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Nuoto, Mondiali 2019: Margherita Panziera, che occasione persa! Rassegna iridata iniziata male e finita peggio

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I fantasmi sono tornati, tutti assieme e alla fine l’impressione è che fossero lì già da un po’, per logorare la mente e prosciugare di energie Margherita Panziera. E’ un quarto posto che fa male, malissimo, quello della dorsista veneta ai Mondiali di Gwangju. Arrivata in Corea come una delle carte non da medaglia ma da oro per l’Italnuoto, forte del miglior tempo mondiale stagionale, dalle tre vittorie negli scontri diretti copn lo spauracchio della viglia, Katinka Hosszu che non si è certo rivelato tale oggi, Margherita Panziera è entrata in un incubo al secondo giorno di gare, quando ha fallito l’ingresso nella finale dei 100 dorso ampiamente alla sua portata (come alla portata della migliore Panziera sarebbe stato anche il podio della gara più breve) e ne deve ancora uscire perchè sarebbero bastati 5 centesimi in meno di una gara tatticamente folle, costellata di errori tattici e anche tecnici per portare a casa una medaglia che andava assolutamente conquistata.

Margherita Panziera ha sicuramente sbagliato qualcosa nella preparazione dell’evento più importante, pagando magari a caro prezzo oggi i due viaggi a Budapest e Indianapolis in piena preparazione, a cavallo fra maggio e giugno, per le Champions Swim Series, che l’avevano mostrata in tutto il suo splendore. A Budapest Panziera aveva vinto in 2’06″41, tempo che oggi le sarebbe valso il bronzo, a Indianapolis con tanto di jet leg, visto che era arrivata il giorno prima, aveva vinto con 2’06″64, tre centesimi in meno del suo crono di oggi e due in più rispetto al tempo del bronzo mondiale di Masse. Con una preparazione ovviamente rivolta a Gwangju come è possibile che oggi Panziera abbia nuotato 2’06″67? deve per forza essere stato qualche errore nella marcia di avvicinamento al Mondiale e desta impressione il fatto che nessuno degli atleti di punta della spedizione italiana si sia peggiorato a Gwangju tranne lei.

Di sicuro la mente ha fato la sua parte. Il Mondiale è partito male con l’eliminazione dalla finale dei 100 dorso che sembrava avere in tasca ma, numeri alla mano, la situazione non appariva così disastrosa visto che lo scorso anno nella finale dei 100 dorso di Glasgow aveva nuotato 59″7 per poi dominare i 200 e andarsi a prendere l’oro europeo con 2’06″18 che oggi avrebbe significato medaglia d’argento. Qui nei 100 aveva nuotato 59″8 ma la preoccupazione è salita dopo il 60″20 nella qualificazione della staffetta mista mista. Quella era la cartina di tornasole di una situazione tutt’altro che ideale. I sorrisi di fine batteria e anche di fine semifinale dove forse si è vista la migliore Panziera del Mondiale, nonostante Regan Smith le abbia inflitto un distacco di 3″ andandosi a prendere il record del mondo, lasciavano comunque trasparire una certa insicurezza che si è manifestata in modo dirompente oggi, nella prima vasca. 

Il passaggio a 30″11 a 1″48 da Regan Smith, a sei decimi da Taylor Ruck nei primi 50 è stato il segnale inequivocabile della confusione tattica con cui ha impostato la gara. E’ una finale Mondiale, c’è da vincere una medaglia e non si può perdere così tanto terreno in partenza. A tal punto che Margherita Panziera si è resa conto di essere partita troppo lentamente ed ha profuso un grande sforzo per rientrare prima della virata dei 150 sulla linea del terzo posto. Uno strappo che solo chi ha una condizione stratosferica può sopportare senza poi pagare dazio nel finale. E l’azzurra lo ha pagato il dazio, eccome, perdendo la volata su tempi ampiamente alla sua portata contro una specialista dei 100 come Masse che ha nella prima parte di gara e nella capacità di resistere su buoni ritmi, la sua caratteristica di gara ma che, anche nella arrembante versione odierna, nulla avrebbe potuto fare contro una Panziera appena sufficiente.

Ora voltare pagina non sarà semplice per Margherita Panziera che sa bene di aver gettato al vento un’occasione molto importante per iniziare a salire i gradini della specialità a livello mondiale. le Olimpiadi sono dietro l’angolo e sarebbe stato fondamentale arrivarci con una medaglia iridata al collo. E’ un talento, fisico e tecnico ma ancora una volta ha dimostrato di non riuscire a reggere la pressione, aspetto sul quale a Glasgow un anno fa aveva dato l’impressione di aver lavorato con successo. 

Nulla, però, è perduto, a patto che si impari in fretta dagli errori di questa stagione nella quale non è tutto da buttare ma la parte conclusiva, che era anche di gran lunga la più importante, sì. Altra programmazione, altro coraggio, altro atteggiamento: ci sono campionesse che si sono sapute rialzare dopo delusioni ancora più cocenti. Qui, in fondo, si riparte da un quarto posto mondiale.

 

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