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Roland Garros 2019: Roger Federer e Rafael Nadal, 15 anni verso la sfida numero 39 di un tempo non ancora finito
39 è il numero associato al prefisso telefonico italiano. Nel tennis, però, per qualche giorno (fino a venerdì) avrà un altro significato: il numero si lega all’ormai infinita sfida tra Roger Federer e Rafael Nadal, che da 15 anni continuano a battagliare l’uno contro l’altro sui campi di mezzo mondo, dopo essersi affrontati in quattro continenti su cinque.
Le statistiche sono ormai note: nei precedenti 38 scontri diretti conduce lo spagnolo per 23-15, con quello che doveva essere il 39° prima di questo non disputato, a causa del forfait di Nadal prima di scendere in campo per la semifinale del Masters 1000 di Indian Wells. L’Italia ha ospitato l’ultima sfida sulla terra rossa tra i due: era il 2013, e un Federer disturbato anche da qualche problema alla schiena (che ne avrebbe poi condizionato l’anno) perse la finale di Roma per 6-1 6-3. Dei 38 match che si sono svolti tra i due, 15 si sono giocati sul rosso, con Nadal avanti 13-2.
Dal primo punto del secondo turno di Miami 2004 (che allora era classificato come Masters Series) all’ultimo della finale di Shanghai 2017, di svolte importanti per la carriera dell’uno e dell’altro ce ne sono state, e proprio nei loro scontri. Le pietre miliari sono ben note: la finale di Miami 2005 vinta in rimonta da Federer, quella di Roma 2006 conquistata in oltre cinque ore da Nadal, la seconda di Wimbledon tra di loro nel 2007 vinta dallo svizzero, quella storica del 2008 conquistata dall’iberico, la prima in Australia nel 2009 ancora appannaggio di Nadal, quella delle ATP Finals 2010 in cui Federer soffiò allo spagnolo l’occasione di vincere il trofeo che gli è sempre sfuggito nella migliore delle sue possibilità. Tutto questo fino all’ultimo, storico classico, ancora a Melbourne, nel 2017, in cui lo svizzero tornò a vincere uno Slam dopo una sfida dai mille capovolgimenti di fronte e dalla quale proviene uno degli scambi più spettacolari e importanti della storia di questo sport.
Al Roland Garros, la storia dice Nadal. 2005, 2006, 2007, 2008, 2011: questi gli anni dei loro confronti, uno in semifinale e quattro in finale. Quattordici anni fa la prima volta: l’iberico vinse nel penultimo atto in quattro set e poi andò a conquistare anche il primo dei suoi 11 Open di Francia contro l’argentino Mariano Puerta, caduto poco tempo dopo per la seconda volta nella rete dell’antidoping. Nel 2006 e 2007 la storia si replicò, con il mancino di Manacor ancora trionfatore in quattro parziali. Il dominio più largo, però, arrivò nel 2008, in cui stampò un 6-1 6-3 6-0 che non ammise repliche. Il 2011, invece, fu un po’ particolare: tutti si aspettavano la finale tra Nadal e Novak Djokovic, ma Federer riuscì a fermare la serie di 41 vittorie consecutive del serbo con una delle partite, se non la partita, dell’anno. Ne uscì un ultimo atto combattuto, in cui lo svizzero mancò per un niente un set point sul 5-2 del primo parziale, perdendo poi in quattro (ma con i primi tre combattutissimi).
La storia recente della sfida infinita è fatta di serie di vittorie: 5 consecutive di Nadal dai quarti di finale del Masters 1000 di Indian Wells 2013 alla semifinale degli Australian Open 2014, seguite da 5 di fila di Federer, dalla finale dell’ATP 500 di Basilea 2015 a quella del Masters 1000 di Shanghai 2017. Ci sono diversi motivi per cui la sfida di venerdì sarà meno scontata da pronosticare del previsto: la serie aperta dell’elvetico (che ha vinto gli ultimi sette set di fila), il fatto che i due non si affrontano sul rosso da sei anni e a Parigi da otto, il diverso percorso nel torneo, al netto del parziale perso da entrambi (per Nadal al terzo turno contro il belga David Goffin, per Federer ai quarti con il suo connazionale Stan Wawrinka). Se sia un cerchio che si chiude, da semifinale (2005) a semifinale (2019), non è dato saperlo: certamente l’intero mondo del tennis, per un pomeriggio, guarderà ancora la rivalità che ha saputo idealmente prendere il testimone da quella tra Pete Sampras e Andre Agassi, in successione temporale.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LaPresse