Senza categoria
Wimbledon 2019: Rafael Nadal e l’erba diventata “indigesta”. Lo spagnolo sogna la rinascita anche nel Tempio
Sembrano lontanissimi i giorni in cui Rafael Nadal vinceva due volte Wimbledon (2008 e 2010) e arrivava tre volte in finale (2006, 2007 e 2011) in cinque partecipazioni ai Championship, per un totale di 32 incontri vinti su 35 e addirittura di 20 partite vinte consecutivamente considerando che non fu presente nell’edizione del 2009. In quel quinquennio l’erba era indubbiamente la sua superficie preferita, ovviamente dopo l’amatissima terra battuta, visto che oltretutto nel 2008 vinse anche il prestigioso appuntamento del Queen’s, sempre a Londra.
Tuttavia dal 2012 le cose sono completamente cambiate: intendiamoci, la percentuale di vittorie e sconfitte sui prati per il fuoriclasse marocchino è sempre in saldo ampiamente positivo ma da sette anni a questa parte il bilancio è di 18 vittorie e 9 sconfitte, un po’ migliorato grazie alla vittoria a Stoccarda nel 2015, suo ultimo successo sull’erba, e le semifinali a Wimbledon nel 2018, battuto per 10-8 al quinto set da Novak Djokovic. E proprio da questo risultato Rafa deve ripartire per provare a rinascere anche sull’erba. Sarà la sua quattordicesima partecipazione al torneo tennistico più prestigioso del mondo dal 2003 (ha saltato quelle del 2004 e, come detto, del 2009) e il suo bilancio è di 47 vittorie e 11 sconfitte.
Ovviamente la resurrezione dello spagnolo dipenderà anche dalle eventuali mine vaganti che incontrerà nel tabellone e delle quali i Championships sono sempre pieni, basti pensare che Rafa nel 2012 e nel 2015 perse al secondo turno dal ceco Lukas Rosol e dal tedesco di Giamaica Dustin Brown e nel 2013 dal belga Steve Darcis, peraltro neanche un grande specialista dell’erba. Sicuramente Nadal è in fiducia dopo il dodicesimo trionfo al Roland Garros e ora anche Wimbledon aspetta il suo acuto.
[embedit snippet=”adsense-articolo”]
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
Foto: LaPresse