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Pattinaggio Artistico

Pattinaggio artistico, intervista a Lucrezia Gennaro: “Fare la differenza fa parte di me, punto ai Campionati ISU”

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Il movimento della specialità individuale femminile di pattinaggio artistico è in grande fermento. Nel segno della regina Carolina Kostner sono tante le atlete in lizza per affrontare il lungo e difficile percorso che le porterà alla prima Olimpiade senza la nostra regina, quella di Pechino 2022. Una di queste è Lucrezia Gennaro, pattinatrice classe 2001 nativa di Treviso ma tesserata con l’Ice Skate Academy di Padova che nella scorsa stagione si è particolarmente distinta ai Campionati Europei 2019 di Minsk, collezionando al debutto assoluto un ottimo diciannovesimo posto, ennesimo risultato positivo maturato dopo un brutto infortunio al ginocchio che, dopo aver raccolto successi importanti come il bronzo alle Olimpiadi Europee Giovanili di Erzurum (Turchia) ottenuto alle spalle di Alina Zagitova e Anastasia Gozhva, ha costretto il talento veneto a un lungo stop durante la stagione 2017-2018.

Abbiamo intervistato Lucrezia, parlando a ruota libera sulla stagione appena conclusa, sul suo modo di affrontare le competizioni e sui prossimi obiettivi, riuscendo inoltre a rubarle anche alcune anticipazioni riguardo i nuovi programmi di gara.

Lucrezia, sei stata indubbiamente una delle protagoniste del movimento femminile nella stagione 2018-2019. Oltre l’ottimo piazzamento agli Europei ti sei ben distinta anche in numerosi trofei internazionali. Come descriveresti la tua annata sportiva?

Non ho mai smesso di sentirmi protagonista del movimento femminile neppure nella stagione precedente a questa appena conclusa, seppure qualche infortunio di troppo ha compromesso i risultati sperati di un lavoro comunque importante che non è mai stato interrotto. Sono riuscita ad assicurarmi una posizione in standing world molto utile per il debutto agli Europei nel terzo gruppo. Nessuno mi ha spinta a gareggiare in condizioni non buone, forse sono stata un po’ imprudente, ma in un momento complicato della mia carriera ho voluto mantenere tuttavia la testa da gara.
In ogni caso nel 2018/2019 sono mancati i risultati della prima parte della stagione, ho iniziato a gareggiare tardi complici sia i tempi del recupero e sia le condizioni non ottimali di allenamento. Ho conquistato tre argenti alla Denkova Stavisky Cup, al Sofia Trophy con un programma corto con un punteggio di 58,24 (ricordo che la stagione precedente avevo ottenuto rispettivamente il decimo e il quinto posto) e all’Ice Mall Cup di Israele, con un libero di 106,40 di cui score tecnico di 57,74 ed un’inusuale caduta prima del Loop nel programma corto che ha azzerato l’elemento; nella gara Cup of Tyrol ho ottenuto il secondo punteggio tecnico nel programma libero dietro a Laurine Lecavalier, ma con una valutazione delle skating skills un po’ discutibile a fronte di passi di livello 4 sia nello short che nel free skating. Sono sempre stata un’atleta molto forte nel libero, vedi la performance alla Budapest Cup dove ho ottenuto il terzo posto davanti a Eliska Brezinova e Ivett Toth, ma la scorsa stagione lo sono diventata anche nel programma corto e questo mi ha permesso di entrare in finale agli Europei, sapevo che avrei sofferto il programma lungo, ero un po’ debilitata da una influenza intestinale“.

I risultati raggiunti sono ancora più preziosi in quanto maturati dopo un brutto infortunio. Quanto è stato difficile rimetterti in carreggiata dopo lo stop?

