Nuoto

Nuoto, Mondiali 2019. IL PAGELLONE. Detti: le due facce del bronzo. Di Liddo non si ferma più. Horton merita la lode

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MACK HORTON 10 e lode: Non ci occupiamo quasi mai degli atleti stranieri in questa rubrica ma stavolta non si può ignorare il gesto coraggioso, dirompente, lontano dai compromessi di questo australiano che non si indigna e basta come succede a tanti, troppi ultimamente. Un nuotatore lavora come pochi altri per raggiungere un traguardo straordinario come il podio mondiale e, una volta raggiunto, è difficilissimo rinunciare a salire quel gradino (lo ha ammesso candidamente Detti e la sua scelta va rispettata come quella di Horton). L’australiano non vuole far finta di niente. La sua è una battaglia dura perchè Sun (che, è provato, ha distrutto, lui o chi per lui, la provetta che doveva essere analizzata dal’agenzia antidoping e quindi, pulito o sporco che sia, ha sbagliato e va punito) è la Cina in tutta la sua grandezza, fisica e politica, ma a volte i piccoli gesti, spesso dolorosi sul momento, muovono le montagne e l’immagine di Horton giù dal podio che sta facendo da qualche ora il giro del mondo è un raggio di luce che illumina ombre pesantissime che aleggiano sul campione del mondo cinese.

GABRIELE DETTI 8: Se a Budapest e a Rio la medaglia di bronzo aveva suscitato gioia irrefrenabile per il livornese, stavolta il terzo terzo posto consecutivo dell’allievo e nipote di Stefano Morini, pur nel tripudio per un podio mondiale, qualche rammarico dietro a sè lo lascia. Un po’ troppo prudente, forse, la prima parte di gara per un Detti che aveva ancora birra in corpo nel finale e forse Horton avrebbe potuto batterlo con una prima parte di gara lievemente più sostenuta. In due anni, comunque, uno dei quali passato a riposo forzato, si è confermato nell’èlite di questa disciplina e anche qui sta la grandezza di questo atleta straordinario che sta riscrivendo la storia del nuoto azzurro.

MARCO DE TULLIO 8: In un giorno tira giù un secondo al personale, passa da giovane promettente a realtà assoluta mondiale dei 400 stile libero. L’Italia del mezzofondo ha trovato un altro interprete di grande valore e ancora una volta c’è lo zampino di Stefano Morini che lo è andato a cercare e conferma di non sbagliare un colpo. Dove può arrivare? Lontano, molto lontano. Per ora è quinto al mondo in una delle gare di maggiore tasso tecnico assoluto e già così non è niente male!

ILARIA CUSINATO 6: Ha fatto quello che era nelle sue possibilità attuali. Arriva da una stagione travagliata, Gwangju è l’approdo al termine di un percorso tortuoso fatto di infortuni e decisioni travagliate, di malanni e cambiamenti. Sperare di ripetere lo scorso anno era impossibile oggi ma è possibile in futuro. Serve un buon 400 per archiviare il Mondiale dignitosamente e poi gettarsi a testa bassa nell’operazione Tokyo 2020: si può fare anche lontano da Ostia.

ELENA DI LIDDO 8: Dalla Puglia con furore! Due record italiani nello stesso giorno per battere un crono che resisteva da Londra 2012, sette anni… Un anno fa di questi tempi, prima di Glasgow, Elena doveva dimostrare a se stessa e agli altri tutto il suo valore ma aveva iniziato a crederci e oggi è fra le migliori al mondo nei 100 farfalla. Sembra avere anche trovato la continuità di rendimento che ti fa andare più forte ogni volta che scendi in acqua negli impegni ravvicinati. Non ci nascondiamo dietro a un dito: può giocarsela per la medaglia, serve un pizzico in più di cattiveria e spensieratezza. Il suo valore lo ha già dimostrato, ora può salire l’ultimo gradino di una scala che pareva troppo alta e che adesso la vede vicina alla cima.

