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Nuoto, Mondiali 2019: Simona Quadarella si consacra fuoriclasse. Campionessa d’Europa e del mondo, ora obiettivo Tokyo 2020

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Le lacrime, la voce rotta dall’emozione, le mani al volto, l’incapacità di esprimere la tonnellata di gioia che la avvolge e quasi la schiaccia. E’ un film già visto, due anni fa alla Duna Arena di Budapest. Stavolta però il cerchio che luccica al collo di Simona Quadarella ha il colore dell’oro e le sembianze di un sogno che si avvera, forse molto prima del previsto. Campionessa del Mondo suona bene vicino al nome Simona Quadarella che per un anno ha convissuto con un “limitante” tris europeo, lei che ha sempre guardato al mondo come suo punto d’arrivo, come campo di battaglia.

E adesso ci sarà chi alza la mano e dirà “se ci fosse stata Ledecky…” Ledecky, però, non c’era e Quadarella ne ha approfittato ed ha salito un altro gradino dal punto di vista tecnico, tattico, di gestione di se stessa e della gara che predilige, il 1500 stile libero, a tal punto che nella prossima sfida non partirà battuta a priori nel confronto con la fuoriclasse americana, come invece sarebbe partita a Gwangju se tutto fosse filato liscio in casa Ledecky. Del resto parlando della statunitense siamo di fronte ad una campionessa di dimensioni inaudite, basti pensare che l’azzurra per vincere l’oro mondiale si è migliorata di 8 secondi, ottenendo personale e nuovo record italiano e comunque si trova ancora a 20″ dal record mondiale di Katie Ledecky, che non sono bruscolini: bisognerà vedere se la statunitense riuscirà (è molto probabile perchè è fuoriclasse dentro, anche se va valutata nella gestione della sconfitta) a tornare sui suoi livelli migliori.

Di certo il lavoro svolto da Simona Quadarella e voluto fortemente dal suo allenatore Christian Minotti, che non sbaglia un colpo e continua a plasmare la sua atleta con le sembianze di un cyborg in grado di macinare chilometri con un passo gara indiavolato, era rivolto proprio a iniziare quest’anno a fare il solletico a Ledecky e la convinzione è che la statunitense non avrebbe avuto vita facile anche al meglio della condizione: avrebbe vinto ma non stravinto come, ad esempio, fece a Budapest prima di subire la prima scoppola della sua carriera da un’altra azzurra, Federica Pellegrini sui 200.

Ledecky, il giorno 23 luglio 2019, non si è presentata ai blocchi di partenza e, correttamente, lo ha fatto sapere con anticipo, dando la possibilità a Belmonte di disputare la sua ennesima finale mondiale e soprattutto al duo Minotti-Quadarella di studiare a tavolino la strategia da adottare in vasca. Una strategia semplice: partire forte e arrivare forte, nuotando la prima parte di gara a cavallo dell’1’02″5/1’03” ogni 100 metri e cercare di non andare mai sotto ritmo, magari arrivando al massimo a 1’03″5 quando la stanchezza, dopo i 1000 metri, avrebbe presentato il conto inesorabile. Simona si è trasformata in un incrocio fra una leonessa e una geometra, di quelle da calcoli per le grandi opere, in cui anche un centimetro fa la differenza. Ha impostato le marce alte, ha lasciato sfogare la cinese Wang (che l’aveva battuta a Hangzhou in vasca corta) ed è partita con un ritmo quasi preoccupante nei primi 300 metri. Con un lancio così e l’assestamento nei successivi 300 metri, lo scenario era già chiaro: dominio e oro e così è stato, senza un sussulto, un cedimento, nei confronti di Kohler e Wang che sono rimaste sempre più a distanza di sicurezza.

In questi momenti passa davanti tutto: la sorella ex nuotatrice (promettente) e ora architetto, modello e sprone, che ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita della campionessa, papà, che vive a pane e nuoto e in questo momento è sicuramente tra gli uomini più felici al mondo, mamma, con cui è facile essere complici, attenta e dolce, le sconfitte a livello giovanile che poi, lentamente, sono diventate vittorie, il connubio con Christian Minotti, nato grazie a papà Carlo che l’allenatore di Simona lo ha scelto personalmente, i primi passi a livello assoluto, il bronzo di Budapest, il tris di Glasgow. Le saranno passati davanti anche i giorni di Riccione, tre mesi fa, con i titoli italiani non corredati da tempi stratosferici ai quali era abituata, i dubbi, gli sguardi perplessi, i punti interrogativi (sembrava voler dire: “Ma come? Non mi sono migliorata?”). Era semplicemente una tappa di passaggio, uno scotto da pagare, con tanto lavoro a secco e qualcosa in meno in vasca, per poter arrivare pronti alla sfida di oggi.

La sfida di oggi ma anche quella di domani: prima di tutto gli 800 stile a Gwangju dove potrebbe esserci la sfida a Ledecky (se si riprenderà) e ci sarà quella con la nuova stella del mezzofondo Arianne Titmus, ormai circondata da italiane nella seconda parte del suo Mondiale. E di dopodomani a Tokyo dove la romana potrebbe completare il percorso già esplorato da Gregorio Paltrinieri, lei che di triplette se ne intende: Europei, Mondiali e Olimpiadi. Chissà… Di certo non seguirà in tutto e per tutto le orme di Greg: il mare le mette ansia e un po’ di paura e le acque libere non la vedranno mai tra le protagoniste.

 

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1 Commento

  1. Fabio90

    23 Luglio 2019 at 19:20

    Non so se vincerà mai un Olimpiade, ma il palmares di Simona si lascia guardare per una rara varietà, perchè oltre ad aver vinto Europei e Mondiali sia senior che giovanili, ha vinto Giochi Olimpici giovanili,Universiadi e Giochi del Meditteraneo; insomma 7 titoli diversi(che poi ovviamente sono molto di più,siccome ha vinto diversi ori nelle varie competizioni) ed è ancora nel bel mezzo di una già grande carriera

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