In realtà non c’è stato mai nessun stop, ho sempre continuato a lavorare tutti i giorni come mi era possibile con il resto del corpo che non aveva problemi, ho accettato la situazione anche se al termine di un infortunio se ne aggiungeva uno di nuovo, sono stata molto umile. Sicuramente il coraggio è arrivato dalla mia famiglia e in particolar modo da mia madre. Mi diceva di guardare indietro, ricordare che anche allora, pur se per motivi diversi, la strada era sempre stata in salita: la fatica dei numerosi chilometri per raggiungere le piste dalla mia casa natale, il freddo delle temperature sotto lo zero delle piste all’aperto in montagna, i trasferimenti, la solitudine; mi faceva ripensare alle vittorie dei Campionati Italiani, alla qualificazioni alla finale dei Mondiali junior, al bronzo degli Europei giovanili, ai villaggi Olimpici di Lillehammer e di Erzerum, alle sensazioni di quei momenti che io volevo rivivere;  così ho imparato quanto è difficile rimettersi in carreggiata quotidianamente e quando mi sembrava di essere arrivata in cima ci sono state nuove delusioni che mi hanno fatto apprezzare ancora di più quello che di buono potrà arrivare in seguito e quello che di valore ho già raggiunto“.

Certamente il momento più alto della stagione è stato la qualificazione al programma libero dei Campionati Europei di Minsk dove hai conquistato la top 20. Cosa ti è rimasto di più del tuo esordio continentale?

Il proposito del mio debutto all’Europeo era la qualificazione alla finale, non mi sono presa una pausa per settimane per raggiungerlo. Gli Europei sono un grande evento in grado di coinvolgere ed affascinare un continente intero, si mettono in gioco persone, valori e speranze; anche se avevo conosciuto parecchi atleti che vi partecipavano già ai Grand Prix, sono nati nuovi legami con altri pattinatori, il pubblico e i tifosi sono stati molto calorosi, pensavo a tutti quelli che avevano iniziato a pattinare con me, ma io ero la tra la fitte rete di immagini mediatiche a far vivere quell’evento collettivo dell’Europeo di Minsk che non potrò mai dimenticare“.

Quando sei sul ghiaccio emerge molto la tua anima combattiva. In più occasioni ti sei confermata una garista eccellente. Come ti prepari alle competizioni? Sembra proprio che la pressione ti dia la forza per affrontare al meglio le performance. Sbaglio?

Non ti sbagli, ma per me è spontaneo, sento la pressione della gara cinque minuti prima di entrare in pista, prima ascolto la musica o guardo dei video, cioè faccio quello che più mi piace: la competizione, le vittorie, fare la differenza fa parte di me, è come un sesto senso che ho sempre avuto. Più sono preparata alla gara, più si accentua questa mia personale caratteristica . Di norma alle competizioni mi preparo molto seriamente, il mio è un duro lavoro che non conosce pause, non improvviso nulla, provo i programmi più volte consecutivamente e sorprendo“.

La prossima stagione sarà molto importante. Stai lavorando a qualche elemento in particolare per impreziosire il tuo layout di gara?

“Nella prossima stagione inserirò di nuovo il triplo lutz con l’obiettivo di aggiungerlo nel corso dei mesi anche in combinazione con l’euler e il triplo salchow oltre un’altra combinazione triplo-triplo“.

Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?

Miro a migliorare i punteggi per entrare nella Top 3 ai campionati italiani e la qualificazione ai Campionati ISU“.

Puoi anticiparci qualcosa sui nuovi programmi di gara? Con chi stai lavorando per le coreografie?

Certamente, nelle scorse settimane sono stata a Torino con Edoardo De Bernardis, il mio coreografo, con lui abbiamo composto sia il programma corto che il programma lungo della nuova stagione. Lo short è sulle note del brano “Sola” interpretato da Nina Zilli e il free è su un medley di musiche, ovvero Dark Piano Limbo (Lucas King Piano), “Mad World” (J. Thompson ) e “Dark Piano Mother” (Lucas King Piano). Edoardo mi insegna che nel pattinaggio diventi tu la scena con i tuoi passi, le tue figure, i cerchi le linee e le spirali come nelle danze antiche, stiamo curando molto il lavoro a terra, adesso dobbiamo completarlo con Ludmila Mladenova, la mia allenatrice, aggiungendo gli elementi tecnici, una parte del lavoro poi va fatta a danza in palestra“.

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Foto: Jundi Photography (per gentile concessione di Ice Skate Academy Padova)

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