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Tennis, la crisi di Marco Cecchinato. Dalla semifinale del Roland Garros 2018 a un lungo tunnel di sconfitte. Serve ritrovare serenità

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Sono molti i tennisti italiani che nel corso del 2019 hanno raggiunto la loro miglior classifica: vengono in mente, tra gli altri, Fabio Fognini, Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego. Di questo club fa parte anche Marco Cecchinato il quale però da quasi tre mesi è, si direbbe con un termine sciistico, in discesa libera.

Il 26enne siciliano di Palermo aveva iniziato molto bene l’annata arrivando in semifinale a Doha su una superficie, il cemento, che non è proprio la sua preferita, e vincendo sulla terra battuta di Buenos Aires. Questi risultati, insieme a quelli del 2018, tra i quali l’incredibile semifinale al Roland Garros e le vittorie a Budapest e a Umago sempre sull’amata terra rossa, lo avevano proiettato lo scorso 25 febbraio al numero 16 del mondo e addirittura al numero 1 d’Italia. Purtroppo però, almeno dagli Internazionali d’Italia in avanti, Cecchinato ammirato l’anno scorso non si è più rivisto.

Gli ultimi lampi sono stati prima a Montecarlo e poi a Monaco (di Baviera), dove ha superato due turni raggiungendo rispettivamente gli ottavi e le semifinali, e dopo aver superato il primo turno a Roma contro l’australiano Alex De Minaur, uno dei tennisti più in forma del momento ma non proprio uno specialista del rosso, non ha più vinto un match perdendone otto di fila. In particolare si è fumato i punti della semifinale di Parigi e della vittoria di Umago e proprio il ko parigino contro Nicolas Mahut, dal quale si è fatto rimontare due set, ha causato la separazione dal suo storico coach Simone Vagnozzi.

Con lui è rimasto Uros Vico, che faceva già parte del suo staff e al quale spetta il compito di ricostruire fisicamente e soprattutto mentalmente il palermitano. Sì, perché Cecchinato è stato destabilizzato dall’influenza in piena stagione sul rosso, più o meno in corrispondenza del Masters 1000 di Montecarlo, ma soprattutto dall’incapacità di reggere la pressione, proprio il punto di forza che l’aveva fatto salire vicinissimo ai vertici del tennis mondiale e che sembra aver perso ad un tratto: è significativo che nelle ultime settimane Ceck abbia perso molto spesso il primo set in maniera abbastanza netta, segno evidente della sua fatica a tenere la concentrazione e l’attenzione sul suo gioco già in avvio di partita.

Forse arrivare a dei risultati così importanti lo ha proiettato in una dimensione più grande di lui: ora, anche se la stagione sulla terra battuta è praticamente finita (è di ieri l’ultimo ko a Kitzbuehel contro il francese Jeremy Chardy), bisogna ripartire con calma dal numero 62 al quale Marco è sceso e rimettere insieme tutti i pezzi in vista di un finale di stagione quantomeno accettabile ma soprattutto in vista di un 2020 nel quale speriamo di vedere un Cecchinato se non uguale a quello del 2018-inizio 2019 quantomeno che ne sia un parente abbastanza stretto.

 

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Foto: LaPresse

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