MotoGP

MotoGP, GP Italia 2019: Valentino Rossi in crisi, mai così male al Mugello. Week-end da incubo, serve una reazione

Pubblicato

il

La ghiaia e l’amarezza: sono questi i due elementi del GP d’Italia 2019, sesta prova del Mondiale di MotoGP, per Valentino Rossi. Il centauro di Tavullia, detentore del record di vittorie su questa pista (7 successi consecutivi dal 2002 al 2008 nella classe regina), ha vissuto un week-end da incubo, iniziato male e finito peggio, per le terre a 16 giri dalla conclusione, per via di una caduta all’Arrabbiata 2, la curva forse più difficile del tracciato italiano.

Niente da fare, addio ai sogni di gloria in quello che una volta era un feudo, dove il successo di Valentino manca da 11 anni e neanche stavolta vi sarà un ulteriore update. La Yamaha è tornata ad essere l’enigma insoluto: poca trazione e difficoltà nel trovare la messa a punto quando conta. Sì, perché i guai non sono certo iniziati quest’oggi. La mancata qualificazione nella Q2, anche per un errore del pilota nelle prove libere 3 nel giro buono, e la scarsa velocità nel giro secco sono dei capi di imputazione pesanti per la M1 che, in Argentina e in Texas, sembrava essere tornata amica, ma sulle colline toscane ha ricominciato ad essere “capricciosa” ed inaffidabile. Gli zero punti odierni e la quinta posizione nel Mondiale a -43 dal fenomenale Marc Marquez hanno un sapore amarissimo.

Serve una reazione perché mai Rossi era andato così a male al Mugello. Quel 18° posto nel time-attack e una corsa nelle retrovie, lottando con Joan Mir e con un altro nobile decaduto (Jorge Lorenzo), non facevano parte del piano alla vigilia del weekend. Da Iwata hanno fatto sapere che a Brno (Repubblica Ceca) ci sarà una moto in versione B, evidentemente perché la M1 attuale non offre troppi margini di sviluppo. Del resto, i due podi citati precedentemente più che frutto di una moto ritrovata erano molto dipesi dalle qualità del pilota che, come si suol dire, era riuscito a metterci una pezza. Ma, in una MotoGP così competitiva, non basta più tirar fuori il coniglio dal cilindro come qualche anno fa.

La risposta deve essere forte e incisiva e la Yamaha, da moto che amavano tutti, si è trasformata in una creatura incostante e difficile da comprendere. Scorgere la luce in fondo al tunnel non è semplice anche perché, riferendoci a Rossi, l’ultima vittoria parziale di una corsa risale ad Assen del 2017 e il digiuno è decisamente lungo. La M1 ha bisogno di una cura, dal momento che il “Dottore” già è a disposizione.

 

[embedit snippet=”adsense-articolo”]

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Foto: Valerio Origo 

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version