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Nuoto
Nuoto Mondiali 2019. L’impresa di re Gregorio Paltrinieri: domati anche gli “ostici” 800 e il tris d’oro sui 1500 è più di un sogno
Alzi la mano chi se lo aspettava anche solo tre giorni fa. Il Gregorio Paltrinieri che aveva speso tutto nelle acque libere, che non aveva staccato avversari da 15’20” sui 1500 nella staffetta iridata del fondo, che aveva fatto fatica a qualificarsi per Tokyo, fallendo l’appuntamento con il podio nella 10 km, ha letteralmente dominato gli 800 stile libero, la gara che meno sentiva sua, che addirittura secondo alcuni avrebbe pensato di abbandonare definitivamente ma che, da quando la Fina ha comunicato che sarà gara olimpica da Tokyo, lo vede sempre sul podio a tutti i livelli, prima il bronzo di Budapest, poi l’argento di Glasgow lo scorso anno in precarie condizioni fisiche e finalmente oggi uno degli ori più luccicanti della sua splendida carriera.
Gregorio Paltrinieri era abituato a scendere in vasca da favorito e, pur con qualche sussulto, soprattutto al Mondiale di Kazan quando l’assenza all’ultimo secondo di Sun rischiò di mandarlo in tilt, ha sempre saputo gestire al meglio questa condizione. A Gwangju, ieri in batteria, non è sceso in vasca da favorito. Non era campione del mondo, arrivava dalla settimana di fondo, con 15 giorni in meno di preparazione in corpo per l’infortunio al polso, con tanti avversari baldanzosi, come Wellbrock, Romanchuk e compagnia cantante sbandierati ai quattro venti, e ancora una volta ha saputo fare leva proprio sulla sua condizione, questa volta da outsider di lusso. Ha sorpreso tutti in batteria, lanciando un messaggio chiaro: “chi vuole vincere deve fare i conti con me” e alla fine si è scatenato in finale mettendo tutti alla berlina con un’azione devastante dai 200 metri in poi, rallentando solo negli ultimi 100 metri quando i giochi erano già fatti ma ottenendo comunque uno splendido record continentale.
La gara perfetta che arriva ad un punto cruciale della carriera di Gregorio Paltrinieri, in pieno percorso per quella che, nei piani, dovrebbe essere l’Olimpiade della sua consacrazione a campione immenso del nuoto mondiale, del suo innalzamento a vette che, tra i mezzofondisti, il solo Hackett ha raggiunto finora. Paltrinieri oggi ha fatto sapere al mondo intero che il tris di ori (roba da leggenda) o di podi (800, 1500 e 10 km in acque libere) a Tokyo si può fare, ha risposto in modo chiaro a chi nutriva dei dubbi sulla preparazione contemporanea di tre gare così differenti che per lui non c’è alcun problema, anzi preparare la 10 km lo aiuta a fare meglio anche in piscina visto che la vetta toccata oggi nella gara per lui più veloce non l’aveva mai raggiunta.
Prima di Tokyo, però, per gli incontentabili della bracciata, ci sarebbe un 1500 stile da nuotare e provare a vincere a Gwangju e francamente, per il Gregorio Paltrinieri visto oggi e per il campo gara visto negli ultimi giorni a Gwangju, trovare chi possa impensierire il campione modenese è esercizio complicato. C’è il rude Christensen, va bene, ma il norvegese avrebbe bisogno di una gara mostruosa per reggere il ritmo indiavolato di un Paltrinieri che, sul passo tenuto per ottenere il record europeo negli 800, costruirà la sua prima parte di gara della distanza più lunga, quella che gli si addice di più e saranno guai per tutti gli altri.
Per celebrare degnamente un campione immenso come Gregorio Paltrinieri c’è solo da snocciolare qualche numero: tre ori mondiali, due argenti e due bronzi iridati finora, un oro olimpico, cinque ori europei, due argenti e un bronzo continentali. Ha vinto anche un mondiale in corta, due ori europei in corta, Universiadi e Giochi del Mediterraneo e non è finita qui. Alzarsi in piedi e applaudire è l’unica cosa da fare: giù il cappello Greg e lunga vita nelle tue acque.
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Foto Lapresse
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