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Tennis, qualcosa (a fatica) si muove nel movimento femminile. Ma la top100 resta distante, Giorgi a parte
62, 132, 153, 164 e 180. Non sono numeri da giocare al lotto (anche perché non sarebbe possibile puntare su quattro di essi), ma le posizioni in classifica delle cinque migliori italiane nel ranking WTA.
La numero 1 d’Italia rimane sempre Camila Giorgi, che però ha vissuto un anno piuttosto travagliato. Dopo il terzo turno agli Australian Open non è più riuscita a inserire le marce alte, e in più ad aprile ha subito un infortunio che l’ha tenuta lontana dai campi per due mesi. Al ritorno in campo sull’erba, la sua superficie preferita, dove ha vinto il suo primo titolo sul circuito maggiore, a ‘s-Hertogenbosch contro la svizzera Belinda Bencic (era il 2015), le cose non sono andate come da lei sperato. La pesante cambiale dei quarti di Wimbledon non è stata difesa, a causa dell’uscita al primo turno contro l’ucraina Dayana Yastremska (che è poi andata a giocare un torneo più che buono), e la classifica inizia a dire alla marchigiana che deve riuscire a fare qualcosa di buono nella stagione americana.
Dietro c’è qualche movimento interessante alla luce dei recenti risultati di alcune nostre giocatrici. Jasmine Paolini, con i quarti di finale al WTA di Palermo, è risalita fino al numero 132 del ranking, rimettendo a fuoco l’obiettivo delle prime cento, ora distante 150 punti dai 630 dell’australiana Astra Sharma. Le continue cavalcate nelle qualificazioni di Giulia Gatto-Monticone (Wimbledon incluso) stanno garantendole un ranking più che rispettabile e il raggiungimento di un obiettivo in particolare: la dimostrazione di potersela giocare con le migliori, anche di nome Serena Williams. Chi, invece, alterna buoni risultati negli ITF e tentativi di far punti nel circuito maggiore è Martina Trevisan, che però non riesce a schiodarsi dalla zona intorno alla posizione numero 150. L’altra Martina, Di Giuseppe, ringrazia invece la semifinale di Bucarest, che ha permesso a tanti italiani di (ri)scoprire una giocatrice dotata di un’ottima prima e di quell’istinto della smorzata che l’accompagna da tutta una vita. Ora che ha superato ogni genere di infortuni e operazioni, la carriera della romana, a 28 anni, pare giunta a un punto di svolta, e come lei stanno emergendo diverse giocatrici che sviluppano una volta di più il concetto secondo il quale la parte migliore del percorso professionistico può anche arrivare nella seconda metà. Per informazioni, basta prendere un esempio dal settore maschile: Gianluca Pozzi.
A seguire, come numero 241, c’è Sara Errani, sempre in cerca di una risalita che fatica ad arrivare, anche se l’ex numero 5 del mondo ci sta provando in tutti i modi. Il suo vantaggio è che, viste le pregresse vicende, di punti da difendere fino a fine anno non ne ha più, e con la giusta fiducia può pensare di entrare almeno nelle qualificazioni degli Australian Open 2020, e del resto è lei la prima a volerlo fortemente.
Nelle ultime settimane, inoltre, sta facendosi largo, con meno rumore del previsto, ma con tanta umiltà e voglia di emergere, il nome della diciottenne Elisabetta Cocciaretto, salita al numero 462 del mondo dopo aver passato le qualificazioni a Palermo e impegnato, contro diversi pronostici, Viktoria Kuzmova: la slovacca, numero 48 del mondo, è riuscita a vincere solo al terzo set. La sua programmazione non è quella di chi si risparmia o ritiene importante soltanto raggranellare punti nei tornei da 10.000 o 25.000 dollari, ma è al contrario quella di chi cerca di misurarsi con giocatrici più forti. Il suo nome è il primo di una serie di giocatrici che, nel prossimo futuro, potrebbero riportare a buoni livelli un settore femminile che ha bisogno di risollevarsi da annate che di fortunato non hanno avuto niente, tra infortuni, promesse mai emerse e quant’altro.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: Jimmie48 Photography / Shutterstock.com