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Gianni Savio: “Riforma World Tour? Le Professional italiane spariranno e tanti corridori disoccupati. Ho una soluzione per la Androni”

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La tanto temuta riforma si è materializzata: dal 2020 saliranno da 18 a 20 le squadre del World Tour di ciclismo e, di conseguenza, i Grandi Giri potranno assegnare appena due wild-card, la metà di quelle attuali. Una decisione che, di fatto, potrebbe sancire la morte delle formazioni Professional, in particolare quelle nostrane: senza la vetrina del Giro d’Italia, la maggior parte dei team rischierebbero di perdere gli sponsor di riferimento e chiudere i battenti.

Della questione abbiamo discusso approfonditamente con Gianni Savio, team-manager della Androni Giocattoli, compagine Professional che ha dato spettacolo nell’ultima edizione della Corsa Rosa: “Viviamo in un sistema che purtroppo, mi dispiace doverlo dire, ha dimenticato i valori sportivi a vantaggio esclusivamente del business. Una premessa. Io non sono un fautore delle piccole squadre. Ritengo che debba essere data la giusta importanza alle grandi squadre del World Tour, che sono il motore economico del ciclismo. Ma al tempo stesso non devono essere ulteriormente emarginate le squadre medie. In questo momento esistono tre fasce: grandi squadre con budget che vanno dai 15 milioni fino ai 40 della Ineos. Poi le Professional con 2-3 milioni di euro di budget, con l’eccezione delle squadre francesi come Cofidis e Total Energie, che arrivano a 8-9 milioni.
Poi ci sono le Continental, che suppongo abbiano budget attorno a 1-1,5 milioni, anche se non lo so per certo. Ritengo che debba esserci spazio per tutti. E’ questa la constatazione amara per cui tutto è impostato ormai solo sul business.
Il movimento attuale ha 18 squadre World Tour, ma sono grandi squadre solo sotto il profilo finanziario, non tutte lo sono anche sul piano sportivo.
Tempo fa era stata fatta una proposta per ridurre a 15 il numero di squadre World Tour. Ciò avrebbe dato la possibilità di avere 7 wild-card e quindi far vivere le Professional con dignità. Il mio motto da 35 anni è proprio questo: sopravvivere con dignità.

La possibile scomparsa delle squadre Professional comporterà una grave conseguenza: tanti, tantissimi giovani corridori italiani saranno obbligati a smettere prematuramente. E’ lo stesso Savio a spiegarcelo: “Io in 35 anni in questo mondo ho scoperto tantissimi campioni. Rimanendo solo agli ultimi due anni, ho lanciato Bernal, Sosa, poi passati alla Ineos, Davide Ballerini che ora è in Astana. Quest’anno Masnada passerà alla CCC, Mattia Cattaneo e Vendrame nel 2020 saranno certamente nel World Tour, anche se ancora non si conoscono con certezza le squadre. Questo significa che noi abbiamo dato la possibilità a dei corridori di emergere e di maturare gradualmente: questo è il segreto.
Masnada, per sua ammissione, ha detto: ‘Se non mi avesse preso Gianni Savio, avrei smesso di correre’. Catteneo, che era considerato un talento, ha vinto il Giro Bio (che ora si chiama Giro Under23), ha fatto podio al Tour de l’Avenir. Poi è subito passato nel World Tour e si è perso: avrebbe smesso se non lo avessi rilanciato. Tanti giovani si perdono nel passaggio dal dilettantismo al World Tour, le Professional rappresentano un cuscinetto ideale per maturare
Vendrame è stato podio agli Europei Under23. Però mi ricordo al tempo stesso che piangeva, perché non aveva ricevuto nessuna offerta per la stagione successiva.
Tutti questi corridori italiani andranno a perdersi con la nuova riforma. Il movimento non ha corridori per sostenere 20 grandi squadre. Nel 2005, quando nacque il Pro Tour, si parlò di rivoluzione epocale. Io dissi subito che lo sarebbe stata, ma in negativo. 
Ora si ritorna a 20 squadre. Io ho il massimo rispetto per buona parte di queste, ma non per tutte. Vi è sempre stata la presenza di squadre fantasma. Negli ultimi anni, e non voglio fare nomi, ci sono state squadre che non hanno mai piazzato un corridore nella top5 in una tappa. Questo lo si vede già al foglio firma, con corridori assolutamente demotivati, sembrano operai che vanno in fabbrica senza entusiasmo.
I nostri corridori invece hanno l’entusiasmo di fare la corsa, io sono un buon motivatore.
Ci sono squadre che hanno finito la corsa con tre corridori a Giro e Vuelta, non so se mi spiego… Era sufficiente avere 15 grandi squadre. Questo sistema invece penalizzerà tutto il movimento“.

