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Atletica, Coppa Europa 2019. Un quarto posto di qualità che fa bene a tutto il movimento azzurro. La strada è quella giusta

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Bello, come era difficile pronosticare ed immaginare.Il quarto posto dell’Italia nel Campionato Europeo per Nazionali rilancia l’Italia dell’atletica su nuove dimensioni, sconosciute nelle ultime stagioni.

È vero, all’appello mancavano i grandi nomi della Gran Bretagna ma anche in casa azzurra c’erano assenze pesanti come quelle di Gianmarco Tamberi e Federico Tortu che avrebbero portare altri punti pesanti alla causa azzurra.

Non ci si deve esaltare, vero, perché le stagioni scorse hanno insegnato che le controprestazioni sono sempre dietro l’angolo in casa italiana ma ci sono segnali inequivocabili di crescita nella mentalità e nella capacità di affrontare il nuovo evento, soprattutto da parte della linea verde che ha saputo forgiarsi attraverso i risultati ottenuti a livello giovanile e che dà l’impressione di avere ancora ampi margini di crescita.

Le punte, salvo rari casi, non hanno deluso: è vero, l’Italia ha atleti di ottima qualità in specialità dove il livello nel mondo è molto elevato ma alcuni esempi lampanti dicono chiaramente che per i podi iridati o olimpici bisogna crederci anche quando la tradizione parla altre lingue. Davide Re è l’uomo della Coppa Europa: la vittoria nei 400 e la leggendaria rimonta di ieri sulla Francia nella 4×400 lanciano l’atleta azzurro quotato in una nuova dimensione di questa specialità che lo potrebbe portare a giocarsi l’accesso in una finale mondiale e forse a qualcosa di più importante. Alle sue spalle crescono una serie di atleti che sembrano non volersi accontentare della copertina fugace conquistata con risultati estemporanei: Luminosa Bogliolo, Yeman Crippa, Marcell Jacobs, Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Eseosa Desalu, Stefano Sottile sono solo i nomi più altisonanti di un movimento che non avrà la forza dirompente di altre nazioni guida del panorama europeo ma che regge il confronto ed è già molto a confronto con le annate buie del passato neanche troppo remoto. Se si aggiunge qualche “cavallo di ritorno” su cui è giusto puntare come Marta Zenoni o Ottavia Cestonaro, tanto per fare i primi due nomi che saltano all’occhio, si iniziano a comprendere i motivi di un risultato così importante come quello ottenuto dall’Italia in Polonia e si delinea quel cambio di mentalità che tutti gli appassionati auspicavano.

Ad aumentare la soddisfazione per un’Italia vincente e sorprendente ci sono alcune prestazioni di lanciatori in specialità che hanno visto troppo spesso gli azzurri recitare il ruolo di attori non protagonisti o, peggio, semplici comparse: Fantini nel martello femminile, Faloci nel disco maschile e ci mettiamo anche Fraresso e Visca nel giavellotto hanno mostrato la capacità di essere competitivi e non lontani dai loro personali nel giorno che conta.

Ci sono state, in numero limitato per fortuna, anche prestazioni al di sotto delle attese e, salvo pochissimi casi, si è trattato di prestazioni legate a condizioni atletiche precarie di alcuni atleti che non potevano essere al meglio. 

Certo alcuni atteggiamenti fastidiosi come le risate dopo prestazioni al di sotto delle aspettative non sono del tutto scomparsi ma non si può chiedere proprio tutto. La richiesta da tifosi e appassionati, soprattutto in vista dei grandi appuntamenti, è sempre quella: evitare di regalare vacanze gratuite a chi non vuole non può garantire prestazioni all’altezza del contesto, mondiale o europeo che sia per regalare piaceri a società amiche o ingraziarsi corpi militari il cui compito (di entrambe) fondamentale è permettere agli atleti di svolgere l’attività di alto livello senza però doversi aspettare inutili convocazioni in cambio. La strada intrapresa sembra quella giusta: speriamo di non dover assistere a retromarce deleterie per il movimento.

 

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