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Scherma
Scherma, Europei 2019: pronostici rispettati. Alessio Foconi, che finale! Olga Kharlan fa la storia
Oro e argento azzurro tanto per iniziare, possibile e prevedibile, con Foconi e Garozzo che fanno in qualche modo anche da valletti alla regina assoluta della sciabola (poi spiegheremo perché), Olga Kharlan. La scherma è imprevedibile: può ribaltare i pronostici, o confermarli. In questo caso, vale la seconda opzione durante la prima giornata dei campionati Europei di Dusseldorf 2019. Italia subito in testa al medagliere, giusto per recuperare qualche oro sulla Russia che a livello assoluto guida la speciale classifica complessiva di tutte le edizioni, con più podi e anche più metallo pregiato della squadra azzurra. Per ora.
FIORETTO
Ovvio che non può esistere un solo padrone assoluto in un’arma da due lustri abbondanti aperta a tante Nazioni, ma quanto meno per costanza di rendimento Alessio Foconi da Terni (nativo di Roma, iniziò a tirare solo a 15 anni) può essere considerato il numero uno della specialità dal 2018 e se non altro al momento risulta titolare del corona iridata ed europea dell’arma, contemporaneamente, con anche la Coppa del Mondo messa in bacheca 11 mesi or sono. Inutile ricordare quanto il rendimento del portacolori dell’Aeronautica sia cambiato dopo la delusione per la mancata qualificazione a Rio 2016 (è il segnale che ogni tanto le “sconfitte” fanno… bene), mentre quest’anno non è mai andato oltre la nona posizione in tutte le gare disputate; vale la pena soffermarsi soprattutto sulla condotta di gara in finale, dove ha sbagliato pochissimo, a differenza dell’amico e compagno di squadra Garozzo, molte volte in “luce bianca”, cioè in bersaglio non valido. Scelte tattiche precise, mai una piccola incertezza, nemmeno sulla misura e sull’avanzare a piccoli passi, caratteristica che non perde mai; dulcis in fundo, ecco la stoccata finale da esteta puro, in rovesciata, di fuetto. Il massimo onestamente. “E’ un anno fantastico – il commento di Alessio -. La gara di oggi è stata lunga perché abbiamo affrontato la fase a gironi, ma sono soddisfatto, sono riuscito ad esprimere la mia scherma. Quando sali in pedana pensi solo a mettere una stoccata dopo l’altra e non pensi se sei campione del Mondo o numero 1 del ranking“.
DANIELE GAROZZO
I derby sono sempre particolari, si sa, ancora di più in finale, ovviamente non si tifa per nessuno da parte italiana, si gioisce solo per la nostra scuola, ma dispiace che il 15-4 finale a favore di Foconi non renda giustizia alla classe purissima di Daniele Garozzo, già secondo un anno fa dietro Cheremisinov (oggi sconfitto da Alessio in semifinale) e anche nel 2015, pre-Rio. Poco male, il siciliano è comunque una presenza fissa sul podio europeo da tre stagioni, è tornato a vincere in Coppa quest’anno e nel 2020 potrà andare a caccia di un’incredibile doppietta olimpica nel fioretto individuale maschile che manca da 63 anni, cioè dal D’Oriola di Helsinki ’52 e Melbourne ’56. “Soddisfatto a metà – dice proprio Daniele -. Da una parte c’è la consapevolezza che si tratta della quarta medaglia in cinque Europei – spiega il campione olimpico –, dall’altra l’amarezza per il terzo argento conquistato. Sono felice per Alessio, ma non posso nascondere il dispiacere per la sconfitta, che però mi servirà da carburante sia per la gara a squadre che per i Mondiali di Budapest”. Parole comprensibili. In ogni caso, una finale europea tra il campione del mondo e il campione olimpico in carica non capita tutti i giorni. E se il duo in questione è italiano, beh… in alto i cuori! Peccato per Avola, battuto dallo stesso Garozzo nel derby azzurro degli ottavi, mentre Cassarà, sconfitto ai 16esimi dal bronzo iridato Llavador (spagnolo), pare non si sentisse troppo bene. Lo aspettiamo nella prova a squadre.
SCIABOLA
Il sesto sigillo europeo individuale non dovrebbe fare troppo notizia per Olga Kharlan, se non fosse che il trionfo odierno la proietta nella leggenda: mai nessun atleta, maschio o donne non fa differenza, era riuscito a conquistare un tale bottino di ori nel torneo continentale. Che non ha la storia e la tradizione del Mondiale, per carità, ma è pur sempre una rassegna tra i migliori interpreti della scuola più prestigiosa della scherma, cioè quella europea. Kharlan non ha avuto vita facile in una bella finale con una Brunet in grande ascesa (vinta 15-12), ma ancora una volta ha mostrato tutto il repertorio fatto di grinta nei momenti più importanti, capacità di scogliere misura per poi cogliere l’attimo successivamente, coraggio nell’effettuare ben quattro parate e risposte (tra cui quella che ha chiuso il match) e testa da assoluta fuoriclasse. Che per noi resta la più grande di sempre in quest’arma, nonostante a Olga manchi ancora il titolo olimpico individuale. Le semifinali a Dusseldorf hanno premiato quattro grandi atlete, con Kim, Zagunis ed Egorian le più forti dell’ultimo quadriennio. Vale a dire anche Velikaya e Marton, rimaste poi “di bronzo”. E l’Italia? Il risultato rispetta in buona parte l’andamento stagionale. Le azzurre certamente possono raggiungere il podio anche a livello individuale, e l’hanno dimostrato due volte con Irene Vecchi, ma contro le sciabolatrici ‘top’ fanno un po’ fatica, complessivamente. Va detto. L’assalto dei quarti di finale tra la stessa livornese e la Marton è risultato di gran lunga il più equilibrato dei quattro disputati, ma purtroppo lo svantaggio iniziale accumulato non ha consentito poi una rimonta piena a Irene. Peccato, la medaglia era alla sua portata. I rimpianti ci sono, per tutte, ma è anche vero che le più forti del lotto in questo momento sembrano avere qualcosa in più delle azzurre, a livello individuale. Ben diverso, crediamo, sarà il discorso a squadre.
Domani spada maschile e fioretto femminile. Probabili altre medaglie azzurre, anche in massa.
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Foto: Bizzi Team