Nuoto artistico

Nuoto sincronizzato, Manila Flamini: “Questo esercizio è il massimo che potessimo eseguire”. Dopo la finale di domani sarà addio o soltanto un arrivederci?

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Per Manila Flamini sarà l’ultima gara della carriera o di una pausa per privilegiare la famiglia e coronare il desiderio di diventare mamma“: con queste parole il sito federale, riferendosi alla finale del duo misto libero di domani in programma ai Mondiali di nuoto sincronizzato, parla della scelta di Manila Flamini, che potrebbe dire definitivamente addio alle gare oppure dare soltanto l’arrivederci alle competizioni nel caso in cui il sincro misto venga inserito nel programma di Parigi 2024. Intanto nei preliminari andati in scena nella notte italiana, l’azzurra, assieme a Giorgio Minisini, ha chiuso al secondo posto alle spalle della coppia russa. Al sito federale queste le impressioni dei due azzurri.

Manila Flamini: “Per noi questo esercizio è il massimo che potessimo eseguire. Lo portiamo da due anni. Lo sentiamo nostro ed eravamo abbastanza tranquilli. Sapevamo quello che dovevamo fare. Lo conosciamo nel profondo. Solo in stagione l’abbiamo nuotato in gara una quindicina di volte. E’ complicato, probante dal punto di vista fisico. Basti pensare alla prima apnea che dura 17-18 secondi. Eppure l’abbiamo voluto rendere ancora più complesso. Così abbiamo cambiato un intero pezzo di gambe la settimana scorsa su suggerimento di Stephan Miermont. Ci ha detto che l’esercizio aveva tutto, ma che avremmo potuto renderlo più difficile. Siamo stati da lui a Los Angeles e siamo intervenuti tra le seconda e la terza vasca, inserendo tutte le difficoltà possibili quando eseguiamo la spirale discendente con risalita. Abbiamo anche inserito una spinta in rotazione con braccia e gambe completamente fuori dall’acqua. La prima volta che l’abbiamo provata ho detto a Miermont che non si poteva fare. La seconda volta ci siamo riusciti, ma io continuavo a dire: sì, ma non si può fare, nel corso dell’esercizio non avremo questa forza. Ed invece eccola qua“.

Giorgio Minisini: “Siamo distrutti, questo doppio è la morte dei sensi. Dura circa un minuto più del tecnico, ma è veloce, lungo, intenso, pieno di apnee e collegamenti con quattro connessioni su altrettante vasche, difficile da gestire dal punto di vista dello scivolamento perché poi le connessioni tendono a fermare l’esercizio ed invece i giudici vogliono che continui a muoverti e quindi rispetto ad altri doppi che ne hanno meno dobbiamo svolgere il doppio del lavoro. Noi abbiamo puntato tanto sulle difficoltà quest’anno. Vista la gara forse sarebbe stato meglio presentare figure più semplici perché più comprensibili ai giudici. Una verticale statica è facile da vedere e da segnare, mentre una verticale a 45° rischi che si perda. Abbiamo preso questo rischio perché volevamo portare qualcosa di più complicato, che sentissimo di più“.

 

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roberto.santangelo@oasport.it

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Foto: OA Sport

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