Ciclismo

Tour de France 2019: è l’anno buono per la Francia? Alaphilippe ci crede, Pinot brillante e concorrenza non esaltante

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Bernard Hinault, nel lontano 1985, vinse l’ultimo dei suoi cinque Tour de France. Ebbe inizio allora una vera e propria maledizione per la Francia, incapace di tornare a salire sul gradino del podio della Grande Boucle.

Il ciclismo transalpino ha vissuto oggettivamente oltre tre decenni bui, senza poter contare su interpreti di spessore nelle corse a tappe. L’ultima grande affermazione risale alla Vuelta del 1995 con Laurent Jalabert (Jaja, come veniva soprannominato, era comunque uno specialista delle classiche), mentre al Giro d’Italia non suona la Marsigliese dal 1989 con Laurent Fignon.

Nel Tour de France attuale esistono tuttavia i presupposti per porre fine ad un lunghissimo tabù. Ieri sera ci chiedevamo se Julian Alaphilippe sarebbe riuscito a difendersi anche su un’ascesa mitica e durissima come il Tourmalet: risposta affermativa. Il 27enne delle Deceuninck-Quick-Step ha faticato, ha stretto i denti, ma non ha mai perso un metro. Anzi, ha guadagnato ulteriormente terreno in classifica generale su tutti gli avversari, Pinot escluso.

Sì, Alaphilippe può conservare la maglia gialla fino a Parigi. Ha dimostrato di poter reggere le salite più dure, sorretto dallo stato di forma migliore della carriera. Inoltre il vantaggio in classifica è diventato cospicuo: 2’02” su Geraint Thomas, 2’14” su Steven Kruijswijk e addirittura 3′ su Egan Bernal. Un gap che consentirà al francese di amministrare anche gli eventuali momenti di difficoltà.

Occorre ammettere poi come la concorrenza, mai come in questa edizione, appaia tutt’altro che irresistibile. Nessuno scatto e tanto timore sul Tourmalet, dove nessuno si è rivelato realmente superiore in salita (una costante ormai nel ciclismo moderno). Si è completamente dissolta la Ineos, lontana parente di quel Team Sky che ‘uccideva’ letteralmente la corsa imponendo ritmi forsennati. La flessione di Geraint Thomas pone seri dubbi sulla riconferma del gallese, mentre Egan Bernal, nuovamente in maglia bianca, si è riscoperto meno devastante di quanto il Giro di Svizzera avesse suggerito. Anche Rigoberto Uran e Jakob Fuglsang, molto attesi, sono rimbalzati sulle rampe conclusive del Tourmalet.

Alaphilippe, dunque, può legittimamente sognare un trionfo che lo proietterebbe di diritto nella leggenda. E non è escluso che il rivale più insidioso possa diventare il connazionale Thibaut Pinot, vincitore della frazione odierna grazie ad una staffilata negli ultimi 300 metri. Il classe 1990 è apparso il più brillante tra gli scalatori, supportato anche dal preziosissimo contributo del compagno di squadra David Gaudu, altro talento purissimo che nei prossimi anni metterà nel mirino la maglia gialla. 34 anni dopo, dopo oltre tre decadi di anonimato e comparsate, la Francia torna a sognare.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

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