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Scherma
Scherma, Europei 2019: sciabola maschile solita certezza, spadiste ora pronte a una grande impresa
L‘Italia lascia il padiglione fieristico di Dusseldorf con buone sensazioni. L’ultima giornata di gare (a squadre) porta in dote altre due medaglie (sempre di bronzo), regala certezze, ‘dolci’ illusioni per il futuro e tutto sommato cancella in parte quel pizzico di delusione che resta per non aver conquistato nemmeno un titolo a squadre, solitamente presenti a grappoli. Banalmente, meglio adesso che al Mondiale. Il vero banco di prova sarà quello (anzi, nemmeno: sarà ormai Tokyo 2020) e non può essere un caso se gli azzurri nel 2018 fecero molto meglio nella rassegna iridata di Wuxi rispetto a quella europea di Novi Sad, considerando almeno il numero di primi posti raggiunti.
Ma al sesto giorno di gare si festeggia perché la squadra di spada femminile continua il suo entusiasmante percorso di crescita ed era, alla vigilia, quella forse più sotto esame, data la posizione attuale del ranking (ottava), il potenziale non espresso appieno, anzi, i diversi cambi di formazione che forse non hanno aiutato in passato, ecc. ecc. Bene. Le ragazze da tre gare a questa parte hanno ribaltato ogni discorso e risposto alla grande, con tre podi consecutivi (due in Coppa, uno qui all’Europeo, sempre sul terzo gradino del podio) e fa piacere constatare che se nella prova individuale la migliore azzurra era stata Alberta Santuccio, convocata solo per quello, nella gara a staffetta si è diplomata a pieni voti Alice Clerici, iridata jr. 2017 e autrice di un’impresa clamorosa in semifinale. Quindi non stiamo parlando né di Fiamingo né di Navarria, le due atlete più titolate ed esperte del gruppo. Buon segnale.
Le azzurre nei quarti avevano superato lo scoglio estone, in passato fonte di numerose delusioni (con punteggi bassi), per ritrovarsi poi all’ultimo assalto del match di semifinale contro la Russia sotto di sette stoccate. Il CT Cuomo ha ruotato le ragazze in chiusura (nella finalina per il bronzo ha terminato gli assalti Fiamingo) e i risultati gli hanno dato ragione: perché la 23enne torinese Alice Clerici, deputata appunto a cercare un’improbabile rimonta, si impegnava in una sfida apparentemente impossibile, esaltandosi nell’ultimo minuto e annichilendo Violetta Kolobova, due volte regina d’Europa in passato, sotto un diluvio di stoccate. Un’impresa meravigliosa. Pareggio storico a 4″ dalla fine e via per l’ultima botta, con sorteggio della priorità pro-Russia. Il minuto supplementare era poi purtroppo fatale alla piemontese, complice forse l’esperienza della russa che piazzava una stoccata al piede dopo tre secondi, sorprendendo la giovane azzurra probabilmente ancora euforica per l’impresa compiuta. Impresa che resta tale, anche se poi Alice non ha tirato nella finale per il bronzo, vinta senza troppi patemi da Navarria e compagne contro la Francia pur sempre oro europeo uscente.
Un terzo posto luccicante, importante, ma che adesso, con la squadra in crescita, deve rappresentare ‘solo’ un punto di partenza: sinceramente, guardando anche alle compagini asiatiche e americane, nessun traguardo può essere precluso alle spadiste che avevano l’obbligo di entrare nelle prime tre posizioni, minimo, oggi, e non hanno tradito. Non esistono corazzate imbattibili nella spada femminile. La squadra di Cuomo è parsa solida, tranquilla, armoniosa. Ora manca l’ultimo step: entrare in una finale importante per l’oro e il Mondiale di Budapest è la chiamata giusta. Vincere in Ungheria significherebbe compiere un passo decisivo verso Tokyo 2020. Ma che bello aver ritrovato un team dal potenziale infinito. Brave spadiste.
SCIABOLA
Poco da dire sugli sciabolatori maschi: non perdono un colpo e da anni. Altro podio, nell’arma dove forse la concorrenza è più ampia. L’importante, lo dice la storia, è essere sempre lì, poi le medaglie possono cambiare di gara in gara. Non sarebbe male tenere in canna i colpi migliori per i Giochi 2020, un’Olimpiade che sarà (nel caso) la quinta e probabilmente l’ultima per il 40enne Montano a caccia dell’unico titolo vacante nella sua ricchissima bacheca, sfiorato tre volte, ma mai raggiunto in passato tra Atene 2004, Pechino 2008 e Londra 2012 (un argento e due bronzi). Samele, Berré (strepitoso con i georgiani ai quarti, battuti solo 45-44 con stoccata decisiva di Curatoli, in chiusura) lo stesso Luca e il citato Aldino rappresentano un mix perfetto di esperienza, gioventù e… mezza età! Mancava al medagliere azzurro (10 podi in Germania, con due ori) una medaglia dalla sciabola, è arrivata proprio all’ultimo giorno dopo la sconfitta in semifinale con la Germania.
Tutte le armi sono dunque salite sul podio a Dusseldorf. Per ora, va bene così. L‘Europeo, per quanto prestigioso, non può essere l’obiettivo primario della stagione. Lasciamo pure alla Russia quanti ori desidera in terra di Germania e lanciamo l’appuntamento per la resa dei conti a Budapest: lì si tireranno le somme definitivamente. E un anno fa non ci fu storia…
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Foto: Bizzi Federscherma