ILARIA BIANCHI 5.5: Una stagione strana, la sua. Un po’ ha subito il sorpasso di Elena Di Liddo, un po’ è alle prese con qualche malanno fisico che si presenta ciclicamente in occasione delle gare e non le permette di rendere al massimo. Da quel centesimo di Glasgow che le è costato il podio ha fatto fatica a rimettersi in carreggiata, si è rivista su buoni livelli solo al Settecolli ma si sa che spesso le rimonte all’ultimo non sono foriere di grandi risultati nelle manifestazioni importanti e per lei è stato così. Le va riconosciuta la volontà di provare con una vasca di andata all’altezza dei giorni migliori.

PIERO CODIA 7: Una finale sfiorata nella specialità che ormai utilizza solo come allenamento è un ottimo segnale in vista dei suoi 100 farfalla. Un po’ di sfortuna ma alla fine non si aspettava granchè da questa gara ed è arrivato un buon nono posto mondiale a un soffio dalla finale del 50 che è stato casa sua per tanto tempo ma che ormai non lo è più.

FABIO SCOZZOLI 7: Nuota il suo secondo migliore crono di sempre e non basta per acchiappare una finale che resta stregata da Barcellona 2013. Attenzione: qui però la delusione riguarda solo la sfortuna e il “palo al novantesimo” che nega l’obiettivo. Fabio Scozzoli passa da qui per arrivare al sogno della finale olimpica di Tokyo e, in quel senso, questo è un buon risultato perchè con un anno in più di lavoro mirato ai 100 le barriere si potranno abbattere e gli avversari, si è visto anche oggi, non sono inarrivabili. Il tempo di Indianapolis avrebbe significato finale, è vero, ma quella ciambella era riuscita con il buco perfetta, a questa è mancato qualcosa.

NICOLO’ MARTINENGHI 5.5: Al di là della squalifica che cambia tutto sommato poco, il dato che emerge da questa gara è che il varesino fatica a decollare, a spiccare il volo e gli avversari, anche quelli che lui era abituato a battere regolarmente, hanno messo la freccia. Nel naturale sviluppo, al netto dell’infortunio fastidioso che c’è stato e ha influito non poco nella crescita dell’atleta, della carriera di Martinenghi c’era una grande prestazione, da finale, a Gwangju ma ancora una volta l’azzurro è arrivato vicino alla sua prima finale Mondiale ed è stato rimandato all’esame più importante.

SANTO CONDORELLI 5: Cosa passi per la testa di un atleta che spara tutte le cartucce nei primi 50 metri quando ne deve fare 100 non si sa. Sbaglia al mattino e persevera al pomeriggio in modo sanguinolento per il risultato della staffetta. Le brutte abitudini si è sempre in tempo a cambiarle…

ALESSANDRO BORI 7: Che bello rivedere un talento cristallino, sbocciato giovanissimo, tornare a dire la sua a livello assoluto. I talenti vanno aspettati, anche qualche anno, e Bori ne è la dimostrazione. La qualificazione della staffetta veloce ad una finale tutt’altro che scontata porta anche la sua firma.

MANUEL FRIGO 7.5: E’ l’uomo in più della squadra azzurra. Bene al mattino, benissimo al pomeriggio con un 47″29 lanciato che lascia ben sperare anche per la sfida individuale. Se l’Italia resta in corsa fino alla fine per una medaglia lo deve alla sua rimonta e al suo straordinario momento di forma.

LUCA DOTTO 7: Finora non era stato certo il suo anno ma alla fine, soprattutto in staffetta, lui la sua esperienza riesce sempre a metterla a disposizione della squadra con prove ben al di sopra della dignità. Grazie a lui l’Italia sale dalla quarta alla terza posizione con uno split di 47″81 lanciato: niente di eccezionale ma gli altri hanno fatto peggio!

ALESSANDRO MIRESSI 6.5: Da una parte c’è la rabbia per la rimonta subita ma poi passano davanti le immagini di una stagione travagliatissima, al termine della quale il campione europeo è riuscito a trovare una condizione più che accettabile. Sarebbe bastato poco, è vero, ma il treno Chalmers era troppo veloce per il Miressi attuale ma la sfida non finisce qui.

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