Fondo
“Chiuso per Mondiali” venerdì 12 luglio. La mia staffetta più strana e quella ferita aperta
Ex capitano della nazionale ha partecipato quattro volte ai Giochi Olimpici e cinque volte ai Mondiali. Detiene 55 titoli assoluti e 29 record italiani in gare individuali. Ha conquistato tre argenti ai campionati europei, due ori, tre argenti e due bronzi in tre diverse edizioni dei Giochi del Mediterraneo e 5 argenti e un bronzo in quattro edizioni delle Universiadi. Esperta di marketing e comunicazione, è stata uno dei volti di Sky Sport ai Giochi olimpici di Londra 2012, ora è commentatrice tecnica per Eurosport. “Chiuso per Mondiali” è la rubrica di Cristina Chiuso per OA Sport durante i Mondiali di Gwangju
LA PRIMA VOLTA
Mancano pochissimi giorni all’inizio del mondiale coreano e nel cercare di raccontarveli dal mio personalissimo punto di vista, guardando chi ci sarà e chi no, mi sono ricordata della mia “prima volta”.
Era maggio 2001 ed eravamo a Catania in ritiro verso il mondiale di Fukuoka. Il mio primo campionato del mondo, dopo due Olimpiadi, campionati europei, giochi del mediterraneo e universiadi, quello, all’età di 27 anni, sarebbe stato il mio primo mondiale “vero”. Avevo già partecipato ai mondiali di vasca corta ma le qualificazioni per il mondiale di lunga per me erano sempre state un po’”complicate”, la stagione olimpica di Sidney però aveva stravolto un po’ tutto portando consapevolezza in tutto il movimento femminile.
“TE LA SENTI?”
Ma torniamo a noi, il mio primo mondiale dicevo… Alberto Castagnetti aspettò che uscissi dall’acqua e mi incamminassi lungo il bordo verso la mia borsa. Alberto era sempre pronto alla battuta, con lui mi scontravo spesso, ma aveva sempre auto una grande stima di me come persona e questo mi onorava. E fu li che arrivò la proposta indecente. “ Te la senti? Io credo che possiamo arrivare a podio” Il mio primo mondiale con una possibilità reale di andare a vincere una medaglia? Reale forse era un termine esagerato, ma se ci credeva Alberto Castagnetti, chi ero io per dire che si stava sbagliando? Lui sapeva perfettamente cosa stava dicendo, conosceva le potenzialità di tutte le squadre e conosceva noi e, anche se era un giocatore, difficilmente lo avevo visto scommettere sul cavallo sbagliato. Era una proposta indecente, ma una di quelle proposte alle quali non si può rispondere con un no.
Sapevo che avrebbe significato nuotare molti più chilometri di quanti non ne avessi nuotati fino a quel punto, e che mi sarei snaturata perdendo una parte di quello per cui avevo lavorato negli anni precedenti per tornare a riprendermi i “miei” 50, ma stavamo parlando di sognare una medaglia mondiale. “Mi serve una frazione da 2’01 e secondo me tu ce la puoi fare” Si, lo so, ora sembra un tempo così lontano dagli standard internazionale, ma nel 2001 le cose erano un po’ diverse, non era un tempo di rilievo, ma sommato a quello delle mie compagne era quello che secondo Alberto poteva portarci a lottare per un bronzo nella 4×200 stile libero. Il punto era che io non lo avevo mai nuotato in vita mia, avevo vinto un titolo italiano qualche anno prima, ma lui mi aveva seguito negli allenamenti nell’ultimo anno ed era certo che fosse nelle mie possibilità.
E fu così che a forza di 20×200 al mattino e 10×400 al pomeriggio, che rappresentano uno degli incubi peggiori per qualsiasi velocista, nuotai nella finale mondiale della 4×200 stile libero. Ma un sogno vale ben qualche km in più. Chi conosce il mio palmares sa già che questa non è una favola a lieto fine, tutto il lavoro fatto e la fiducia riposta in noi ci portò ben lontane dal podio sognato, ma 2’01” lo feci come Alberto aveva previsto.
LA FERITA APERTA
A dire il vero nuotammo anche la finale della 4×100 stile quell’anno, dovrei considerarlo un risultato più che positivo, eppure ricordo sempre Fukuoka con un po’ di amaro in bocca.
A Gwangiu non ci sarà la 4×200 stile e non ci sarà neppure la 4×100. Non hanno ottenuto gli standard e si è preferito tutelare le atlete nelle loro gare individuali. Non ricordo l’ultima volta in cui l’Italia ha deciso di non schierare entrambe le staffette, ma ho deciso di iniziare il mio racconto di questo mondiali 2019 partendo da qui, da chi non ci sarà, con l’augurìo che questo rappresenti per le ragazze un nuovo punto di partenza e che presto i sesti posti possano nuovamente lasciare l’amaro in bocca.
Cristina Chiuso
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