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Tour de France 2019, l’umiltà di Julian Alaphilippe. La Maglia Gialla si mette a disposizione di Elia Viviani

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Il leader che si reinventa gregario. Julian Alaphilippe lo aveva già detto ieri, dopo aver indossato la maglia gialla, che nella tappa odierna avrebbe supportato Elia Viviani nella sua rincorsa verso la vittoria di tappa e così è stato. La bellezza di questo corridore sta proprio nella sua umiltà, nella stima profonda, il grande rispetto e la vera amicizia che lo lega alla sua squadra e ad ogni compagno, che tratta uno ad uno come un fratello. Julian non sente la pressione della maglia gialla, non ragiona come un leader, ma si paragona a tutti gli altri ragazzi della sua Deceuninck-Quick Step, si pone nel ruolo del gregario, e quando uno di loro vince, vince anche lui.

Lo sguardo, l’abbraccio ad Elia Viviani dopo la vittoria a Nancy, è stato il riassunto perfetto dell’equilibrio che c’è nella Deceuninck-Quick Step; nonché l’ennesima carica giusta per continuare questo percorso con grande serenità. Alaphilippe si diverte in gara, perchè, per quanto questa maglia gialla sia la soddisfazione più grande della sua giovane carriera e una responsabilità non da poco, la priorità sono i suoi compagni. Lui non si tira mai indietro, non è un leader, non è un capitano, è semplicemente Julian, un ragazzo come tanti altri. Non vuole sacrificare la squadra, non vuole obbligarli a lavorare esclusivamente per lui; vuole lasciarli liberi di giocarsi le loro chances. L’importante è farsi sempre e comunque vedere, l’importante è vincere, dimostrare il valore del “branco dei lupi”, divertirsi. Il moschettiere è così, un funambolo in bici, un mattatore dentro e fuori dalla corsa, dall’umiltà e semplicità che solo i veri campioni hanno. È un ragazzo che non vuole ancora crescere, che ha bisogno di esaltarsi, che sa sfruttare ogni singola occasione per sé e per la squadra.

Ebbene sì, è insolito vedere una maglia gialla tirare la volata al proprio sprinter. Julian si sarebbe potuto pure accontentare e rimanere lì a guardare i suoi gregari; invece no, ha voluto sfruttare al meglio le proprie doti, consapevole del fatto che sarebbe stato assai prezioso per Elia. Questo è il giusto supporto e lavoro di squadra. Come ne “I tre moschettieri” Athos, Porthos e Aramis, a cui poi si aggiunge il protagonista del romanzo, D’Artagnan, quest’oggi ci siamo trovati di fronte i tre sprinter Morkov, Richeze e Viviani, e il loro capitano Alaphilippe. Non a caso, Julian, con le sue stoccate vincenti, è il D’Artagnan del gruppo; il più astuto, il più abile. Ma che non vuole combattere da solo le sue battaglie. In fin dei conti, nel romanzo di Alexandre Dumas, la formula che i quattro amici ripetono all’unisono incrociando le spade è: “E adesso, signori, tutti per uno, uno per tutti. È il nostro motto, non è vero?”, e che impegna a un patto di solidarietà tre moschettieri al servizio del re e un ragazzo ambizioso, che sarà promosso luogotenente dopo aver superato complotti, sventato agguati, combattuto con coraggio.

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@lisa_guadagnini

Foto: Valerio Origo

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