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Nuoto, Mondiali 2019. Andrea Vergani: all’inferno e ritorno. Un 50 stile al buio per il quinto al mondo

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E’ successo tutto molto in fretta, come in un 50 stile libero e poi il tempo si è fermato a quel sabato di aprile per Andrea Vergani. Terzo nella gara più veloce lo scorso anno agli Europei di Glasgow, il primo tempo stagionale poi diventato quinto a Riccione, la qualificazione per il suo primo Mondiale a Gwangju e poi la tramvata dritta sui denti: doping, THC, cannabis, squalifica, tribunale, appello. Tutte parole che fino a quel momento non erano mai state associate al nome del milanese e che invece sono diventate all’ordine del giorno da metà aprile in poi.

Pena lieve, classica da peccato veniale, e recupero in tempo per esserci al Mondiale di Gwangju. Andrea Vergani ha bisogno dell’aiuto e del tifo di tutti in questo momento perché gli errori nella vita si fanno e si superano e lui, questo Mondiale, lo deve utilizzare proprio per gettarsi alle spalle gli ultimi tre mesi e chiudere la porta a doppia mandata su quello che è stato. Quello che è stato in vasca, invece, farebbe bene a rispolverarlo: ha contrinuato ad allenarsi a Milano anche sotto squalifica, ha lavorato sodo (altrimenti Butini non lo avrebbe chiamato), con la rabbia chi sa che è partito male o ha sbagliato una virata e vuole a tutti i costi rimontare e tornare in linea con gli altri.

Un Mondiale da cercare di vivere protagonista perché Andrea Vergani scende in vasca nei 50 stile libero forte del quinto tempo mondiale stagionale che, in una specialità così frequentata, è già un risultato di altissimo spessore. E’ una gara difficilissima, ci mancherebbe altro, ci sono fenomeni in grado di andare velocissimi e all’appello manca il più forte di tutti, quel Florent Manaudou che ha già fatto vedere di cosa è capace dopo tre anni di inattività. Vergani è fermo “solo” da tre mesi e magari dal rientro del francese avrà tratto una motivazione in più per andare forte. La finale è un obiettivo tosto da centrare per l’azzurro che proverà a fare un passo alla volta: piazzare un crono sotto i 22″ per assicurarsi il passaggio del turno e poi sparare tutte le cartucce in una eventuale semifinale per provare ad essere lì, fra i grandi della specialità. Nessuno si aspetta qualcosa da lui: quello che verrà da domani sarà tutto buono perchè a questo punto Gwangju è una tappa di passaggio in vista di Tokyo 2020.

Vergani, però, è un combattente nato e ci proverà. E’ stato anche un po’m sfortunato perchè partirà nella terz’ultima batteria, tanto per aggiungere il buio sulle successive prestazioni al buio sulla condizione fisica che non è stata testata in alcun modo per ovvi motivi (la squalifica è finita una settimana fa). Ci proverà il bronzo di Glasgow: se ci riuscirà il risultato varrà doppio, se non ci riuscirà sarà la prima gara della stagione 2020, quella che lo può innalzare nell’olimpo dei grandi velocisti mondiali.

 

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