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Wimbledon 2019: i rischi di Serena Williams, l’avanzata silenziosa di Elina Svitolina, l’incertezza del tabellone femminile

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L’ottava giornata di Wimbledon, dedicata ai quarti di finale femminili, ha lasciato alle proprie spalle un quadro fatto di rischi, sorprese riuscite ed altre sfiorate, prime volte e una generale sensazione di incertezza.

Delle favorite, il rischio più grande l’ha corso Serena Williams, in difficoltà come e più del match di secondo turno contro la slovena Kaja Juvan. La connazionale Alison Riske è riuscita a metterla in seria difficoltà, le ha tolto un set, è rientrata da uno svantaggio di 3-1 nel terzo, ma alla fine non ha potuto contenere la voglia, perché di voglia si parla, di Serena, capace di prendersi il match facendo ricorso a tutte le proprie energie residue. Da una parte, un segnale di presenza mentale notevole per la sette volte vincitrice, dall’altra un campanello d’allarme per i match successivi, perché non sempre a un calo fisico nel secondo set potrà corrispondere una reazione d’orgoglio. A verificare lo stato della minore delle sorelle Williams sarà Barbora Strycova, che a 33 anni ha raggiunto il più grande risultato della sua carriera, giocando un bel tennis e imprigionando Johanna Konta nelle tensioni sue e dell’intero Centre Court che la sosteneva. La ceca ha dimostrato di saper assorbire l’impatto con il campo più famoso del mondo, ma se si conosce la sua storia tennistica l’arrivo al penultimo atto è un premio a un’ottima carriera sull’erba, in cui ha raggiunto i quarti a Wimbledon già nel 2014 e ha raccolto due finali, entrambe perse, a Birmingham. Certamente Serena Williams è l’ostacolo più complicato che potesse capitarle, ma visto il rispettivo status mentale potremmo assistere a un match più aperto delle previsioni.

Nella parte bassa, Simona Halep doveva essere e Simona Halep è. La rumena, però, è rimasta vittima per buona parte del primo set di un’ottima Shuai Zhang: la cinese, però, non è stata in grado di tenere a bada in maniera sufficiente la solidità che da sempre contraddistingue l’ex numero 1 del mondo. Certo, Halep non è nuova a semifinali ai Championships, avendola già raggiunta cinque anni fa, ma se da una parte nel frattempo sotto i ponti sono passati la vittoria al Roland Garros, il numero 1 WTA e un notevole numero di soddisfazioni, dall’altra c’è il ricordo di una partita, quella contro la canadese Eugenie Bouchard, che non riuscì a giocarsi veramente a causa di un infortunio nel bel mezzo della contesa. Inoltre, ad affrontarla ci sarà Elina Svitolina, che sembra aver cancellato di colpo un lungo, e difficilissimo, periodo senza vittorie o quasi, partito con Indian Wells e finito sui sacri prati. Karolina Muchova gioca bene, e potrebbe essere un ottimo segnale per il futuro del tennis femminile in Repubblica Ceca, ma per adesso non è abbastanza per contrastare l’esperienza dell’ucraina. Va osservato come, peraltro, quest’ultima sia andata avanti nel silenzio quasi generale. Eppure è alla prima semifinale Slam della sua vita. In pochi le accreditano delle possibilità, ma sarebbe decisamente sbagliato sottovalutarla: anche se l’ostacolo Halep è indubbiamente complesso, quando Svitolina arriva in semifinale di un torneo spesso e volentieri sa come cambiare marcia. E se dovesse farcela, allora dall’altra parte della rete chiunque arrivi all’ultimo atto dovrebbe fare attenzione: il suo ruolino di marcia recita 13 finali vinte su 15 nel circuito WTA.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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