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Golf, US Open 2019: Gary Woodland, una signora prima volta. Francesco Molinari altalenante, Renato Paratore paga lo scotto del debutto

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Anche il terzo Major della stagione 2019 di golf, lo US Open, si è chiuso, e Pebble Beach ha incoronato un nuovo campione. Questa volta, però, il termine “nuovo” si applica nella sua totalità, poiché Gary Woodland mai prima aveva vinto uno dei quattro tornei maggiori, pur mantenendo nel corso degli anni, fin dal 2011, un’ottima classifica mondiale. Il trentacinquenne nato a Delray Beach, già ben noto per il suo gioco particolarmente solido, senza veri difetti, può ben dire di aver colto la più grande soddisfazione della propria carriera, con pieno merito, dal momento che ha guidato per tre giri su quattro. Il premio è il raggiungimento del numero 12 nell’Official World Golf Ranking (OWGR).

Chi ha sfiorato un bis che sarebbe stato memorabile è stato però Brooks Koepka. Fosse riuscito a vincere lo US Open subito dopo il PGA Championship, avrebbe realizzato il primo back-to-back tra Major consecutivi dal 2015, anno in cui Jordan Spieth mise insieme Masters di Augusta e US Open. Pur chiudendo al secondo posto, Koepka ha semplicemente dimostrato di essere l’uomo del momento, il meritevole detentore della prima posizione del ranking globale. Ha inoltre confermato di essere, nei fatti, un uomo da tornei maggiori: degli ultimi dieci, quattro li ha vinti lui, e in più è arrivato due volte secondo e una volta sesto.

Justin Rose avrebbe potuto sfatare un tabù Major che dura da sei anni, visto che dopo 54 buche si trovava a un solo colpo da Woodland. L’appuntamento, per lui, è però ancora rimandato, dal momento che il finale di ultimo giro lo ha penalizzato notevolmente. Una soddisfazione parziale per lui però c’è: torna al terzo posto tra i migliori del mondo, scalzando Rory McIlroy, a sua volta apparso in condizione decisamente migliore rispetto a Masters e PGA Championship, pur calando anche lui nel finale. Più anonimo, invece, il torneo del primo vincitore di un torneo maggiore quest’anno, e cioè Tiger Woods, sostanzialmente sempre in posizioni centrali della classifica. Appendice per Jon Rahm: lo spagnolo ha conquistato il suo primo podio in uno dei quattro eventi più importanti del mondo. Si sente spesso ripetere che per lui non è una questione di se, ma di quando si toglierà la sua prima grande soddisfazione, e probabilmente non c’è torto in quest’affermazione.

Per Francesco Molinari questo torneo si può indubbiamente considerare migliore rispetto al PGA Championship. Con un pizzico di costanza (e fortuna) in più avrebbe potuto chiudere tra i primi dieci, ma il 16° posto non si butta via, essendo il suo miglior risultato di sempre allo US Open. Tornerà in scena già la prossima settimana a Cromwell, nel Connecticut, prima di lanciarsi verso la difesa del suo titolo di Champion Golfer of the Year all’Open Championship (o British Open, dipende dalle preferenze). Per quel che concerne invece Renato Paratore, Pebble Beach si è rivelata per il momento una parentesi nel suo percorso sull’European Tour, dove ha bisogno di riprendersi qualche risultato che lo riporti vicino ai primi cento del mondo, obiettivo che aveva quasi raggiunto nel 2017. Il romano, nonostante sia stato tagliato, certamente potrà trarre i giusti stimoli da quest’esperienza.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Hafiz Johari / Shutterstock.com

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