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Tuffi, Mondiali 2019: Chiara Pellacani beffata dai tre metri, ma è l’anno zero a livello assoluto. Serve pazienza

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Da sette edizioni consecutive l‘Italia conquista almeno una medaglia ai Mondiali di tuffi, vale a dire da Montreal 2005 arrivando fino a Budapest 2017, e passando per Melbourne 2007, Roma 2009, Shanghai 2011, Barcellona 2013 e Kazan 2015. Questo periodo, però, è coinciso con il massimo splendore agonistico di Tania Cagnotto da Bolzano, classe ’85, una che già a 15 anni gareggiava alle Olimpiadi (Sydney 2000) e che l’anno dopo entrava nelle prime dieci in una finale iridata dal trampolino. Campionessa inimitabile, prima italiana a conquistare un titolo mondiale nei tuffi (dopo Dibiasi, ma tre i maschi): difficilmente ne avremo un’altra così.

RICAMBIO

Ciò detto, va accettato il ricambio generazionale che giustamente il ct Oscar Bertone sta portando avanti e implementando soprattutto in questa stagione, lo vedremo anche meglio ai prossimi Europei di Kiev con una squadra ancor più giovane. I sedicenni devono fare esperienza, passare magari da qualche delusione, prima di poter regalare soddisfazioni a livello assoluto. La dimensione attuale della squadra italiana ha come riferimento l‘Europa, non il Mondo, non v’è dubbio. Già fra un paio d’anni magari le cose saranno diverse, al momento stanno così. Entrando nello specifico, la prova di oggi dal trampolino 3 metri donne ha evidenziato che i problemi alla schiena e gli allenamenti saltati non hanno permesso a Elena Bertocchi di presentarsi nelle condizioni migliori in Corea, mentre la Chiara Pellacani di cui sopra nel titolo ha fatto sognare un risultati simil-Cagnotto alla stessa età (come detto, Fukuoka 2001) per tre/quinti di semifinale, dopo aver superato brillantemente l’eliminatoria. Chiara deve migliorare, crediamo, in molti aspetti, non ha ancora una super entrata in acqua come per esempio Bertocchi nei giorni migliori, magari anche nell’eleganza, ma eseguire bene i tuffi molto difficili. Ecco, oggi ha sbagliato quando il più ormai sembrava fatto, quando le rotazioni indietro e il triplo e mezzo avanti carpiato erano state superate, e mancavano solo il doppio e mezzo rovesciato (sempre indietro, ok, ma con posizioni di partenza diversa) e ritornato che aveva eseguito bene nell’ultima settimana tra allenamento, riscaldamento e gara. Errori che sono costati un piazzamento prestigioso nella finale di domani e la qualificazione olimpica. Peccati di gioventù, se vogliamo, più psicologici che tecnici. Continuiamo a puntare sulla prossima 17enne romana, perché rimane il nome di riferimento per i prossimi anni nel panorama tuffistico italiano.

La domanda che dobbiamo veramente porci è che fine ha fatto il Tocci di Budapest 2017, non tanto e non solo per la medaglia non confermata da un metro, ma per la grinta, la voglia, la classe vista in acqua in Ungheria anche e soprattutto dai tre metri, nonostante la beffa di un tuffo nullo in semifinale. Ecco, l’Italia deve ritrovare il vero Tocci e poi avere la pazienza di aspettare i suoi giovani talenti. Ci sono anche nomi interessanti di 11-12 anni, ma non mettiamo loro fretta, ci mancherebbe. Non sempre può nascere una Cagnotto, ma il movimento dei tuffi italiano ha dimostrato di essere ben vivo anche senza lei in gara. Certo, non a questi Mondiali di Gwangju 2019. Decisamente…

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Foto: Bonzi

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