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Ciclismo
Tour de France 2019: caso Bahrain-Merida. Nibali sfiduciato, Dennis scappa. Una squadra in confusione
La dodicesima tappa del Tour de France 2019 ha visto esplodere in maniera inaspettata e imprevedibile il caso Bahrain Merida. La formazione saudita si è ritrovata al centro della bufera in seguito al “misterioso” ritiro di Rohan Dennis, ma l’episodio è soltanto l’ultimo di una serie di situazioni decisamente insolite capitate nelle ultime settimane tra le fila della squadra diretta da Brent Copeland. Dal presunto coinvolgimento del dirigente sloveno Milan Erzen nell’operazione Aderlass, con la conseguente sospensione di Kristijan Koren durante il Giro d’Italia, sino alla complessa conclusione del rapporto con Vincenzo Nibali, già sotto contratto per il prossimo anno con la Trek-Segafredo: la serie di segnali non propriamente rassicuranti intorno all’ambiente della Bahrain Merida comincia a diventare piuttosto lunga.
Le dinamiche di quanto accaduto nel corso della frazione odierna a proposito del ritiro di Rohan Dennis non sono ancora state chiarite del tutto. Le parole dell’addetto stampa Pizzorni al termine della tappa (“È stata una sua decisione quella di fermarsi; lo ha fatto al primo rifornimento. È sceso di bici, è salito in macchina, hanno cercato di parlargli ma non era molto comunicativo al momento. Non sembra che ci siano dei problemi fisici di mezzo“) sembrano assecondare l’ipotesi di un diverbio con l’ammiraglia, ma il fatto che un corridore decida di abbandonare il Tour de France senza che la propria formazione sappia spiegarne la ragione non è certamente una situazione normale e lascia immaginare un ambiente tutt’altro che sereno in casa Bahrain Merida, specialmente nel rapporto tra atleti e staff dirigenziale.
Anche se in maniera meno eclatante, una simile tensione era già trapelata dalle numerose dichiarazioni rilasciate da Vincenzo Nibali dopo la comunicazione ufficiale della sua presenza al Tour de France. Lo Squalo aveva più volte ribadito (anche se con termini più sfumati) di partecipare alla Grande Boucle soltanto perché obbligato dalla squadra e senza alcuna reale motivazione. Le conseguenze di questa gestione tecnica decisamente rivedibile nei confronti di un campione del calibro del corridore siciliano si sono manifestate in maniera evidente nelle prime tappe: condizione fisica non ottimale, pesante ritardo in classifica generale e totale mancanza di fiducia verso la possibilità di lasciare il segno. Considerata la situazione generale, la decisione di cambiare maglia a fine stagione farà sicuramente tirare un sospiro di sollievo ai tifosi dello Squalo.
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roberto.pozzi@oasport.it
Foto: Valerio Origo