Beach Volley

Beach volley, Europeo 2019 Mosca. Italia: altri due quinti posti ma stavolta il rammarico c’è

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Tre quinti posti al Mondiale, due quinti posti e un nono con una valanga di sfortuna all’Europeo: chi parla di stagione negativa forse ha dimenticato cosa succedeva all’Italbeach prima del 2010, quando un ottavo di finale in un torneo importante era salutato dal mondo del beach volley azzurro come un risultato straordinario.

Certo, nell’ultimo lustro gente come Daniele Lupo e Paolo Nicolai ha abituato bene i tifosi azzurri con tre titoli continentali, top 4 di Grand Slam e via dicendo e la mancanza del podio in stagione si sente per la coppia azzurra ma il bilancio non può certo essere considerato negativo. La coppia numero uno in Italia è nelle prime otto del Mondo e nelle prime otto d’Europa e non è poco per due ragazzi che devono costantemente lottare (è accaduto in ogni stagione dal 2014 a oggi, esclusa quella meravigliosa di Rio 2016) con problemi fisici che si presentano sistematicamente tra marzo e giugno, nel momento clou della preparazione ai grandi eventi. Anche quest’anno Lupo/Nicolai non si sono fatti mancare nulla e comunque in un mese hanno ottenuto i suddetti quinti posti e una quarta piazza prestigiosa al Major Series di Gstaad.

A Mosca, però, un pizzico di rammarico c’è per quel quarto di finale perso contro Semenov e Leshukov, poi finalisti sconfitti dagli schiacciasassi scandinavi Mol e Sorum. Vincendo quella partita Lupo/Nicolai probabilmente si sarebbero assicurati un posto in finale, perche Ermacora/Pristauz di miracoli ne avevano già fatti abbastanza e si è visto in semifinale. Una sfida, quella con i russi, che ha evidenziato i limiti attuali di Lupo e Nicolai non particolarmente efficaci al servizio e quindi in fase punto contro coppie che hanno l’antidoto per il muro letate di Nicolai e non sempre precisi in ricezione contro una delle squadre, bisogna dirlo, che batte meglio nel circuito. Aspetti su cui lavorare in vista del Gran Finale di Roma e di una qualificazione olimpica che non dovrebbe essere in dubbio ma che è ancora tutta da conquistare.

In una stagione in altalena, Marta Menegatti e Viktoria Orsi Toth hanno scelto le due occasioni più importanti per fornire sul campo la loro migliore versione. Prima i quarti di finale al Mondiale con sconfitta, netta, contro le future campionesse iridate canadesi e poi i quarti di finale europei e anche qui la sconfitta lascia dietro di sè una scia di rammarico. Bisogna dire che i ritiri di due top team come Hermannova/Slukova e Makroguzova/Kholomina (che avrebbero incrociato la strada delle azzurre) ha favorito il cammino di Menegatti/Orsi Toth che però hanno saputo sfruttare l’occasione e raggiungere la top 8. Il livello delle italiane, in questo momento, però, è questo: un paio di gradini sotto ai top team mondiali che, si è visto, non sono di casa in Europa e un gradino sotto alle coppie di seconda fascia come Elsa/Liliana che hanno battuto le azzurre prima di cedere in semifinale alle campionesse Graudina/Kravcenoka, coppia di buon livello ma che finora non era mai salita su un podio internazionale se non a livello giovanile. Anche qui ci sono molti aspetti su cui lavorare ma il tempo stringe e la qualificazione a Tokyo è tutt’altro che scontata.

Rossi e Carambula escono con le ossa rotte, nel vero senso della parola, dall’Europeo. Adrian Carambula sta litigando da mesi con le sue vertebre e i suoi muscoli che non vogliono saperne di stare al loro posto e gli provocano dolori a volte insopportabili. A Mosca la coppia azzurra avrebbe potuto avere la strada spianata quantomeno verso la semifinale e avrebbe suggellato una stagione fin qui molto positiva: secondo posto a Sydney, quarto a Xiamen, quinto al Mondiale. Il nono posto dell’Europeo anche in questo caso porta con sè rammarico ma, se la sfortuna li lascerà in pace, gli azzurri allenati da Solustri potranno provare a staccare la carta per Tokyo.

Ad Abbiati e Andreatta deve per forza andare l’applauso più grande perchè non è facile affrontare un percorso come il loro da team privato, presentarsi in un torneo dove c’è praticamente il meglio del panorama mondiale e giocare tre partite alla pari con avversari che avrebbero dovuto sbranarli se si teneva conto della carta. Nella scia di rammarico moderato che lascia dietro di sè questo Europeo azzurro c’è anche il rimpianto di non averli visti vincere almeno una delle tre partite perse 15-13 al tie break ed essere protagonisti nella fase ad eliminazione diretta. Ci riproveranno, si spera, perchè come recita un famoso jingle di una radio nazionale: la passione si sente.

 

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