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Scherma, Europei 2019: niente oro a squadre dal fioretto italiano. Una delusione, ma tutto può cambiare In fretta

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La quinta e penultima giornata degli Europei di Dusseldorf 2019, ben organizzati va detto, 33esima edizione in assoluto, porta in dote all‘Italia un’altra medaglia di bronzo dal fioretto a squadre (dopo quella maschile), l’ottava in assoluto finora, con gli ori che restano sempre due. In testa al medagliere c’è però la Russia adesso, con 4 successi, seguita dalla Francia che ha un argento in più rispetto all’Italia.

Il fioretto italiano dunque, dopo i titoli individuali di Foconi e Di Francisca, e le altre medaglie griffate Daniele Garozzo (argento) e Alice Volpi (bronzo), chiude senza squilli d’oro il torneo continentale. Proprio nelle prove a squadre, dove solitamente veniva (e viene) mostrato il meglio del repertorio. Può capitare, per carità. Diverso però il discorso che si può fare tra uomini e donne.

FIORETTO MASCHILE

Il bronzo di Avola e compagni, conquistato ieri, è un po’ amaro, ma nasconde probabilmente solo un calo di tensione/motivazione nella semifinale con la Germania, o quanto meno una giornata storta, ben al di sotto del potenziale per il quartetto guidato dal CT Andrea Cipressa. Film già visto qualche volte neglii ultimi tempi, ma solitamente senza repliche immediate: nel 2018 all’argento europeo seguì, per esempio, l’oro iridato. Ai Mondiali di Budapest 2019 ci sarà da battere anche la formazione americana, chiaro, oltre a quelle (pericolose) asiatiche, ma gli azzurri andranno in Ungheria per centrare il quinto successo dal 2013, cioè da quando “Cippo” (che proprio a Budapest, ma sei anni fa, iniziò la sua epopea dorata da commissario tecnico) prese in mano le redini dell’arma per la prima volta in un campionato assoluto.

FIORETTO DONNE

La squadra femminile vive una classica situazione di assestamento, già verificatasi per esempio nel 2002 e nel 2009, ma allora soprattutto per motivi legati a cambi generazionali. Qui le protagoniste degli ultimi anni ci sono tutte, anzi, Di Francisca e Batini sono appena tornate e alla grande. Ma proprio per questo, gli equilibri si modificano. Elisa è un fenomeno, di testa e di mano, e lo si è visto proprio a Dusseldorf, un’atleta vincente nel DNA e anche di grande carisma. Inevitabile pensare che sia di nuovo lei la leader del team, pur non essendo ancora nemmeno all’80% della forma. Nel frattempo il numero di atlete competitive è aumentato ed è inevitabile che qualche nome ‘pesante’ possa rimanere fuori dai giochi (e dai Giochi) a Tokyo 2020: tra le esperte Errigo, Batini e Di Francisca, le sicurezze degli ultimi anni Mancini e Volpi, le giovani rampanti Palumbo, Cipressa, Favarettto, qualcuna potrà essere al massimo… riserva in Giappone. Una situazione, questa che sicuramente va a toccare anche i delicati ingranaggi del meccanismo di squadra, sempre molto delicato. Camilla Mancini, tanto per fare un nome, una certezza dal 2017, non è stata nemmeno convocata per gli Europei. Arianna Errigo, oggi poco utilizzata dal ct Cipressa che forse la vede ‘distratta’ da altre vicende, ha appunto la mente rivolta a… fioretto, sciabola, TAS di Losanna al quale si è rivolta e imminente matrimonio. In realtà la monzese trapiantata a Frascati è scesa in pedana nei quarti contro la Spagna, non ha disputato la semifinale contro la Russia e ha poi tirato benissimo nella finale per il terzo/quarto posto, vincendo tre assalti e con un +10 notevole nel rapporto stoccate date/subite. Versione Tsunary, insomma, sperando possa essere questa anche a livello individuale ai prossimi Mondiali, ma capite bene che non è semplice concentrarsi solo sull’obiettivo schermistico al momento attuale per la muggiorese.

Volpi è stata fermata da un problema alla mano nella giornata odierna, è la campionessa del mondo in carica, ma in generale non crediamo sia ancora (o possa essere) o forse nemmeno debba essere la leader di una squadra come il Dream Team, data la presenza contemporanea di atlete più esperte e titolate. Mixate il tutto e risulta un gruppo dal potenziale infinito, che però deve probabilmente ritrovare il ‘filo conduttore’. C’è un mese di tempo, poco meno, da qui ai Mondiali, per serrare i ranghi, ricompattare le fila, mettere da parte i cattivi pensieri e pensare solo a formare una formazione unita e tornare a vincere, in pedana. Si può fare, anche domani per carità. Il compito del CT non sarà semplice nella prossime settimane, ma il bronzo di oggi (battuta la Germania nella ‘finalina’ dopo un ko piuttosto pesante dalle russe in semifinale) nasconde principalmente ‘problemi’ di testa, immaginiamo, o di affiatamento, comunque non tecnici. Quanto meno non per tutte. Palumbo ha pagato lo scotto di un esordio iridato nell’assalto conclusivo contro la Germania, ma poteva anche essere messo in conto. Il suo parziale negativo non ha comunque impedito alle azzurre di portare a casa almeno la medaglia di bronzo. Magra consolazione. Questo gruppo vale molto, molto di più. A patto di tornare a essere squadra vera, motivata, convinta, affiatata, unita, affamata. Basterà questo fatidico mese che ci separa da Budapest 2019 per ritrovare tutto ciò?

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Foto: Bizzi/Federscherma

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