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Ciclismo
Tour de France 2019, Egan Bernal il predestinato. Scalatore devastante, tutt’altro che fermo a cronometro: può aprire un’era
La ventesima tappa del Tour de France 2019 non ha consegnato soltanto lo splendido trionfo di Vincenzo Nibali. L’arrivo in salita di Val Thorens, al termine di una frazione sensibilmente accorciata a causa delle condizioni atmosferiche avverse della giornata di ieri, ha infatti permesso ad Egan Bernal di ipotecare il successo nella classifica generale e di mettere al sicuro la maglia gialla in vista della passerella finale di domani sugli Champs Elysées di Parigi. Lo scalatore colombiano non ha accusato alcun tipo di difficoltà dopo l’impresa sul Col de l’Iseran grazie alla quale ha completamente ribaltato la Grande Boucle e ha tagliato il traguardo in compagnia del compagno di squadra e vincitore lo scorso anno Geraint Thomas, in un passaggio di consegne sottolineato anche dal corridore gallese.
Nonostante qualche perplessità sollevata nella prima settimana e una prestazione non eccezionale nella cronometro di Pau, il corridore del Team INEOS ha cominciato la propria rimonta nell’ultima tappa pirenaica completando poi l’opera sulle Alpi e dimostrandosi lo scalatore più brillante del gruppo. La conclusione anticipata della frazione di Tignes lo ha privato di un meritatissimo successo di tappa, ma il trionfo nella classifica generale è certamente una consolazione all’altezza. Dal punto di vista delle statistiche la vittoria di Bernal assume ancora maggior rilevanza: lo scalatore colombiano diventerà il quarto corridore di sempre ad aggiudicarsi maglia gialla e maglia bianca nella stessa edizione dopo Laurent Fignon, Jan Ullrich, Alberto Contador ed Andy Schleck, anche se il dato più significativo sarà un altro. Grazie ai suoi 22 anni e 163 giorni diventerà infatti il secondo più giovane vincitore nella storia del Tour de France. Il primato resta saldamente del francese Henri Cornet (trionfatore nel 1904 a 19 anni e 352 giorni), ma per trovare nel dopoguerra un corridore capace di imporsi altrettanto precocemente bisogna scomodare Felice Gimondi (22 anni e 289 giorni nel 1965).
L’aspetto più interessante riguarda invece le prospettive future. Bernal potrebbe davvero inaugurare un lungo periodo di egemonia sulle strade francesi. Margini di miglioramento inesplorati, eccezionale qualità in salita tipica dei corridori colombiani, assoluta competitività a cronometro e notevole intelligenza dal punto di vista tattico: questi gli elementi caratteristici del potenziale dominatore delle prossime stagioni. Tra gli aspetti più paradossali del successo del colombiano impossibile non ricordare la caduta che gli ha impedito di prendere parte al Giro d’Italia, obiettivo designato ad inizio stagione nella pianificazione della formazione britannica. L’infortunio di Chris Froome ha proiettato il giovane scalatore in una nuova dimensione, ma Bernal non si è lasciato sorprendere correndo in maniera accorta e dimostrando grandissima maturità nel cogliere l’occasione per ribaltare le gerarchie interne e prendersi il ruolo di capitano. Anche la lucidità mentale sarà sicuramente un aspetto importante per metabolizzare il successo e trasformarlo in un punto di partenza per il futuro.
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roberto.pozzi@oasport.it
Foto: LaPresse