Sergio Ettore Salteri

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