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Roland Garros 2019: Rafael Nadal è ancora re del rosso. Dodici successi a Parigi su una superficie ancora suo feudo

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Quello che si doveva dire su Rafael Nadal lo si è detto in numerose maniere, lungo questi anni in cui ha dominato sulla terra rossa. Eppure ci si trova, ogni volta, a dover aggiornare il libro dei record che lui stesso scrive su questa superficie. Il riferimento più ampio è al Roland Garros, che da solo fa il 67% degli Slam da lui vinti.

Il mancino di Manacor è arrivato là dove mai nessuno, uomo o donna, era mai riuscito: 12 titoli di uno stesso Slam, un’impresa che non sembrava neanche lontanamente possibile nel 2005, quando vinse per la prima volta contro l’argentino Mariano Puerta. Invece ha continuato, ed ha collezionato soltanto due sconfitte (contro Robin Soderling nel 2009 e Novak Djokovic nel 2015) e un forfait (prima del terzo turno contro il connazionale Marcel Granollers) a fronte di un impressionante ruolino di marcia di 93 incontri vinti e due soli andati al quinto set: contro John Isner nel primo turno del 2011 e ancora contro Djokovic nella semifinale del 2013.

E dire che questo pareva l’anno in cui Nadal meno in forma sulla sua superficie preferita, dal momento che fino a Madrid era giunto soltanto in semifinale in qualunque torneo (Montecarlo e Barcellona prima della capitale spagnola). Qualcuno, però, dei segnali di ripresa nel match perso contro il greco Stefanos Tsitsipas li aveva visti: sono stati confermati a Roma nella finale con Djokovic e ancor più in un Roland Garros nel quale i soli due capaci di strappargli un set sono stati il belga David Goffin nel terzo turno e l’austriaco Dominic Thiem, ormai chiaramente numero 2 assoluto sulla superficie, in finale. Per il resto, nessuna pietà sportiva.

Resta da comprendere molto sul percorso futuro del maiorchino. Riuscirà a essere competitivo sull’erba, dove ha sfiorato la finale di Wimbledon lo scorso anno? Il dubbio è lecito, ma più che per l’erba le preoccupazioni vanno riservate al cemento, dove Nadal, tra forfait e ritiri, ha una collezione che inizia a essere particolarmente lunga. In gioco potrebbe esserci tanto a livello di ranking mondiale: tutto dipende dalla crescita dei diversi giovani fatti certezze di questa generazione (Zverev, Tsitsipas) e da quello che faranno Djokovic e Federer, l’uno chiamato a difendere una mostruosa mole di punti, l’altro in uscita dal rosso con una buona fiducia. Certo è che la forma attuale di “Rafa” fa pensare che qualche altro colpo, se non in uno Slam, almeno in un Masters 1000, possa essere piazzato.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Janet McIntyre / Shutterstock.com

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