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Nuoto: Federica Pellegrini, la donna che ha fermato il tempo e sogna la chiusura olimpica a effetto

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Prima e unica nuotatrice della storia in grado di vincere 8 medaglie consecutive in altrettante edizioni dei Mondiali nei 200 stile libero, quattro ori iridati nelle quattro vasche, sei ori mondiali in carriera e undici medaglie in totale: sono alcuni dei numeri e delle statistiche che riguardano Federica Pellegrini.

Ancora una volta l’araba fenice, la Divina, fate voi, ha aperto le acque e si è regalata un successo inatteso, sorprendente e incredibile. Si potrebbe continuare con gli aggettivi ma sarebbe ridondante e tediante. Lei, però, non lo è mai. Nell’anno dedicato alla velocità ha saputo ricaricare le pile e ritrovare le motivazioni che tutte si erano concentrate nella finale della Duna Arena di Budapest di due anni fa. In quella sede il successo iconico: sconfitte Emma McKeon (la donna che a Rio l’aveva privata della medaglia) e Katie Ledecky (la prima a riuscire in questa impresa). Un tempo al di sotto del’1’55”, con un’ultima vasca volata sotto i 29″.

L’avevamo lasciata lì Federica nella sua casa, a sfogare tutte le proprie emozioni dopo il tocco. I Giochi in Brasile erano stati quelli dell’amarezza e della delusione e, ovviamente, la storia dell'”allergia olimpica” era venuta fuori. Forse, si deve ringraziare proprio McKeon perché da quella delusione Federica ha saputo rinascere ancora una volta dalle sue ceneri, centrando due titoli iridati consecutivi e, ora, proiettandosi all’ultimo anno di carriera con fiducia e ambizione.

Ha fatto le sue valutazioni la veneta e l’1’54″22 , con cui si è portata a casa un atto conclusivo dal livello altissimo, l’ha premiata. Certo, mancava Ledecky per il famoso virus ma la bontà del tempo ottenuto resta. Ecco che quanto si è visto in Corea del Sud, in maniera inaspettata, può essere la vera molla che può far scattare Federica. Il lavoro sulla velocità, in maniera molto naturale, ha pagato ed è chiaro che servirà spingere ulteriormente per provare ad abbattere anche il muro dell’1’54” perché verosimilmente, per giocarsi il successo, olimpico sarà necessario.


Lo sanno Pellegrini e il suo tecnico Matteo Giunta e su questo continueranno la loro preparazione da settembre. La chiusura del cerchio può essere un sogno che si realizza, in un contesto olimpico nel quale la campionessa di Spinea vuol centrare il miglior risultato possibile e mettere a tacere critici e detrattori.

 

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Foto: LaPresse

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