Le prospettive appaiono dunque inquietanti, anche se Savio, da grande lottatore, sta già lavorando ad una soluzione per la Androni Giocattoli: “Finora le Professional sono state emarginate, ma da domani saremo annientati. Ho superato tante avversità, ma parlando con il mio socio Marco Bellini, responsabile marketing, abbiamo già detto che dal 2021 cambieremo rotta. Dovremo anche noi trovare grandi risorse economiche, perché le entità attuali sono destinate a sparire. Sì, vorrei entrare nel World Tour dal 2021
Noi al Giro abbiamo vinto una tappa, siamo stati due volte sul podio, abbiamo conquistato la Cima Coppi, vinto il premio per la combattività, eravamo sempre in fuga non per i ‘consigli per gli acquisti’, ma per puntare al successo. Nonostante ciò non sappiamo se faremo il Giro d’Italia 2020, quando invece ci saranno sicuramente squadre che nessuno ha mai visto quest’anno o che hanno chiuso nelle ultimissime posizioni”.

Se la Androni Giocattoli sogna l’ingresso nel World Tour dal 2021, ben diversa potrebbe rivelarsi la sorte degli altri team Professional italiani: “Ci saranno tanti corridori che smetteranno di correre. Già nel 2020 scommetterei che le squadre Professional diminuiranno invece di aumentare. E, credetemi, vorrei tanto perdere questa scommessa… 
Non ne parliamo poi per i giovani. In questo sistema i team World Tour avranno una seconda squadra Continental. Ma è assolutamente diverso entrare in una Professional piuttosto che essere limitati alle Continental che, di fatto, sono dilettanti. E’ una delle incongruenze ed ipocrisie del ciclismo. Sono categorie ASD, ovvero Associazioni Sportive Dilettantistiche“.

Secondo Gianni Savio, il ‘Sistema Ciclismo’ ha la colpa di aver completamente smarrito il valore della meritocrazia: “Fino all’anno scorso esisteva la Ciclismo Cup, il campionato italiano a squadre. Chi vinceva, aveva diritto di partecipare al Giro d’Italia d’ufficio. Noi abbiamo vinto due volte.
Quando noi fummo esclusi per due anni di fila dal Giro, dissi che fu una grande ingiustizia e che non sapevo se avremmo continuato l’attività. Vegni disse che andavano rispettate delle esigenze di turnazione. Per cui il primo anno poteva anche starci, ma la seconda esclusione fu un’ingiustizia. Androni aveva già detto che avrebbe voluto lasciare due anni fa. Non voleva più saperne, perché lo riteneva un sistema ingiusto. Io sono riuscito a recuperare Androni perché gli ho detto: ‘Mario, ora esiste una clausola per cui, se noi vinciamo il Campionato italiano a squadre, siamo ammessi al Giro. Ho un progetto con dei giovani che a mio avviso sono forti. Se mi credi, vinceremo il Campionato italiano a squadre’. Lui si convinse, poi mi ringraziò. Abbiamo vinto la Ciclismo Cup per due anni di fila e siamo tornati al Giro nel 2018 dopo due edizioni di assenza. 
Se ci fosse ancora la regola della Ciclismo Cup che assegna una wild-card alla vincitrice, una squadra potrebbe presentarsi da un’azienda e dire ‘se noi saremo bravi, andremo al Giro’. Al momento non è così: cosa possono promettere agli sponsor? Niente, neanche la speranza…Prima c’era un criterio meritocratico. RCS è una società per azioni, mira all’utile. Se, faccio un esempio, una società islandese rappresentasse per RCS un business, è ovvio che RCS inviterebbe la squadra islandese, non ho nulla da criticare su questo“.

Il ct Davide Cassani, in un’intervista ad OA Sport, ha spiegato che sarebbe cruciale accrescere almeno da due a tre il numero di wild-card a disposizione degli organizzatori del Giro d’Italia. Un’ipotesi che trova concorde Gianni Savio: “Sono d’accordo con Davide Cassani, che è stato mio corridore nel 1985, perché adesso la riforma è passata, però ci può essere la richiesta da parte degli organizzatori per ottenere una deroga. Noi siamo la squadra che ha lottato di più, ho fatto delle interpellanze e mandato una lettera aperta al presidente della UCI. Non ho ottenuto nessuna risposta. Noi abbiamo la coscienza a posto per aver fatto tutto quanto nelle nostre possibilità. L’ho fatto sì per la mia maledetta passione, ma soprattutto per tutto il movimento. Perché con questa riforma spariranno le squadre Professional e tanti corridori si ritroveranno senza contratto. Potrebbe esserci una sola squadra italiana al prossimo Giro? Spero proprio di no. Spero che almeno ce ne possano essere due, che sarebbe già una riduzione rispetto alle tre del 2019. Con una sola, per il movimento italiano sarebbe la fine. Noi però non ci arrenderemo. Stiamo pensando a come cambiare rotta“.

federico.militello@oasport.it

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